La stanza centrale è l’origine (lo spazio
GAM consta di tre grandi sale) e da una frase a parete scritta col blu, “
Prendevo la luce e la fatica di salire e scendere per il paese come una benedizione”, deposta poi su uno dei due libri stampati in unica copia esposti su una teca - genesi d’amore di una lingua femminile e maschile,
La madre e
Perla - e dalla
Madre, una tela, s’espande un vortice che dà la vita.

Dal nucleo mi estendo verso l’ingresso con due quadri e una lunga parete dipinta di viola di
Marte e un video. I due dipinti mostrano scene ‘pastorali’, sono luoghi dove l’uomo e la natura si mostrano grandi. Nella parete di ‘
Marte’ alcuni fogli esibiscono i cosiddetti
Esercizi spirituali, opere su carta, pencolante, che, curiosamente, mi hanno richiesto pazienza, riflessione profonda e impegno straordinari, una pratica dell’inquietudine che non coincide con un lasciarsi andare: da qui la fatica immensa, e l’attenzione.
Intorno fuochi d’artificio si esauriscono e sbocciano di colore, muti.

La terza sala, la più grande, è uno svolazzo di disegni. Sono grandi disegni blu e carminio, obliqui, sotto gli archi. E il disegno, meglio della pittura, come
medium è metafora e non smette mai di cominciare.
Sono, questi, pezzi d’amore nel cosmo, sono nuovi sempre, c’è la tendenza a non voler finire. Una
Bocca, o scultura vitale, e la
Musa, una
bodybuilder, chiudono la mostra, anzi l’ampliano, sbocciano, visto che se la
Bocca è una struttura, scultura vitale e soglia che indica i luoghi dello sconfinamento, la
Musa mette in atto un processo di autotrasformazione del soggetto che fa rivivere le pratiche ascetiche (non religiose) dell’esercizio: può infatti aumentare le forze spontanee che danno all’individuo la possibilità d’essere se stesso.
In breve, col tempo (c’è voluto tempo, molto, una vita intera quasi) ho imparato a muovermi a raggiera su più fronti, quotidianamente esercito questo movimento programmatico, questo allenamento, ed è come avessi deposto sperma, incubato pensieri, immagini, alcuni sono riuscito a spiegarli altri ancora stanno lì, nel cosmo in attesa, basta un soffio per procedere e concepire la lotta della nascita, un soffio intero, d’una vita, ed è anche per questo che mai mi definirò pittore, mai una definizione può formare la mia curiosità se non e solo:
ingegnere.
Francesco Lauretta, 11/11/2013
Francesco Lauretta
Esercizi di Equilibrio
GAM Palermo
Dal 6 dicembre 2013