“Tre civette sul comò. CivettArte”:
dal 29 gennaio al 30 aprile 2017 la
Casina delle Civette di Roma, splendido esempio di stile liberty, ospita per la prima volta una mostra dedicata al magico volatile notturno attraverso un percorso di 67 opere realizzate quasi tutte per l’occasione da altrettanti artisti provenienti, oltre che dall’Italia, anche da Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Giappone, Grecia, Iraq, Irlanda, Lussemburgo, Olanda e Spagna.

La mostra, promossa da
Roma Capitale,
Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, si avvale del Patrocinio dell’
Ambasciata della Repubblica Federale di Germania a Roma, dell’
Ambasciata di Grecia a Roma,
LIPU – Lega Italiana Protezione Uccelli -,
FUIS - Federazione Unitaria italiana Scrittori -,
Università di Trier (Germania),
Unione nazionale Scrittori Greci, Ass. Convivium (Lussemburgo),
Comunità Ellenica di Roma e del Lazio,
Fondazione Giovanna Deiua, Ass. Culturale EPLE - Europa Patria dei Liberi Europei -,
Ass. Culturale Ghibli, Accademia d’Alta Moda Koefia di Roma,
Strassacker Kunstgiesserei (Germania). Organizzazione:
Cooperativa Sociale Apriti Sesamo di Roma.
L’esposizione, a cura di Stefania Severi e Maria Grazia Massafra, sarà inaugurata
sabato 28 gennaio alle ore 11.30.
Non solo dipinti e sculture, ma anche ventagli, aquiloni, gioielli, monopattini, ricami, libri d’artista, video, abiti, cappelli, burattini, intessono un dialogo continuo con gli esuberanti elementi decorativi dell’edificio che ospita il Museo della vetrata Liberty e che deve il suo nome proprio alle celebri vetrate di Duilio Cambellotti dedicate alle civette.
Attraverso le
tecniche e i materiali più vari - vetrata, macramè, mosaico, video, cartapesta, stoffa, affresco, bronzo, tessitura, legno, gesso, polimaterici, bronzo, olio su tela – gli artisti offrono la loro interpretazione del tema della civetta con uno sguardo ora ironico, ora incantato, ora

surreale, ora evocativo, ora poetico ed una settantina di civette popolano così gli ambienti della Casina e la sua dépendance.
L’
immagine guida della mostra è stata realizzata dal celebre vignettista
Lucio Trojano: una civetta artista che, stando sul comò, dipinge la Casina delle Civette. Questa
CivettArte ha il compito di introdurci alla esposizione ed a tutte le manifestazioni ad essa connesse.
La mostra
Arrivando all’inizio del ‘900, forse uno degli esempi più singolari e visionari dell’ossessione iconografica legata al simbolismo magico della civetta è la casa che Giovanni Torlonia jr. si fece costruire tra il 1908 e il 1920 dentro Villa Torlonia, sulla via Nomentana a Roma: La Casina delle Civette. La Casina è disseminata di elementi decorativi sul tema della civetta, dalle vetrate realizzate da Duilio Cambellotti nel 1918 ai capitelli con occhi stilizzati di civetta posti all’esterno: ancor più ossessivamente il motivo della civetta ricorreva negli arredi e gli oggetti decorativi dell’abitazione, oggi purtroppo perduti. La natura schiva e solitaria di questo rapace notturno, ma anche il suo aspetto enigmatico e sapienziale, sono ben rispecchiati nel motto del Principe, “Sapienza e solitudine”, posto all’esterno dell’edificio, sotto la lunetta in maiolica raffigurante alcuni gufi con i loro nidi.
Come racconta Stefania Severi, da sempre interessata a questo animale quasi stregato, l’
idea della mostra nasce proprio dalla passione per un soggetto prediletto: l’esposizione non poteva se non avere la propria sede più adatta nella Casina delle Civette.
Il
titolo della mostra
“Tre civette sul comò. CivettArte” nasce sulla suggestione della celebre filastrocca
“Ambarabà ciccì coccò tre civette sul
comò” con l’aggiunta creativa data dalla
CivettArte creata dal Maestro Lucio Trojano.
Il primo
criterio di scelta è stato dunque un “coinvolgimento emozionale”. Il secondo criterio è stato l’individuazione dei tanti materiali presenti nella Casina (legno, ceramica, bronzo, gesso, tessuto, mosaico, ferro battuto e soprattutto tanto vetro) e conseguentemente la ricerca di artisti che operassero con gli stessi materiali “a regola d’arte”, espressione desueta ma indicativa. Il terzo criterio è stato l’inserimento di opere di arte applicata perché la Casina è anche sede del Museo della Vetrata Liberty e di una Biblioteca dedicata alle Arti Applicate. Basta pensare a Duilio Cambellotti, le cui vetrate hanno dato il nome alla Casina, per verificare a quali livelli d’eccellenza l’arte applicata possa giungere. Inserire opere d’arte applicata in un contesto così prestigioso intende anche rendere omaggio a quegli artigiani-artisti, sempre meno numerosi, che con grande sforzo e passione portano avanti le loro arti in un mondo che tende alla massificazione ed alla omologazione. Il quarto criterio è stato che le civette animassero la “loro” casa con la loro presenza, accogliendo il pubblico ospite.
Merita un discorso a parte la
mail art, anche conosciuta con il termine di arte postale: contribuiscono infatti all’evento le lettere inviate alle civette della Casina.
Presente anche l’
alta moda, con modelli realizzati da allievi dell’Accademia d’Alta Moda Koefia di Roma.
L’
allestimento espositivo, a cura dell’Architetto Monica Petrungaro, è articolato sia nella Casina che nello spazio espositivo della dépendance così da suggerire un coinvolgimento globale, da parte delle civette, degli spazi della “loro” casa. Gli arredi, l’imprescindibile comò ed un bel tavolo da pranzo attribuito a Cambellotti, sono stati messi a disposizione da Sinopia, Galleria antiquaria-artecontemporanea(
www.sinopiagalleria.com).
La mostra è accompagnata da un
catalogo edito da EdiLet Lazio Letteraria che, oltre alla riproduzione delle opere, a colori, contiene testi a firma delle curatrici e di Maria Luisa Caldognetto, Rita Leone, Natale Antonio Rossi, Gerasimos Zoras; arricchisce il catalogo una poesia della poetessa greca Helene Paraskevà.
Gli artisti
Anna Addamiano, Aegea Mosaici, Nobushige Akiyama, Yasue Akiyama, Stefania Ancarani, Letizia Ardillo, Laura Barbarini, Adelio Bartolucci, Miro Bonaccorsi, Marco Calanca/Maria Grossi /Maria Laura Venturelli, Massimo Campi, Antonella Cappuccio, Capri Otti, Lucio Castagneri, Francesca Cataldi, Giulio Cavanna, Paolo Cazzella, Antonia Ciampi, Maurizio Colombo, Maria Cristina Crespo, Stefania De Angelis, Giovanna Dejua, Raffaele Della Rovere, Gabriella De Matteis, E. ART, Vittorio Fava, Ezio Flammia, FraMe, Salvatore Giunta, Alba Gonzales, Paolo Hermanin, Lila Iatruli, Aziz Karim, Koefia Accademia d’Alta Moda, Massimiliano Kornmüller, Walter Kratner, Nikos Kyritsis, Andrée Liroux, Laura Lotti, Mirko Lucchini, Massimo Luccioli, Luigi Manciocco, Fidelma Massey, Maria Pia Michieletto, Minette, Hans Nübold, Julio Ojea, Anna Onesti/Virginia Lorenzetti, Lucia Pagliuca, Lucio Pari, Maria Luisa Passeri, Rita Piangerelli, Sorelle Piredda, Diana Poidimani, Helga Sauvageot, Martin Schliessler, Bettina Scholl Sabbatini, Thomas Schöne, Maria Signorelli, Strassacker, Studiolartetutta, Lucio Trojano, Elisabeth Ann Tronhjem, Sandro Trotti, Romana Vanacore, Marijke Van der Maden, Maria Letizia Volpicelli
Opere illustrate
Antonella Cappuccio, Civette, 2016, carte veline e carte di riso colorate su tela e legno, cm 40x50
Antonella gioca con la parola “civetta”, che in italiano indica anche “donna che cerca di attirare l’attenzione e l’ammirazione maschile” (Dizionario Garzanti), ma gioca anche con l’osservatore che deve guardare bene e da vicino l’opera per accorgersi che le sue non sono pennellate di colore ma di carte colorate; la sua abilità è tale che bisogna andarlo a scoprire.
Vittorio Fava, Codice della civetta diurna, 2016, libro d’artista, tecnica mista con carta, cm 40x30x10
Sfogliare i libri di Vittorio vuol dire provare ammirazione, stupore e curiosità. Le immagini nascono dai materiali più disparati, a volte umili, come i ganci ed i bottoni, a volte preziosi, come le trine e le antiche carte… e non basta sfogliare, questi libri vanno anche e soprattutto letti per scoprirvi altre meraviglie.
Bettina Scholl-Sabbatini, ΝΥΧΤΕΡΙΝΟ ΦΑΡΜΑΚΕΙΟ Farmacia notturna, 2016, bronzo, cm 57x48x26
La civetta di Bettina ha il piumaggio reso dalla scritta in greco “farmacia notturna” e da tantissimi piccoli flaconi, quelli che contengono i liquidi medicinali per gli occhi. Perché? Lei, greca per eccellenza, non ha certo problemi di vista, ma con il suo corredo farmaceutico va in soccorso dei deboli di vista. (Lussemburgo)
Letizia Ardillo, Il canto della civetta, 2016, tecnica mista su carta, cm 70x70
L’opera di Letizia si ispira al Pereq Shirà, Capitolo del Canto, testo alto medioevale con inni al Creatore per bocca delle sue creature tranne l’uomo
.
Dice il gufo: «Consolate, consolate il mio popolo dice il vostro Signore»; le parole in ebraico, tratte da Isaia, si propagano attorno al grande occhio del gufo–civetta.
Raffaele Della Rovere, Athene noctua, 2016, gesso bianco lucido, cm 88x50x44
Il dinamismo e la sintesi geometrica, caratteri distintivi della scultura di Raffaele, si oggettivano nell’ampio dispiegarsi delle ali della sua civetta.
Julio Ojea, Filastrocca, 2016, olio e sabbia su tela, cm 60x50
Julio, artista che viene dalla Spagna, ha colto un aspetto originale della tematica proposta, quella della reiterazione propria di tutte le filastrocche, e l’ha resa visivamente attraverso il ripetersi di tre civette riunite. Cambiano solo i colori così come cambiano i toni delle voci.
Maria Cristina Crespo, Calamaio della lettrice notturna, 2016, tecnica mista e materiali vari con una biblioteca in miniatura entro una antica lanterna, cm 65x25x25
Ispirandosi ad una filastrocca, trovata in un antico prezioso libro austriaco, Maria Cristina ci presenta la protagonista: la giovane lettrice notturna dalla veste di rose. Nella sua accogliente stanzetta cosa sta leggendo? Virgilio, Foscolo, Dickens, Vivant Denon e altri scrittori sono lì pronti ad entrare nel suo immaginario. La saggia civetta che la protegge le ispirerà sicuramente la scelta giusta.
di
Stefania SEVERI Roma 28 / 1 / 2017