Il fenomeno
Azimut/h esplose dirompente e fulmineo a Milano in pieno boom economico, e si consumò tra il settembre del 1959 e il luglio del 1960. Azimut/h fu un’esperienza di sperimentazione radicale, alimentata dai suoi legami e dal serrato dialogo con alcuni dei maggiori protagonisti della scena artistica internazionale. Azimut galleria e Azimuth rivista intesero promuovre una
“nuova concezione artistica” (per dirla col titolo sia della seconda edizione della rivista, sia della più significativa esposizione collettiva ospitata dalla galleria) innervata da una dialettica - ambigua e conflittuale, ma potentemente creativa - fra
“continuità e nuovo” (titolo di un celebre scritto di Castellani pubblicato su Azimuth).
Oltre ai lavori di
Manzoni e Castellani, la mostra veneziana presenta opere di artisti che ebbero chiare relazioni e furono tangenti alla galassia-Azimut/h sotto il profilo della poetica e delle ricerche visive: fra gli altri,
Lucio Fontana, Alberto Burri, Jasper Johns, Robert Rauschenberg, Yves Klein, Jean Tinguely, Heinz Mack, Otto Piene e Günther Uecker.
La rassegna è imperniata su un semplice filo conduttore filologico, costituito dalla provenienza di ciascuna delle opere esposte dalla galleria o dalla rivista, oppure dall’orbita dei più stretti contatti artistici intrecciati dall’una e dall’altra: ciò che consente ai visitatori di entrare in contatto con pressoché tutti i principali protagonisti dell’avanguardia concettuale dell’epoca, con una speciale attenzione al movimento
New-Dada, che fu promosso da Azimuth in anticipo rispetto alla più ampia attenzione della critica.

L’adeguata rappresentazione in mostra di questa articolata congiuntura storico-artistica è stata resa possibile dalla collaborazione della
Fondazioni intitolate a Piero Manzoni ed Enrico Castellani e di archivi e fondazioni degli artisti principali che hanno ruotato intorno ad Azimuth, nonché dalla partecipazione al progetto di importanti istituzioni museali quali il Louisiana Museum of Modern Art, l’Herning Museum of Contemporary Art (entrambi in Danimarca), e il Philadelphia Museum of Art.
La mostra si articola lungo sei ambienti e ogni opera esposta riveste una valenza esemplare di una circostanza o di una tendenza rilevanti nella ricostruzione della storia di Azimut/h, dei suoi legami e della sua influenza, permettendone una lettura complessiva e secondo molteplici punti di vista, grazie anche al supporto di una ricca selezione di documenti spesso inediti.
L’apertura del percorso espositivo è doverosamente riservata ai due capiscuola, le cui opere vengono accostate a quelle di coloro che possono esserne considerati i principali compagni di strada:
Lucio Fontana e Alberto Burri, gli americani Jasper Johns and Robert Rauschenberg e gli amici Yves Klein e Jean Tinguely. Segue una sala riservata alle opere di Castellani e Manzoni che incarnano la fase germinale della loro nuova concezione artistica e, a seguire, un’altra con opere di artisti italiani e internazionale la cui attività fu chiaramente in relazione con Azimut/h, come
Agostino Bonalumi, Dadamaino, Gianni Colombo, Heinz Mack, Otto Piene e Günther Uecker.
Una speciale attenzione viene riservata agli “oggetti-contenitori” di Manzoni, con opere particolarmente celebrate e discusse come le
Linee o
Merda d’artista in dialogo con lavori comparabili per ispirazione di
Jasper Johns e Mimmo Rotella. Un progetto multimediale, infine, mette in condizione i visitatori di accedere alla realtà di Azimuth attraverso essenziali materiali di studio, come fotografie, documentari e film d’epoca.

La mostra
AZIMUT/H. Continuità e nuovo rientra in un progetto più ampio che attraverso una serie di rassegne intende mettere a fuoco la scena artistica d’avanguardia del secondo dopoguerra, la cui tappa successiva è costituita dalla mostra
ZERO: Countdown to Tomorrow, 1950s-60s, dedicata al gruppo tedesco Zero (1957-66), che prende avvio il 10 ottobre 2014 al Solomon R. Guggenheim Museum di New York per la cura di Valerie Hillings.
Accompagna l’esposizione veneziana un ampio studio monografico, edito da Marsilio in doppia edizione italiana e inglese. Il volume, di oltre 600 pagine, presenta le ricerche sviluppate per la mostra e una serie di letture trasversali con saggi del curatore Luca Massimo Barbero, Francesca Pola, Flaminio Gualdoni, Federico Sardella e Antoon Melissen.
03/10/2014
AZIMUT/H. Continuity and Newness
A cura di Luca Massimo Barbero
20 settembre 2014 – 19 gennaio 2015
Peggy Guggenheim Collection, Venezia
Didascalie immagini:
1. Enrico Castellani, Senza titolo, 1959
Acrilico su tela, 120 x 100 x 8 cm
Collezione privata, Milano © Enrico Castellani, by SIAE 2014
2. Piero Manzoni, Achrome, 1962 c.
Pacco in carta da imballo, 70 x 85 cm
Collezione privata, courtesy FondazionePiero Manzoni, Milano
© Fondazione Piero Manzoni, Milano, by SIAE 2014
3. Enrico Castellani, Superficie bianca, 1959
Acrilico su tela, 114 x 146 cm
Collezione Maria Teresa Venturini Fendi
© Enrico Castellani, by SIAE 2014