Di Giovanni Cardone Giugno 2021
Fino al 19 Settembre si potrà ammirare al Museo di Capodimonte- Napoli
la mostra di Diego Cibelli ‘L’Arte di Danzare Assieme’ a cura di Angela Tecce e Sylvain Bellenger, è inserita nel ciclo di mostre-focus “Incontri sensibili” in cui artisti contemporanei dialogano con la collezione storica del Museo di Capodimonte.
L'esposizione è frutto della collaborazione istituzionale con la Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee-Museo Madre ed è inserita tra le iniziative nazionali di “Buongiorno Ceramica” organizzate dall'AICC-Associazione Italiana Città della Ceramica, cui partecipa anche il Comune di Napoli. Come dice Diego Cibelli : “Tre concetti chiave guidano il mio lavoro: incontro, relazione e dialogo. Vorrei esplorare il modo in cui le persone possono creare una connessione con il paesaggio che le circonda e come questa connessione ispiri il flusso della Storia. Mi interessa dare agli oggetti un valore antropologico e capire la relazione che creano con la Storia”. Nel visitare questa mostra mi sono immerso nella storia di una città, Napoli che da secoli porta avanti la tradizione della ceramica mi sono rivisto nelle opere di Cibelli artista raffinato che è riuscito ha dialogare con la collezione museale di Capodimonte. Possiamo dire che la sobrietà delle opere, pur ispirata da una molteplicità di fonti figurative, dimostra quanto Cibelli sia interessato agli aspetti concettuali dell'abitare. Il suo ‘incontro’ con il passato inventa uno spazio, un ambiente che coinvolge le sue particolari installazioni contemporanee.La sensibilità artistica di Cibelli e la sua ricerca volta ad indagare l'insieme delle relazioni tra uomo e paesaggio attiva una serie di referenze culturali e visive, di grande impatto e di assoluta raffinatezza. Cibelli affronta l' incontro sensibile con le collezioni di Capodimonte partendo dallo studio 'devoto' delle stampe della ricchissima collezione del conte trentino Carlo Firmian, conservate nel Gabinetto Disegni e Stampe del museo e dalla conoscenza dell'antica arte della porcellana. Da esse trae ispirazione per creare le sue opere, realizzate proprio per questa mostra, utilizzando tecniche diverse. Cibelli cattura il reticolo visivo delle stampe che intreccia e sovrappone senza sosta trasformandolo in un 'basso continuo' che fa da sfondo a tutte le opere. Nasce così l'idea di un parato che riveste la sala espositiva e cattura il visitatore in una dimensione avvolgente. Una composizione nuova che richiama la tecnica del restauro a 'pastiche', esito di un gioco di sovrapposizioni di immagini digitali modificate e catturate nei giorni trascorsi nel Gabinetto Disegni e Stampe di Capodimonte e negli archivi della Biblioteca Nazionale di Napoli.Le collezioni ceramiche del Museo e di Capodimonte, sono state composte dalle più importanti manifatture europee, spesso giunte a Napoli da tutto il mondo.
Verso la metà del ?700, Napoli, splendida capitale del regno borbonico e terza capitale europea, conosce un periodo di grandi primati, divenendo terza città industriale d’Italia. In questo fervido scenario s’inserisce la Real Fabbrica della Porcellana, fondata nel 1743 dal re Carlo III di Borbone e sua moglie Maria Amalia di Sassonia. L’edificio, ubicato nell’omonimo bosco ai confini della Reggia di Capodimonte, è ricavato dal riadattamento dei locali destinati a ricovero della Guardia Maggiore ed è realizzato dall’architetto napoletano Ferdinando Sanfelice, col fine di creare a Napoli l’equivalente della manifattura tedesca di Meissen. Tra i primi celebri addetti ci sono: il chimico Livio Schepers e il decoratore Giovanni Caselli. Purtroppo nel 1759, per ragioni dinastiche, Carlo si reca in Spagna e porta con sé gran parte dei materiali e delle maestranze, ma vedrà deluse le proprie aspettative artistiche. Nel 1771 il figlio e successore Ferdinando IV fonda la Real Fabbrica Ferdinandea con sede prima nella Reggia di Portici, poi a Napoli nel 1773, applicando i più moderni criteri organizzativi. Il suo marchio sarà “FRM” sormontato da una corona, poi da una “N” incoronata. In seguito alla dominazione francese, nel 1806, le vicissitudini politiche portano alla chiusura della Fabbrica. Comunque, le numerose maestranze, consce dell’importante tradizione da tramandare e della propria formazione professionale decidono di continuare quest’arte antica del settimo fuoco. Da fine Ottocento fabbriche artigianali come Mollica, Visconti ed altre che portano avanti la tradizione. Dopo il doveroso tuffo nella genesi storica, poniamo l’attenzione su altri elementi. Il primo punto da evidenziare è la qualità insuperabile della pasta, data dall’assenza del caolino è difficile da modellare, non presente in Italia, sostituito dalla combinazione di varie argille provenienti dal Sud Italia, in particolare dalla Calabria e precisamente dai centri di Fuscaldo e Pargheria. Questo prodotto partenopeo di notevole qualità è chiamato a pasta morbida e ha caratteristiche peculiari uniche tenerezza, splendido colore bianco-latteo, grana finissima, traslucida; inoltre, la vernice di copertura dall’inconfondibile effetto vitreo, uso di colori vellutati e l’esecuzione a punta di pennello specifica del Caselli. Elementi che concorrono a creare un’armonizzazione innegabile di forme e di colori rispetto a quella più celebre francese e nordeuropea. A confronto di queste ultime conquistiamo l’eleganza delle forme, la raffinatezza degli effetti pittorici, l’originalità dei decori. Inoltre, le nostre porcellane hanno come contrassegno il giglio borbonico azzurro. Si deve mettere ancora in luce che la tradizione Ferdinandea, superiore rispetto a quella paterna, con cui spesso viene confusa, si configura come una vera e propria Scuola d’arte. Essa ha formato un’intera generazione di artisti che non solo ha presentato tecniche nuove, ma potenziato un settore come quello presepiale, altra eccellenza mondiale. Perciò, diventa indispensabile pretendere maggiore visibilità e fondi da destinare a qualcosa che, per atto di nascita, si pone in linea di continuità con il glorioso passato. Stiamo parlando dell’Istituto “Giovanni Caselli”.Nato nel 1961 con decreto del Presidente della Repubblica, allo scopo di “continuare l’antica tradizione artigianale, ma anche di ideare e sperimentare innovazioni nel settore”, il ‘Giovanni Caselli’ rappresenta la Scuola di Ceramica di Capodimonte, ubicata nel medesimo antico edificio voluto da re Carlo III, l’unica a formare tecnici ceramisti. In conclusione, l’intera comunità deve concorrere ad una diffusa strategia promozionale, volta ad incrementare l’attenzione anche internazionale su questo tesoro che può costituire un valido attrattore turistico e contribuire a far conoscere edapprezzare il design e il marchio dell’Arte delle Porcellane di Capodimonte. Con questa mostra si vuole dimostrare che l’arte della porcellana di Capodimonte, questo c’è lo esprime in pieno Diego Cibelli è ancora viva e bisogna difenderla dato che questa prestigiosa arte è unica e geniale e fa parte pieno titolo della tradizione artigianale partenopea. Nelle sue opere si denota il dialogo attraverso i vasi realizzati per questa mostra, è questo lo si evince da un lato con la fomosa serie 'Mascagni', detta così perché ispirata al volume ‘Anatomiae Universae’ del 1823 di Paolo Mascagni (1755-1815) composto da quarantaquattro carte di tavole anatomiche a colori esposto in sala grazie alla gentile concessione del MUSA Museo Anatomico dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”, vasi dalle silhouettes fantasiose con lunghi bracci che ne amplificano la tridimensionalità, in un'ideale corrispondenza tra l'opera e il corpo umano con i suoi 'vasi' sanguigni, venosi e arteriosi, che si diramano sempre più sottili. Dall'altro una serie di vasi ispirati alle stampe Firmian, 20mila incisioni dall'enorme valore storico-artistico riunite in 227 volumi con le legature originali in cuoio marocchino conservate nel Gabinetto Disegni e Stampe di Capodimonte, e al volume ‘Le Antichità di Ercolano Esposte del 1757’ della Biblioteca nazionale di Napoli “Vittorio Emanuele III”. Quest'ultimo è un volume di incisioni di alta qualità con testi di accompagnamento dei reperti provenienti da tutti gli scavi intrapresi dai Borboni nel Golfo di Napoli tra Pompei, Stabia ed Ercolano.Questa serie di vasi di Cibelli presenta sulla superficie i segni grafici delle stampe da lui studiate, moduli capaci di riprodursi all'infinito, nel continuo rimando visivo tra le opere esposte. I vasi sono, allo stesso tempo, opere e supporto di altre opere: grazie ad alcune fessure laterali si trasformano in metaforici leggii per sostenere lastre in rame raffiguranti sempre le stampe Firmian e altre suggestive illustrazioni come ‘L’uomo galleggiante’ di Oronzio De Bernardi, incise nella Stamperia Reale fondata da Carlo di Borbone nel 1748 per far fronte alle necessità proprie dell'apparato politico amministrativo del nuovo Regno. Tra le finalità predominanti della Stamperia c'era quella di provvedere alla “pubblicazione della grande opera di Ercolano con i suoi papiri". Per la corte di Napoli, da poco insediatosi, le scoperte di Ercolano rappresentavano un progetto politico ed editoriale insieme, e per intraprendere un'iniziativa così ambiziosa fu istituita la Reale Accademia Ercolanese. In mostra si possono ammirare anche i sei dipinti di Carlo Saraceni (Venezia 1578/83 – 1620) della Collezione Farnese, ispirati alle “Metamorfosi di Ovidio” da cui sono tratti i miti rappresentati ovvero, Volo di Icaro, Caduta di Icaro, Seppellimento di Icaro, Ratto di Ganimede, Salmace ed Ermafrodito e Arianna abbandonata da Teseo sull’isola di Nasso (1605-1608 circa). I dipinti, eseguiti a olio su rame, si caratterizzano per l’utilizzo di una composizione asimmetrica e per la luminosa fusione atmosferica. Il loro dialogo con le altre opere esposte passa attraverso i concetti di trasformazione, cambiamento in cui appare emblematica la vicenda di Dedalo e la fuga di Icaro che obbliga anche il visitatore a richiamare un rapporto labirintico con l'altro. Infine un video che ci documenta la ricerca che Cibelli ha compiuto nel Gabinetto Disegni e Stampe del Museo di Capodimonte per studiare le stampe Firmian da cui ha tratto ispirazione per la realizzazione del parato e le giornate di studio presso il Museo Anatomico dell'Università degli studi della Campania “Luigi Vanvitelli”.
Diego Cibelli vive e lavora tra Napoli e Berlino.Si è laureato a Berlino presso la Weissensee Kunstochschule Berlin (2012) con una tesi in geografia umanistica. I lavori di Cibelli si propongono di evidenziare la relazione tra l'uomo e l'ambiente. I suoi studi continuano nell’ambito del Design. Laureato ad Aversa alla facoltà di Architettura nel 2017. Durante la sua ricerca presso il Dipartimento di Design, Diego Cibelli si è concentrato sul medium installativo come strumento di indagine sui diversi aspetti dell’abitare, identificando una rilevante dimensione culturale nella funzione stessa del risiedere in un luogo. Con la messa in moto di una serie di referenze culturali e visive, Cibelli costruisce scenari che guidano a loro volta il disegno progettuale delle installazioni. Ogni scenario, inteso come insieme di relazioni immateriali e materiali tra uomo e paesaggio, è concepito come un habitat e composto da più oggetti, prodotti nella materia vivente della porcellana e della ceramica, ed organizzate in una dimensione narrativa. Il suo lavoro è stato esposto in varie occasioni in Italia e all’estero: al Kunsterhaus bethanien Berlin, alla Galleria Atelier 35 di Bucarest, al MSU Museo d’Arte contemporanea di Zagabria, al Izolyatsia Foundation, all’Istituto di cultura italiano a Buenos Aires. Ha preso parte a numerose residenze per artisti e tenuto diversi workshops. Oltre alla mostra al Museo e Real Bosco di Capodimonte, Diego Cibelli ha in corso altre due personali nella città di Napoli: Gates all'Istituto ad indirizzo raro 'Caselli' (13 maggio-30 giugno 2021) e Feed me with domestic stuff presso Made in Cloister (prorogata fino a settembre 2021). Sta lavorando a una prossima esposizione a Rotterdam.
Museo di Capodimonte – Napoli
Diego Cibelli L’Arte del Danzare Assieme
Dal 13 Maggio al 19 Settembre 2021
Dal Lunedì alla domenica- dalle 8.30 alle 19.30