È già noto nel mondo della Storia dell’arte che lunedì scorso è venuta a mancare Gioia Mori, la principale studiosa italiana della iconica pittrice Tamara de Lempicka, oltre che grande studiosa di Rinascimento, Barocco, Moda e Costume. In questi giorni il profilo professionale non solo storico-artistico di Gioia Mori è stato ripercorso da Ansa, la Repubblica, Finestre sull’Arte, Exbart, Artribune, Art e Dossier, La Voce di New York, Lokkio. Per ironia della sorte Gioia ci ha lasciato mentre è in corso la mostra da lei curata proprio su Tamara de Lempicka al Fine Art Museum di San Francisco (California) e che a breve arriverà al Museum of Fine Arts di Houston (Texas).

G. Mori aveva iniziato a lavorare su questa mostra sin dall’estate del 2023, quando aveva scoperto di avere una gravissima malattia e si era già sottoposta ad un primo ciclo di cure pesanti. Nonostante fosse preoccupata dal male che l’aveva colpita, non aveva voluto venire meno agli accordi che si erano sviluppati con le istituzioni museali negli anni precedenti per organizzare la prima mostra di Tamara in America. Pertanto si era rimboccata le maniche e aveva cominciato a scrivere ai prestatori delle opere da portare in mostra, adoperandosi con scrupolosità per mettere su il catalogo, consegnato poi puntualmente prima dell’inizio delle esposizioni programmate.
Con Gioia ci conoscevamo e frequentavamo dal 2018. Due estati addietro, dopo avermi rivelato l’infausto esito degli accertamenti ospedalieri a cui si era sottoposta, mi adoperai per starle vicino, ancora di più rispetto al nostro consueto rapporto amicale che ci vedeva in contatto almeno due volte al mese. Pertanto settimanalmente ci sentivamo al telefono, trascorrendo almeno un’ora in amabili conversazioni sulla storia dell’arte, su qualche amico in comune e sugli eventi di rilievo che segnavano la cronaca in genere. Per tirarle su il morale spesso la pungolavo per farmi raccontare qualche aneddoto della sua vita privata e delle sue frequentazioni con Maurizio Calvesi, Fabrizio Clerici o Renato Guttuso e altri personaggi noti, di cui aveva goduto stima e amicizia. Indimenticabili le sue risate a cuore aperto, che mi rinfrancavano, per averle dato un momento di spensieratezza. Gioia era finemente intelligente, molto colta e raffinata e spesso finiva per essere la mia coperta di Linus, oltre che mentore e critico in anteprima dei miei lavori sui documenti d’archivio.
È stata una maestra di vita e di studi di storia dell’arte, l’ho molto apprezzata per il rigore con cui si è sempre approcciata ai suoi lavori sulla pittura rinascimentale, su quella barocca, sino a quella contemporanea che in anteprima mi portava a conoscenza. Non ho ancora in mano il catalogo della mostra su Tamara de Lempicka dove diceva di avermi ricordato. Non ho fatto in tempo a raggiungerla nella sua abitazione dove mi aspettava “per consegnarmi il regalo”. Saremmo dovuti andare a San Francisco insieme, mi aveva chiesto di accompagnarla, le avevo detto che in primavera sarei stato più disponibile perché a ottobre scorso non potevo. Purtroppo, un po' prima di quanto pensavo, lunedì scorso si è concluso con Gioia un paragrafo della mia vita. Ti voglio bene e ti ricorderò per sempre, cara amica mia.
I funerali domani alle 11,00 presso laChiesa di San Giovanni dei Fiorentini a Roma.
Roma, lì 22 gennaio 2024
Renato Di Tomasi