Ad appena un anno di distanza dalla grande rassegna romana dedicata al mito antico (La favola di Amore e Psiche. Il mito nell'arte dall'antichità a Canova, Castel Sant'Angelo, 16 marzo - 10 giugno 2012), Mantova ospita la seconda tappa della mostra centrata sullo stesso racconto e già presentata la scorsa primavera presso Palazzo Barolo a Torino (28 marzo – 16 giugno 2013). Se poi si considera anche l’esposizione milanese aperta a cavallo tra il 2012 e il 2013, in cui erano posti a confronto l’Amore e Psiche stanti di Antonio Canova e Psyché et l’Amour di Francois Gérard, assommano a tre i progetti che in appena 12 mesi hanno tematizzato la fiaba resa celebre da Apuleio ne L'asino d'oro.
La mostra allestita nella città dei Gonzaga è organizzata secondo una formula collaudatissima, che consiste nell’accostare pezzi antichi e moderni per attestare la persistenza nel tempo dei motivi iconografici legati alla fonte letteraria. La curatrice Elena Fontanella, nella presentazione della tappa torinese (www.youtube.com/watch?v=w0oEb7OWrBw, consultato il 12 agosto 2013), spiegava che la selezione delle opere di varie epoche è stata pensata «per rintracciare allora come ora quello che è il segno dell’amore e dell’anima per raggiungere l’infinito e l’eterno».
Obiettivi di sicuro piuttosto ambiziosi, ribaditi del resto dalla stessa studiosa che, in un empito lirico, asseriva anche:«il mito eterno di Amore e Psiche è raccontato nella mostra attraverso i cercatori d’anima che sono gli artisti, quelli che attraverso le parole e le opere d’arte sono riusciti a riportarci questo spirito dell’amore che conduce all’infinito».
L’evento mantovano poggia naturalmente sulla stessa impalcatura generale e pare fondarsi su una certa idea dell’arte come fenomeno dotato di potere psicologico-catartico-taumaturgico. Dichiara infatti ancora Elena Fontanella nel comunicato stampa pubblicato per l’occasione:«la vita attuale nega spesso all’uomo gli spazi del sacro. Caoticamente travolti dall’esistenza, siamo impreparati ad affrontare le immense traversate interiori, fatte di vuoti e silenzi, che la vita ci mette davanti. Grazie all’aiuto di una delle favole più belle sull’amore, sulla morte e sulla vita, vogliamo accompagnare il visitatore in questi sentieri dell’anima, sfruttando le immagini artistiche che, nei millenni, si sono ispirate a questa storia».
Chiarite alcune coordinate dell’impegno critico dell’iniziativa, bisogna precisare che l’esposizione è articolata in due sedi: a Palazzo San Sebastiano si trova la sezione archeologica, mentre a Palazzo Te sono visibili le opere moderne e contemporanee. Gli oggetti presentati hanno vari gradi di pertinenza rispetto al racconto di Apuleio. Tra i pezzi antichi, ad esempio, sono compresi alcuni quadretti votivi (Pinakes) provenienti dal Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, dedicati al culto di Persefone e delegati all’illustrazione del tema dell’unione con la divinità. Più prossime, invece, alla narrazione de L’Asino d’oro sono, tra le altre, le sculture conservate nei Musei Capitolini, come la Psiche senza ali e l’Eros dormiente, entrambe di prima età imperiale e tratte da originali ellenistici.
Quanto all’età moderna, la mostra riunisce opere provenienti quasi esclusivamente da raccolte private. Del gruppo, piuttosto ristretto sul piano quantitativo, fanno parte una Venere attribuita a Palma il Vecchio (1528, coll. priv.) e l’Origine di Amore di Tintoretto (1562, coll. priv.), oltre al dipinto raffigurante Psiche che scopre Amore assegnato al cosiddetto Candlelight Master (Teramo, Pinacoteca Civica), peraltro già esposto a Castel Sant’Angelo.
Il percorso offre inoltre un’idea sommaria della fortuna del soggetto nel periodo romantico, attraverso la presentazione di Amore e Psiche stanti di Canova (1810ca), nella versione in gesso di proprietà della Collezione Veneto Banca di Montebelluna (TV), della Psiche svenuta di Pietro Tenerani (1822, Museo di Roma) e della Psiche abbandonata in marmo di Giovanni Cappelli (1846, Modena, Galleria Estense), con l'appendice di una Danaide bronzea di Auguste Rodin (1888).
La panoramica sul contemporaneo, invece, riunisce un'ulteriore piccola serie di sculture tutte in bronzo, anch’esse di provenienza privata. Si tratta, in particolare, di un Concetto spaziale di Lucio Fontana (1959), degli Amanti (1967) e della Ragazza sdraiata (1990) di Giacomo Manzù, di un Orologio molle (Profil du Temps, 1984) di Salvador Dalì e di una delle tante Space Venus (1984) in circolazione dello stesso artista spagnolo. Chiude il percorso novecentesco una Venere di Tamara de Lempicka (1925ca). L’itinerario in Palazzo Te contempla infine anche la celeberrima sala affrescata da Giulio Romano tra il 1526 e il 1528, con le storie dei due protagonisti della favola di Apuleio. Lo stesso ambiente è inoltre impreziosito dall’installazione di Alfredo Pirri intitolata Passi (2013).
(F. So, 12/8/2013)
AMORE E PSICHE. La favola dell’Anima
Mantova, Palazzo Te e Museo di Palazzo San Sebastiano
13 luglio - 10 novembre 2013
Orari:
lunedì, 13-18; martedì, mercoledì, giovedì, 9-18;
venerdì, sabato, 9-20; domenica, 9-18.
Biglietti: intero € 13,00; ridotto € 10.00; ridotto speciale € 7,00
Il biglietto d’ingresso consente la visita alla mostra,
a Palazzo Te e al Museo di Palazzo San Sebastiano
La biglietteria chiude mezz'ora prima.
Informazioni
tel. 0376 323266
biglietteria.te@comune.mantova.gov.it
Didascalie immagini
1. Psiche, marmo età imperiale, Musei Capitolini, Palazzo Nuovo, Roma
2. Eros dormiente, età imperiale, Musei Capitolini, Palazzo Clementino, Roma
3. Palma il Vecchio, Venere, olio su tela, 1528, Collezione Privata
4. Candlelight Master, Psiche scopre Amore, olio su tela, XVII secolo, Pinacoteca Civica, Teramo
5. Alfredo Pirri, Passi, installazione, Mantova, Palazzo Te, 2013