Nato il 10 luglio 1935 a Vimercate, in provincia di Milano,
Bonalumi tenne la sua prima personale nel 1956, poco più che ventenne, nel periodo in cui cominciò a frequentare
l’atelier milanese di Enrico Baj; ma la prima data chiave per lui (e si può ben dire per l’arte milanese del dopoguerra) fu il 1958, con la mostra alla Galleria Pater che vide riuniti assieme per la prima volta
Bonalumi, Enrico Castellani e Piero Manzoni, suoi compagni di strada (accanto a
Lucio Fontana) nelle più significative sperimentazioni artistiche che caratterizzarono la scena milanese di quei fervidi decenni.
In reazione alle magmatiche tendenze dell’I
nformale, la loro estetica (che per poco meno di un anno, fra il 1959 e il 1960, trovò un luogo di riflessione teorica nella
rivista Azimuth e uno spazio espositivo nella quasi omonima galleria
Azimut) perseguì il
superamento della pittura in direzione oggettuale, concentrandosi su un’
originale ripensamento del rapporto tra spazio, luce, colore e forma in una chiave limpidamente razionale e minimale. Essi condivisero una marcata
predilezione per il monocromo e una vocazione alla “scandalosa”
estensione tridimensionale dello spazio canonico del quadro attraverso supporti di legno a metallo che, posti dietro la tela,
ne estroflettevano la superficie: soluzioni che tendevano energicamente e provocatoriamente la fisicità del “quadro” in senso plastico, spingendolo verso una sorta di luogo franco e ancora inesplorato tra la pittura e la scultura.
Un’altra tappa fondamentale nella carriera di
Bonalumi fu, nel 1965, l’incrocio felice che lo vide esporre in una personale alla
galleria milanese di Arturo Schwarz, accompagnata in catalogo da una presentazione di
Gillo Dorfles, il critico che ne seguì da vicino tutta l’attività, supportandone le ricerche formali sul fronte teorico. L’anno successivo ebbe inizio la lunga collaborazione con la
Galleria del Naviglio, cui si deve nel 1973 la pubblicazione di una monografia curata dallo stesso Dorfles. Pure al 1966 risale il primo invito alla Biennale di Venezia, alla quale fu presente anche nel 1970, con una sala personale, e nuovamente nel 1986.
Bonalumi è stato presente con le sue opere anche alla Biennale di San Paolo del Brasile del 1966 e alla Biennale di Parigi del 1968.

Nel 1980 gli fu dedicata un'ampia personale a Palazzo Te di Mantova, a cura di Flavio Caroli e Gillo Dorfles. Nel 2001 L'Accademia Nazionale di San Luca gli conferì il “Premio Presidente della Repubblica”, inaugurando contemporaneamente una retrospettiva accompagnata da una monografia a cura di
Achille Perilli. Tra le personali più recenti si possono ancora ricordare quella del 2003 all’Institut Matildenhohe di Darmstadt, e del 2011 al Museum of Modern Art di Mosca.
Bonalumi svolse anche una significativa attività legata al teatro musicale, realizzando le scene e i costumi per i balletti “
Partita”, su musica di
Goffredo Petrassi (1970, Teatro Romano di Verona), e “
Rot”, su musica di
Domenico Guaccero e coreografia di
Amedeo Amodio (1972, Teatro dell'Opera di Roma). Da ricordare, infine, anche la sua non occasionale produzione poetica, con una serie di raccolte pubblicate tra il 2000 e il 2010.
Luca Bortolotti, 20/09/2013
Didascalie immagini:
1. Agostino Bonalumi, Copyright © 2008 Archivio Bonalumi S.r.L. - Tutti i diritti sono riservati
2. Agostino Bonalumi, Copyright © 2008 Archivio Bonalumi S.r.L. - Tutti i diritti sono riservati