Giovanni Cardone Giugno 2023
Fino al 1 Ottobre 2023 si potrà ammirare presso la Casina Vanvitelliana di Bacoli- Napoli la mostra dedicata alla Figurazione Materica a cura di Rosario Pinto e Patrocinata dal Comune di Bacoli. Sono esposte trentasette opere alcune già presenti nella collezione permanente della Pinacoteca Comunale di Bacoli, visitabile sullo stesso piano della presente esposizione. Questa esposizione nasce dal bisogno di poter raccontare l’arte attraverso un Saggio storiografico e scientifico dato in questo periodo il Prof. Pinto sta elaborando un testo d'Arte Contemporanea proprio sugli artisti campani, o di estrazione campana, che, negli ultimi 80 anni, si sono distinti nel particolare segmento della pittura figurativa nella sua specifica accezione materica. In attesa della pubblicazione del corposo ed esaustivo volume, si è voluto offrire al grande pubblico un'anteprima visiva delle opere di alcuni degli autori contemplati. Si parte dagli "storicizzati" Crisconio, Notte, Capaldo, Cajati, Lippi, Girosi, Chiancone, ecc, fino alle ultime proposte del panorama artistico attuale. E quanto afferma Rosario Pinto nel suo testo : È ragionevole affermare che la consistenza ‘materica’ costituisce un dato di ancoraggio irrinunciabile per la pratica artistica, al di là del fatto che essa si configuri di caratura iconica o aniconica.
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La spiegazione di tale assunto è molto semplice e la argomentazione che la sostanzia si manifesta come la ragione per cui è universalmente acquisita la nozione dell’opera d’arte come
oggetto di cultura materiale. Il concetto di ‘cultura materiale’ ha, poi, un suo ancoraggio alla pratica della ricerca antropologica, al cui interno la consistenza dell’oggetto travalica il significato intrinseco della sua ‘oggettualità’ empirica per trasformarsi in fattore rivelativo di altri e più ampi significati. In arte la dimensione di ‘cultura materiale’ che è propria dell’oggetto d’arte, pur mantenendo tutti i significati propri della nozione ‘antropologica’ cha assegna all’oggetto una opportunità di fonte rivelativa di conoscenze che travalicano la specificità dell’oggetto stesso dilatandosi in più allargata ampiezza, si propone come l’ineludibile ancoraggio della datità epifenomenologica dell’opera alla verificabilità ‘sensoriale’ del suo statuto oggettuale. Ciò vale, evidentemente, a difesa della opera d’arte stessa, che, se fosse deprivata del suo spessore ‘materiale’ vagherebbe inevitabilmente nelle nebbie della pura ‘dicibilità’, senza poter sostanziarsi di quella ‘sensorialità’ che si rende praticabile soltanto attraverso un contatto fisico che può essere garantito esclusivamente da una consistenza empirica. Sgombrato, quindi, il campo, dalla prospettiva che l’arte possa ‘non’ avere una sua consistenza ‘oggettualmente’ materiale, si comprende bene che la sua ‘matericità’ acquista una ancor più intensa valenza di distinzione specifica della caratura ‘materiale’, la quale, di volta in volta, si propone secondo casistiche di ordine stilistico, ambientale, temporale ecc., variamente scalate. In particolare, il concetto stesso di ‘matericità’, nel quadro dell’arte contemporanea, si lega, nell’uso corrente della Critica d’arte, alla pratica creativa di declinazione informale; ma una estensione dell'impiego creativo di addensamenti e di spessori, che è spesso largamente verificabile nella pratica creativa degli artisti anche di vocazione figurativa, amplia l’attribuibilità di ciò che viene definita ‘consistenza materica’ anche a molti aspetti della delibazione ‘figurativa’, con particolare riferimento alle dinamiche espressionistiche. C’è, comunque, da aggiungere che non vale il solo ‘grumo’ ispessito del pigmento ad accreditare la tenuta della ‘carica materica’, giacché questa può trovare ancoraggio e fondazione anche nella sola notazione di un addensamento del ‘segno’. Sulla scorta, allora, di tali osservazioni non si rivela peregrino poter stabilire la pregnanza di una produzione creativa che, di dichiarato ed evidente ancoraggio referenziale al dato epifenomenico, ed indipendentemente dalla più o meno intensa sensibilità ‘espressionistica’, si propone nei termini di ciò che ci convince definire ‘Figurazione materica’. È questo un ambito specifico, peraltro, di una delibazione creativa che trova ancoraggi storici che affondano le radici già nei secoli passati e che la ricerca artistica contemporanea privilegia come opportunità particolarmente efficace, sia sul piano epistemologico che su quello emozionale, per fornire un intervento di pratica produttiva che, va a scegliere di proporsi in termini di riconoscibilità dell’oggetto. In una mia ricerca storiografica e scientifica sulla Figurazione Materica apro il mio saggio dicendo : Che d
a sempre mi interrogo su quali siano state le vere ragioni che hanno portato molti artisti ad abbandonare, nei primi del ‘900, la rappresentazione delle cose del mondo. L’uomo del paleolitico disegnava sulle pareti delle grotte che abitava quello che vedeva: animali, esseri umani e altro in forme sintetiche e affascinanti.
Inutile elencare le culture che da quel passato remoto hanno fissato corpi, avvenimenti, ambienti sui più vari supporti. L’arte figurativa nei millenni è stata una straordinaria narrazione che, eludendo il tempo, ha custodito la storia dell’uomo dando senso e forma agli accadimenti della vita. Rappresentare il mondo è stata una funzione essenziale dell’Artista per trasmettere la conoscenza della realtà e delle sue dinamiche estetiche e culturali. Vorrei considerare un salto culturale che in due discipline apparentemente distanti coincide però nel tempo. Nel 1905
Albert Einstein formula la celebre teoria della relatività ristretta.
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Nel 1910
Wassilj Kandinskij dipinge un acquarello considerato la prima opera astratta della storia dell’arte.
I due postulati della relatività ristretta cambiano l’idea che si era consolidata da sempre nella percezione dello spazio. Il tempo entra come quarta dimensione e si sostanzia con lo spazio tridimensionale modificando le possibilità di rappresentazione delle cose del mondo. Molto è stato scritto sull’argomento.
Vorrei infine precisare che la percezione dualistica dello spazio e del tempo non esiste più. Il tempo entrando nello spazio ha inserito un principio dinamico nella rappresentazione della forma. Pensate al cinema dove la forma si sgretola in una successione di istanti e la narrazione apre a immagini che si definiscono solo nella sequenza dinamica. Il cinema nasce alla fine del XIX secolo ed è sicuramente una delle forze che alterano la lunghissima tradizione culturale dell’arte figurativa. L’esistenza di una Semiotica specifica è resa manifesta dall’applicazione dei codici semiotici di una determinata formazione socioculturale, la cui applicazione palesa l’importanza della materialità. I sistemi socioculturali analizzati nell’ottica dello scorrere del tempo sono oggetto di studio ed osservazione di diverse discipline tra cui l‘archeologia, la cui base di partenza è l’osservazione e l’analisi della totalità dei materiali prodotti e trasformati dalla società . Approccio tipico di una scienza in divenire che concepisca un proprio metodo di investigazione e propri oggetti di studio . L’arte rupestre suo oggetto di studio testimonia il passato preistorico attraverso il suo complesso sistema simbolico di segni . Ecco perché basandosi su un procedimento di tipo semiotico si possono interpretare i diversi significati delle pitture rupestri, dove il segno sia analizzato in congiunzione agli altri segni presenti nel medesimo o in altri siti. Questo al fine di rintracciare una tematica simbolica, rituale, religiosa sviluppatasi in determinazione di un potere territoriale. Concedendo all’oggetto materiale e al segno, pitturato o inciso, la possibilità di farsi produttore e conduttore del messaggio di quel gruppo sociale che l’ha prodotta. La ricerca finalizzata all’interpretazione del segno, si sviluppa su un complesso insieme di elementi. Si parte dal delineare a priori determinate linee stilistiche, per poi compiere successivamente delle comparazioni congiunte. Tenendo conto della successione cronologica di eventuali stili che si riscontrano in seguito all’analisi ed interpretando i grafismi. La pittura rupestre reca in sè un’intenzione manifesta di comunicazione. Infatti è oggetto d’interesse semiotico, giacché la Semiotica studia i linguaggi come segni. Il potere di comunicazione di valori e simbologie di un determinato contesto sociale e storico, in tal caso quello primitivo è fortemente presente nell’arte rupestre. Quale mezzo comunicativo quest’arte può essere sottoposta a un’analisi accurata. L’individuo è recettore osservatore dei messaggio di cui si decodificano i significati palesati dal segno, pone anche nella pittura rupestre, la possibilità di identificare i significati dei diversi segni se pur con le limitazioni date dal fatto che il recettore non abbia un diretto contatto con la società cui si riferiscono. Quando si compie un analisi con un procedimento semiotico più che il vero significato dei segni, si ricercano le possibili rappresentazioni dei messaggi, analizzando i diversi artefatti che sono manifesto della cultura sociale del gruppo che li ha prodotti. Gli elementi costituivi dei materiali intercorrono alla costruzione del significato. Nel caso delle incisioni rupestri lo sono tutti quegli elementi che fanno parte dell’organizzazione interna dei pannelli. Come il ritmo, la combinazione tecnica, la luminosità, la gerarchia dei graffiti, il gioco delle forme e la relazione tra la forma e il fondo oltre che se presenti entro caverne anche l’acustica di queste ultime.
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Il procedimento semiotico nel loro caso si traduce in una traduzione di quello che era scritto nei pannelli, nel tentativo chiarificatore del messaggio culturale di questa arte. La manipolazione di un congiunto segnico da parte di gruppi umani preistorici, finalizzato alla formazione di un repertorio comprensibile per gli altri, potrebbe essere la funzione dell’espressione estetica dell’arte rupestre . Una visione generale dell’arte visuale, consente di avvicinare alla conoscenza del criterio estetico che muove la produzione materiale di una società. La condizione estetica dell’oggetto materiale, dell’artefatto è in relazione ai suoi segni. La produzione materiale di una società risponde direttamente ai parametri culturali e alle strategie visuali della società stessa, in dipendenza a un criterio estetico rispondente allo spazio socio-storico incontrato . Si può concretamente dare delle interpretazioni dei segni scegliendo e una metodologia che consenta di realizzare una comparazione tra i sistemi di rappresentazione visuale e che valga come punto di partenza per l’interpretazione dei segni di una formazione socioculturale. La complessità dei sistemi di rappresentazione visuale ha condotto alla formulazione di una Semiotica visuale che si basa sui presupposti metodologici definiti dai teorici e dai critici. Le significazioni iconico-plastiche e la preoccupazione per la forma del sistema dei segni ha permesso lo sviluppo di una metodologia che facilita un approccio descrittivo dei sistemi segnici, con una comparazione finale delle entità unitarie rilevate. Un sistema storico-critico presenta caratteristiche intrinseche fondamentali, componendosi di un repertorio finito di elementi caratterizzati nell’essere discreti e differenziabili dagli altri. Di per sè finiti, concreti e combinabili, caratteristica che gli permette di entrare in relazione con l’altro. Elementi gerarchizzabili, in quanto è possibile distinguere entro le differenti unità, maggiori e minori o semplici e complesse, là dove siano portatori di significato. Altra caratteristica fondamentale del sistema semiotico è il suo inquadramento entro una regola di dispersione, che definisca le normative della trasformazione e associazione degli elementi del sistema semiotico. Determinando i differenti livelli insieme alle entità significative e rappresentative. Caratteristiche queste, importanti per la definizione di un codice del sistema pittorico che può svilupparsi in gesto, che crea un meccanismo obbediente a talune regole, che costituisca una base per la costruzione di un sistema di significazioni dentro un comune ambito intellegibile, adatto ad assicurare l’azione comunicativa tra il gesto che diviene forma , ma nel contempo tempo e spazio che permettono all’artista di poter esprimere tutta la sua forza tra due linguaggi quello iconico e quello aniconico che alla fine per l’artista diviene solo un mezzo di espressione. Gli aristi partecipanti alla mostra sono: Luigi Crisconio, Emilio Notte, Enrico Cajati, Raffaele Lippi, Franco Girosi, Rubens Capaldo, Alberto Chiancone, Vincenzo Aulitto, Rosario Mazzella, Mario Sangiovanni, Salvatore Vitagliano, Fancesco Caliendo, Francesco Verio, Gloria Pastore, Sergio Spataro, Antonio Ciraci, Elio Alfano, Loris Lombardo, Gennaro Ippolito, Salvatore De Curtis, Maria Sara Pistilli, Alfredo Cordova, Consiglia Giovine, Lucio DDTART, Gaetano Lamonaca, Alessandra Maisto, Filippo Romito, Tonia Erbino, Adele Monaco, Fabio Spataro, Carlo De Lucia, Raffaele Boemio, Aurelio Talpa, Lucio Statti, Prisco De Vivo, Carlo Ciaburri, Raffaele Biondi.
Casina Vanvitelliana di Bacoli – Napoli
Figurazione Materica
dal 18 Maggio 2023 al 1 Ottobre 2023
Venerdì e Sabato dalle ore 18.00 alle ore 23.00
Domenica dalle ore 10.00 alle ore 12.00 e dalle ore 18.00 alle ore 23.00