Giovanni Cardone Novembre 2022
Fino al 12 Marzo 2023 si potrà ammirare al Museo MAXXI di Roma la mostra Pier Paolo Pasolini Tutto è santo. Il Corpo Politico a cura di Hou Hanru, Bartolomeo Pietromarchi e Giulia Ferracci. Il MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, l’Azienda Speciale Palaexpo di Roma e le Gallerie Nazionali di Arte Antica celebrano la figura del poeta con un grande progetto espositivo coordinato e condiviso nelle rispettive sedi museali. La scelta del titolo, Pier Paolo Pasolini. Tutto è santo, si ispira alla frase pronunciata dal saggio Chirone nel film Medea del 1969, che evoca la misteriosa sacralità del mondo del sottoproletariato, arcaico e religioso, in netto conflitto con gli eroi di un mondo razionale, laico e borghese. Ogni museo ha declinato il titolo-tema approfondendolo secondo percorsi diversi: il corpo poetico al Palaexpo, il corpo veggente a Palazzo Barberini e il corpo politico al MAXXI, dove le voci di 19 artisti contemporanei evocano l’impegno politico di Pasolini, profeta a cui molte generazioni hanno guardato per tracciare le linee guida della loro ricerca. Come afferma Giovanna Melandri, Presidente Fondazione MAXXI: “Pasolini continua a essere un magnete inesauribile. Scavando nel suo pensiero, nelle sue opere letterarie e cinematografiche, le ispirazioni, gli interrogativi e le illuminazioni sono infiniti, e questa mostra ne è una testimonianza viva. Al MAXXI si conclude il progetto espositivo pensato oltre un anno fa con Cesare Pietroiusti, allora Presidente di Palaexpo, Flaminia Gennari Santori e i “nostri” Hou Hanru, Bartolomeo Pietromarchi e Giulia Ferracci. Ed è molto bello omaggiare il grande intellettuale nel centenario della sua nascita con un progetto condiviso, frutto di una generosa collaborazione interistituzionale. Ringrazio tutto il comitato scientifico, che per oltre un anno ha lavorato con passione alle tre mostre. Al MAXXI le opere di 19 artisti contemporanei rievocano l’impegno politico di Pasolini. In un continuo parallelo tra passato e presente, analizzano le trasformazioni sociali e politiche che solo la mente, il cuore e gli occhi di Pasolini potevano cogliere appieno. Bisogna attingerne a piene mani. Oggi più che mai”. Sono esposti i oltre 200 documenti tra cui articoli e dattiloscritti originali, interviste audio e video, la sua agenda personale, fotografie tra cui gli straordinari e intensi ritratti di Dino Pedriali, che risalgono tutti al suo attimo periodo di attività. In particolare, l’attenzione è rivolta al 1975, anno in cui Pasolini è particolarmente attivo: conferenze, interviste, presenze televisive, articoli sui giornali e le riviste più importanti e autorevoli del tempo (tra cui Il Corriere della Sera, Il Mondo, Epoca, La Stampa Tutto libri, i periodici Tempo e Gente e molti altri) caratterizzati tutti dalla sua abituale carica polemica e accusa provocatoria. I suoi interventi toccano temi scottanti e attuali come l’aborto, l’omosessualità, gli abusi del potere, la distruzione della tradizione e dell’identità italiana effetto dell’affermazione incontrastata della cultura di massa. Nel percorso di mostra anche la voce della cugina e filologa Graziella Chiarcossi che in otto punti audio accompagna il visitatore in una lettura profonda e autentica del poeta. In una mia ricerca storiografica e scientifica sulla figura di Pier Paolo Pasolini e la concezione della Politica apro il saggio dicendo :  Per Pasolini tutte le ideologie non valgono niente perché la forza morale perde la sua forza, il suo influsso e non vale niente, non può affrontare quella dottrina fascista, dottrina della morte. Pasolini fa una divisione e la nomina, si può dire, in un modo poetico o filosofico, e così abbiamo due tipi del fascismo: 1. fascismo pazzesco (arcaico, archeologico, vecchio) 2. fascismo “normale” (vero, società dei consumi) Questa distinzione si basa sul modo in cui si manifesta il fascismo. Il primo tipo si manifesta in modo pazzesco e ridicolo e per combattere contro questo tipo non bisogna essere molto forte.
Per il secondo tipo Pasolini dice che “(o)ccorre essere fortissimi per affrontare il fascismo come normalità, come codificazione, direi allegra, mondana, socialmente eletta, del fondo brutalmente egoista di una società.” La manifestazione dove il fascismo è visto come un ribellione contro la società atroce Pasolini vede qualcosa onesto e nobile perché questo tipo vuole il cambiamento e vuole combattere per lui. Il secondo tipo del fascismo è “sedimento morale, complicità con la manipolazione artificiale delle idee con cui il neocapitalismo sta formando il suo nuovo potere.” Analizzando la “Strage di Brescia”, Pasolini ha concluso che questo tipo di fascismo non è quello che si basa su Dio, Patria o Famiglia, sulla tradizione ecc., cioè sul fascismo tradizionale. Quel nuovo fascismo e il fascismo tradizionale hanno in comune solo il nome. I nuovi fascisti “sono in tutto e per tutto identici all’enorme maggioranza dei loro coetanei. Culturalmente, psicologicamente, somaticamente  non c’è niente che li distingua. Li distingue solo una «decisione» astratta e aprioristica che, per essere conosciuta, deve essere detta.” Questo fascismo è un fascismo senza ideologia, fascismo nominale. Pasolini accusa la cultura per queste apparenze perché essa permette la follia pragmatica, la cultura che è cambiata dal consumerismo, dall’alienazione. Pasolini costantemente reinterpreta e pensa di nuovo il termine fascismo. Il termine fascismo cambia il significato e non si riferisce a quel fascismo degli anni ‘20 e Pasolini lo definisce come “prepotenza del potere” che si manifesta e svolge continuamente nella società dei consumi. Questa “prepotenza” distrugge e cambia la società in un modo molto aggressivo, forse più aggressivo di regime mussoliniano perché questo fascismo si appoggia un tipo di fascismo “come normalità, come codificazione] del fondo brutalmente egoista di una società.” Il fascismo, così, diventa il meccanismo della manipolazione tra cui il neocapitalismo ottiene il suo potere usando l’idea del progresso. Osservando la crescita dei giovani che si identificano con le idee fasciste, Pasolini vede che un giovane italiano può infettarsi in diversi modi: amici, quartiere della città, ragazzo-a, ma anche la rivolta contro i genitori e la società. “Ecco un’operazione fascista: ma fascista nel fondo, nei ripostigli più segreti dell’anima. L’Italia sta marcendo in un benessere che è egoismo, stupidità, incultura, pettegolezzo, moralismo, coazione, conformismo: prestarsi in qualche modo a contribuire a questa marcescenza è, ora, il fascismo.” Quanto ai tipi dell’antifascismo, Pasolini va un passo avanti. Di nuovo si analizza il fascismo e i suoi tipi e, spiegando i tipi dell’antifascismo, si possono vedere le sue idee sullo sviluppo del fascismo. La prima è una sorte dell’antifascismo che per l’oggetto della sua lotta ha il fascismo arcaico che non esiste più. Pasolini ci dà un esempio di questo tipo del fascismo. Mussolini è un capo che, nel tempo contemporaneo non può mai essere rilevante, non solo per la sua ideologia, ma anche perché le regole e stile della società moderna non lo accettarono. “Basterebbe la televisione per vanificarlo per distruggerlo politicamente”, dice Pasolini. Le sue tecniche non possono funzionare nel mondo moderno. Nello stesso modo si può parlare dell’antifascismo. L’antifascismo, se viene capito come il combattimento contro il fascismo di un tipo che non esisterà più. Ambedue sono i tipi, come li chiama Pasolini, archeologici. Nella sua analisi Pasolini va molto lontano e dice che i fascisti “ufficiali” sono discepoli del fascismo archeologico, e come tali, non possono essere considerati seri. Si può dire che il loro tempo è passato. L’antifascismo vero sarebbe quello che combatte contro il fascismo vero. Pasolini crede che “ il vero fascismo sia quello che i sociologi hanno troppo bonariamente chiamato «la società dei consumi».” Pasolini sostiene che nuovo tipo di fascismo si può vedere nell’urbanistica, nel paesaggio e molti beni della società moderna. Si tratta di un vero e velenoso tipo di fascismo, della dittatura. La dittatura si svolge in un meccanismo dove i giovani vengono cambiati profondamente, intimamente, e ci vengono dati “ altri modi di pensare, di vivere, altri modelli culturali.” Loro anche hanno diversi sentimenti. Si tratta “di una irreggimentazione reale che ha rubato e cambiato loro l’anima.” “Il che significa, in definitiva, che questa “civiltà dei consumi” è una civiltà dittatoriale. In somma se la parola fascismo significa la prepotenza del potere, la «società dei consumi» ha bene realizzato il fascismo.”
L’abbondanza degli antichi valori, valori tradizionali, ed adozione non successa dei nuovi valori che sono venuti con l’industrializzazione ha fatto che il popolo, diventando una piccola borghesia, a causa di “boom economico” degli anni ‘60 si è trovato “in uno stato di imponderabilità di valori.”In questo punto Pasolini ci dice che queste caratteristiche aveva la società tedesca prima dell’arrivo del nazismo e in questo fatto si trova un grande pericolo per l’Italia. La caduta del fascismo ed entusiasmo dopo il suo fallimento ha fatto che gli uomini sono diventati più buoni. Pasolini, sempre sul lato opposto, dice che questo nuovo fascismo ha più vittime del fascismo degli anni ‘20 e ‘30. “(L)a prepotenza, la violenza, la cattiveria, la disumanità, la glaciale freddezza dei delitti compiuti dal 12 dicembre del 1969 in poi non s’era mai vista in Italia.” Si può concludere che, come abbiamo già detto, il vero antifascismo è quello che si combatte, nella lotta molto complessa e quasi invincibile, contro il “vero” tipo del fascismo, come lo chiama Pasolini. Il pensiero di Pasolini sui valori si può vedere bene nella sua analisi delle due fasi del governo democristiano. Pasolini ci dà una nominazione poetica e, si potrebbe dire, nostalgica: 1. Fase- prima della scomparsa delle lucciole 2. Fase- dopo la scomparsa delle lucciole Nella prima fase è stata descritta la continuità tra il fascismo fascista (vecchio) e il fascismo dei democristiani (nuovo) che hanno usato lo stesso metodo per ottenere il potere politico e fondare la nuova società. Si tratta di una sorte di violenza (polizia), Costituzione era disprezzata, epurazioni. La democrazia era solo formale, la stessa democrazia che doveva combattere il fascismo e i suoi residui. Questa democrazia “si fondava su una maggioranza assoluta ottenuta attraverso i voti di enormi strati di ceti medi e di enormi masse contadine, gestiti dal Vaticano.” L’intervenzione del Vaticano era possibile in e per un sistema repressivo. Questa tesi pasoliniana viene conclusa dai valori che vengono messi nel tale sistema politico. I “Valori” sono: “la Chiesa, la patria, la famiglia, l’obbedienza, la disciplina, l’ordine, il risparmio, la moralità.” Questi valori erano reali poiché erano in fondo di un’Italia agricola e paleoindustriale. In momento in cui questi valori diventano i valori nazionali, hanno perso la loro realtà e concretezza. Sono diventati “repressivo conformismo dello Stato.” In questo conformismo si equiparano il potere dei fascisti e democristiani. Il molo del Vaticano era uguale, Vaticano aveva il molo formale e pragmatico. Per Pasolini la religiosità è vista come un modo per liberarsi dal potere ch’è imposta dall’alto. Ma quando la religione diventa un’istituzione, un potere politico-economico, Pasolini diventa un grande critico e opponente. Le indicazioni di questo si possono vedere nell’inizio del romanzo Ragazzi di vita. Pasolini comincia il romanzo con l’atto di battesimo e della cresima. Questo atto si può interpretare come una manifestazione pragmatica di Pasolini che vuole mostrare la debolezza della Chiesa, il suo allontanamento dal mondo contemporaneo, e la sua alienazione e marginalizzazione nella vita dell’uomo moderno. Se il sacramento lo definiamo come “atto rituale, quale l’abluzione, l’aspersione purificatrice, l’unzione, il digiuno ecc., mediante il quale l’uomo è reso partecipe della divinità”, dalle azioni dei suoi personaggi, e dall’ambiente dove si svolge l’azione del romanzo, si può concludere che Pasolini non crede che la Chiesa possa aiutare l’uomo. Immediatamente dopo i sacramenti, Ricco è andato a rubare, prima solo, e dopo con i suoi amici. Questo ci delinea abbastanza bene il pensiero di Pasolini come la società neocapitalistica e consumeristica ha distrutto, non solo la tradizione e valori antichi, ma anche umanità, l’anima del uomo, l’uomo che non ha niente, ed e costretto a rubare per sopravvivere. Nel momento di transizione che Pasolini chiama Durante la scomparsa delle lucciole, nasce una sorte del paese in paese, una organizzazione che raccoglie operatori, contadini e intellettuali (spesso sono raccolti dal PCI) che conoscevano la sociologia e marxismo, ma non potevano “sospettare la realtà storica che sarebbe stato l’immediato futuro ” quello che si chiama “sviluppo” o “benessere.” Nel periodo della seconda fase, i valori di cui si è parlato prima, non contano più. Nazionalizzandoli, “i valori” diventano falsificati e sopravvivono solo nel fascismo clericale che è molto marginato e non ha il potere. Al posto di vecchi valori vengono gli altri, d’origine completamente diversa. Questi valori sono prodotto d’industrializzazione, una nuova epoca nella storia umana.
Per Pasolini, la società italiana ha reagito male ed è diventata “un popolo degenerato, ridicolo, mostruoso, criminale.” Il fascismo fascista non è riuscito a distruggere i valori della gente perché esso solo “iterava e reiterava le sue imposizioni comportamentistiche: la coscienza non ne era implicata. I «modelli» fascisti non erano le maschere da mettere e levare.” Dopo la sua caduta, tutto è tornato com’era prima. Industrializzazione, boom economico e consumerismo come la sua conseguenza hanno distrutto questi valori e hanno imposto completamente nuovi, privi di senso ed umanità. Nel saggio dedicato a Calvino, Pasolini ci offre il suo sguardo sui vecchi valori, i valori che vede solo nei paesi del Terzo Mondo. Pasolini cerca e ricerca questo mondo che il fascismo (come lo pensa Pasolini) e consumerismo non hanno afferrato. Nei giorni prima di “boom economico”, questo mondo, come lo chiama Pasolini “preborghese”, era transnazionale e a lui “appartengono le culture sottoproletarie urbane  e minoranze operaie .”Pasolini lo chiama l’universo contadino. “Esso è l’avanzo di una civiltà precedente, e la classe dominante modellava tale avanzo secondo i propri interessi e propri fini politici.” Questo mondo preindustriale e prenazionale in Italia è distrutto e esiste solo nei paesi del Terzo Mondo che non aveva lo Sviluppo e vive all’età del pane, non all’età dell’oro. Questa gente era il consumatore dei beni necessari ed elementari per la vita. “Ho detto e lo ripeto, che l’acculturazione del Centro consumistico ha distrutto le varie culture del Terzo Mondo.”Il risultato è catastrofico: la nascita di nuovo totalitarismo che tramite la cultura propaga ed impone la sua cultura consumerista, cambiamento del comportamento ma anche il cambio del corpo, la lingua è ridotta e si diminuisce la sua forza espressiva, il dialetto sta estinguendo perché i giovani non lo parlano perché non vivono più nei loro paesi d’origine. Pasolini insiste, quando pensa dell’uomo e la sua cultura, sulla sua classe sociale. Proprio questo, elencato sopra, ha come risultato il fatto che “gli uomini sono conformisti e tutti uguali uno all’altro secondo un codice interclassista studente uguale operaio, operaio del Nord uguale operaio del Sud: almeno potenzialmente, nell’ansiosa volontà di uniformarsi”. “Oggi in realtà in Italia c’è un drammatico vuoto di potere.” Non si tratta di una sorte di potere legislativo, dirigenziale, politico ma un grande vuoto di potere in sè. I democristiani hanno attraversato dalla prima alla seconda fase e, sebbene loro fossero gli uomini del potere, non sapevano che il potere ha cambiato completamente la sua natura. Le cose le quali potevano avere il potere non sono più quelle vecchie: il Vaticano, esercito nazionalista gli eserciti diventano transnazionali, famiglia (si accetta il divorzio). Questi cambiamenti si vedono anche nel linguaggio. Si forma un linguaggio nuovo. Così si svolge che il potere reale fugge ai governatori e apparati politici e sociali per gestire con esso e loro fanno solo un ruolo simbolico in questo meccanismo. La condizione di un potere “vuoto” si potrebbe cambiare se, come dice Pasolini, une “teste di legno” non sono cambiate con altre. “Testa di legno” è un politico che non ha il potere, che non ha un ruolo concreto e importante, solo, si può dire, estetico. Il termine «potere reale» così si allontana dagli uomini e diventa un’immagine astratta, un’idea lontana e forse apocalittica che non si sa controllare e che funziona e lavora indipendente da noi, ma la cui attività influisce e controlla la nostra vita. Milovan, analizzando la poesia di Pasolini, ci dà un’analisi del metodo di Pasolini per combattere contro il Potere: 1. parlare molto direttamente dei problemi nella società e delle manifestazioni del potere senza tabù; 2. pensare il mondo usando il mondo della Chiesa e della religione. Pasolini molto spesso usa anche il mito per pensare del mondo e per ispirarsi alla sua produzione artistica. 3. glorifica e celebra il mondo del sottoproletariato e il mondo della povera gente; 4. esprime un grande odio ed animosità per la nuova classe sociale, per le nuove strutture politiche, per i loro difensori e rappresentanti. Per la grande tensione che nasce nella società, Pasolini accusa i politici, uomini che governano. Gli stessi uomini “hanno prima gestito la strategia della tensione a carattere anticomunista, poi, passata la preoccupazione dell’eversione del ‘68 e del pericolo comunista immediato, le stesse identiche persone hanno gestito la strategia della tensione antifascista.”  Tutte le stragi in Italia in quel periodo (Piazza Fontana, Brescia, Bologna) sono state fatte dalle stesse persone, accusando, prima i radicali di sinistra, dopo i neo-fascisti. Lo scopo della loro accusa era l’adulazione agli antifascisti perché avevano il bisogno per la campagna del referendum, dopodiché continuavano come se fosse successo niente. Questo fatto, secondo Pasolini, non è una intolleranza che si può trovare nella società dove governano le regole della società dei consumi ma “si tratta in realtà di casi di terrorismo ideologico.” Tutto questo fa influsso anche sulla cultura, una grande mostra dei successi dello spirito umano, una grande mostra della vita d’ogni uomo che si svolge nella realtà e gli appartiene. La cultura per Pasolini non è una cosa riservata per “la intelligenza” per professori, scienziati, politici, artisti ma neanche una cosa della classe dominata operai, borghesi. La cultura si è svolta nello spazio tra l’intelligenza e tra le classi sociali. “La cultura di una nazione è l’insieme di tutte queste culture di classe, è la media di esse.” Senza la sua dimensione pratica, la cultura rimarrebbe astratta e lontana dagli uomini. Pasolini dice che in Italia, queste culture, forse meglio dire, le parti della cultura, sono state distinguibile. “Nuova omologazione” è nata dal nuovo Potere. Questo si è manifestato anche nella vita intellettuale ed artistica di Pasolini. La ricerca per il mezzo più adeguato risulta con la transizione di Pasolini al film, alla fotografia in moto, usando più spesso gli attori non professionali affinché ottenesse una realtà viva, una realtà che potesse trasmettere questa semiologia nella quale Pasolini parlasse. A questo livello linguistico si mostra la cosa che Pasolini sottolinea: il cambiamento (mutazione) antropologico degli italiani e la loro omologazione a solo un modello. Questo può sembrare complicato, ma in realtà è molto evidente: tutti i giovani italiani (ma non solo italiani) si vestono nella stessa maniera, seguono la moda e i trend, amano e parlano, più o meno, le stesse cose. Questo, secondo Pasolini, risulta con i cambiamenti fisici dei giovani, non solo alcuni atti culturali. “In una piazza piena di giovani, nessuno potrà più distinguere, dal suo corpo, un operaio da uno studente, un fascista da un antifascista .” Il problema più grande per Pasolini è l’unificazione completa e cancellamento di tutte le differenze che si svolge con lo sviluppo e con la conversione di tutto questo nelle virtù della borghesia. La sessualità si può prendere come un esempio. “La tolleranza che il nuovo potere ha esteso su di essa l’ha resa triste, ossessiva, mentre la repressione, tutt’altro che sparita, continua in forme diverse da quelle tradizionali.” I rapporti sessuali diventano così un obbligo sociale, privo di gioia. I giovani sono cattivi, brutti e in loro “si è imposto un modello di insolenza, disumanità, spietatezza che è identico per tutti.” La degenerazione ha un carattere retroattivo. Questo significa che, se i giovani sono diventati “immondizia umana,  anche in passato lo erano.” “Il crollo del presente implica anche il crollo del passato.” Lo sviluppo molto rapido della società dei consumi ha causato la scomparsa del mondo contadino e mondo degli operai cioè mondo non-borghese. Così sparisce la cultura degli oppressi, la cultura che deve combattere contro la cultura borghese, una sorte dell’opposizione naturale della cultura borghese. La distruzione di questa dialettica ha reso possibile l’espansione del consumerismo, dove tutti possono godere i frutti di quest’albero, ma non sono uguali. L’uguaglianza è fasulla, un mito, un’ideologia della morte. L’unica realtà è la possibilità e la potenza per consumare, spegnere e così mettere in azione tutto il sistema. Tutta questa invasione rapida del consumerismo può ringraziare molto i mass media, soprattutto alla TV, una delle armi importantissime nelle mani del Potere. Il pessimismo di Pasolini era grandissimo e si può vedere in molti posti nella sua opera. Io mostro un esempio dalla poesia La poesia della tradizione dove Pasolini dà il suo commento della gioventù perduta.
 
 
 
 
Il Percorso della Mostra  
Con l’opera di Elisabetta Benassi Alfa Romeo GT veloce (1975 -2007) che evoca il veicolo guidato da Pasolini la notte in cui fu ucciso, entriamo subito nel vivo dell’esposizione: la luce dei fari spiegati abbaglia e disorienta il visitatore, creando un cortocircuito spazio-temporale: la macchina è intatta, i fari guardano avanti, come il pensiero di Pasolini che è vivo e illumina il futuro. L’esortazione ai giovani a non arrendersi all’omologazione, oggetto della rubrica pedagogica del poeta su Il Mondo (di cui sono esposte alcune copie originali insieme ai dattiloscritti), trova eco nei giovani fotografati a Roma da Jorge Fuembuena Loscertales, che per quest’occasione presenta una serie d’immagini della serie Chavales del arroyo ispirata a Ragazzi di Vita. Le dichiarazioni di Pasolini sul sistema del potere contemporaneo, sul sesso come metafora del consumo e sulla mercificazione dei corpi trovano riscontro nell’opera di Paul Chan, Sade for Sade’s Sake, che trasforma scene del film Salò o le 120 giornate di Sodoma in ombre proiettate. Dallo stesso film provengono i tre lampadari déco appesi al centro dello spazio espositivo, realizzati per la scenografia dal Premio Oscar Dante Ferretti, mentre scene del film sono state immortalate nelle fotografie di Gideon Bachmann e Deborah Beer. Tra queste due opere, troviamo FOOTNOTES (2022) di Alvin Curran, installazione sound site-specific che evoca temi e passioni pasoliniane. Una scarpa da calcio e un prato; un corvo impagliato che ricorda il film Uccellacci e uccellini; una sedia di filo spinato che è metafora della difficoltà del mestiere di scrittore e un pianoforte che suona da solo una sinfonia imprevedibile. L’installazione di Fabio Mauri Oscuramento riflette sul degrado del sistema del potere e della politica: 16 fotografie in grande formato che ritraggono politici del tempo oscurano le vetrate, mentre 29 statue di cera in divisa militare sedute intorno a un tavolo con la figura di Mussolini al centro, ricreano l’ultima seduta del Gran Consiglio del Fascismo del 24 luglio 1943, che sancì la fine del regime. In Pier Paolo Pasolini 2009 Marzia Migliora utilizza lettere d’acciao per ricomporre la frase “Forse sono io che mi sbaglio. Ma io continuo a dire che siamo tutti in pericolo”, pronunciata da Pasolini nella sua ultima intervista a Furio Colombo il 1° novembre 1975 per Tuttolibri di La Stampa, oggi di straordinaria attualità. Il mito di Medea come allegoria della società contemporanea cinica e priva di valori si trova in Despoiled Shore di Nalini Malani: 12 stampe popolate da figure mitologiche a grandezza naturale, dove la storia di Medea e Giasone diviene metafora dello sfruttamento delle risorse naturali in Asia. Le installazioni di Claire Fontaine Untitled (Lament) e Untitled (Sermon to the Birds) traggono ispirazione da due affreschi di Giotto e parlano dell’insanabile scissione tra valori autentici e civiltà dei consumi, mentre They Hate Us for Our Freedom, celebre frase pronunciata da George W. Bush dopo l’attentato alle Torri Gemelle, qui diviene una scritta sul muro fatta di centinaia di fiammiferi pronti a prendere fuoco, evocando tensione e pericolo. I soggetti delle grandi tele di Yan Pei Ming sono anche protagonisti di alcune opere di Pasolini, come San Matteo e San Paolo. Pasolini denuncia a più riprese l’omologazione della cultura e la morte della bellezza all’indomani del boom economico, alimentate anche da “una stupida scuola d’obbligo, e una delinquenziale televisione”. Temi presenti nell’opera video Comizi di non amore di Francesco Vezzoli, un reality show in cui quattro celebrities sono invitate a scegliere tra vari pretendenti. L’ascesa della cultura borghese, rintracciabile nella folla di uomini vestiti tutti uguali, è presente anche nei bozzetti e collage di Giulio Paolini, realizzati per la scenografia di Teorema, balletto per il Maggio Musicale Fiorentino del 1999 ispirato all’omonimo romanzo e film di Pasolini. Ispirata a Teorema anche l’istallazione di Ming Wong I must go. Tomorrow che racconta la tensione costante tra le passioni umane represse e le false identità imposte dalla società. In questa sezione si trovano anche 21 acquerelli di Mino Maccari che per Pasolini aveva disegnato la locandina di Accattone: schizzi che ritraggono scene di vita quotidiana, atmosfere surreali e grottesche. Il mondo perduto o che resiste a stento è quello pre-industrializzato che in mostra vive nelle due pellicole di Pino Pascali, girate nel 1965 per lo spot della Cirio, dove l’artista interpreta la danza di Pazzariello e i gesti di Pulcinella. Il mondo del calcio si fa metafora ed esempio di vita negli scritti pasoliniani e nell’installazione ambientale A Football Match of June 14th 2002 di Huang Yong Ping, ispirata a un evento realmente accaduto il 14 giugno 2002, quando un asteroide sfiorò la terra . E ancora il calcio ritorna negli scatti di Paolo Ferrari di Pasolini con il pallone, intento a giocare una partita, libero, felice nella pratica della sua attività preferita. Nell’opera video Our songs were ready for all the wars to come di Noor Abed troviamo scene coreografate basate su racconti popolari palestinesi tramandati oralmente e cantati da donne. I canti popolari diventano così strumento di resistenza quotidiana contro l’omologazione. L’installazione multimediale Tales of the Copper Cross Garden: Episode 1 di Sammy Baloji racconta il processo di trasformazione di una popolazione da rurale a industriale, e come l’impresa coloniale abbia sfruttato le persone e le risorse congolesi. Chiude il percorso espositivo un messaggio di vitale resistenza: l’opera di Aziz Hazara, Bow Eco. Protagonista un bambino di Kabul, che prova a salire su un masso per richiamare il gregge con il suo fischietto. La tempesta di sabbia lo spinge a terra ma lui si rialza. In fondo, anche l’ultima poesia in friulano di Pasolini, Un saluto e un augurio, cui Bow Eco è idealmente associata, è un atto di vita, come quello che il poeta lascia a chi legge il suo testamento: «io camminerò leggero, andando avanti, scegliendo per sempre la vita, la gioventù». A corredo della mostra, un ricco catalogo a cura di Giulia Ferracci, Hou Hanru, Bartolomeo Pietromarchi (doppia edizione italiano e inglese, 224 pagine, 5Continents, Milano) che riunisce dattiloscritti, immagini di scena, fotogrammi di film, articoli di giornale e ritratti che offrono un’esaustiva panoramica sull’ultima produzione dell’autore, insieme a alle schede dei lavori dei 19 artisti in mostra. A chiusura del volume, una cronologia incentrata sul 1975 che ripercorre le principali vicende politiche e di attualità del nostro paese intrecciandole con la biografia dell’autore. Ne deriva un racconto corale in cui l’aspetto filologico e lo studio degli ultimi anni di attività di Pasolini si uniscono alla documentazione delle sperimentazioni artistiche contemporanee, un vivido affresco del nostro presente. Testi di: Marco Belpoliti, Eleonora Cardinale, Paul Chan, Roberto Chiesi, Silvia De Laude, Giulia Ferracci, Fabio Francione, Giuseppe Garrera, Hou Hanru, Anne-Violaine Houcke, Ara H. Merjian, Bartolomeo Pietromarchi, Vincenzo Trione.
Museo MAXXI di Roma
Pier Paolo Pasolini Tutto è santo. Il Corpo Politico
dal 16 Novembre 2022 al 12 Marzo 2023
dal Martedì alla Domenica dalle ore 11.00 alle ore 19.00
Sabato e Domenica dalle ore 11.00 alle ore 20.00
Chiuso Lunedì 
Foto credit © Musacchio, Ianniello & Pasqualini Courtesy Fondazione Maxxi