Inevitabilmente, l'influsso di Veronene fu particolarmente profondo e capillare in quelle aree ove egli fu attivo in prima persona. Fu così anche a Padova, città con la quale ebbe intensi rapporti e dove il suo esempio seppe produrre un deciso aggiornamento alla scuola locale.
La mostra dei Musei Civici agli Eremitani, che avrà luogo dal prossimo 7 settembre all’11 gennaio 2015 (parte del progetto “
Scoprir il Veneto di Veronese”, che coinvolge anche Vicenza e Bassano del Grappa e ha il suo
clou nella grande mostra di Verona: vedi
https://news-art.it/news/una-grande-mostra-celebra-paolo-veronese-nella-sua-citta-na.htm), prende dunque le mosse dai capolavori del pittore conservati in città, con la sola ovvia e inevitabile eccezione della grandiosa pala dell’altar maggiore della chiesa di Santa Giustina, raffigurante il
Martirio della santa, alta oltre 5 metri.
La lunga vicenda professionale che legò Paolo Caliari detto il Veronese a Padova ebbe inizio a partire dalla metà degli anni ’50, all’epoca della prima maturità dell’artista, quando egli venne chiamato dal Vescovo di Padova Francesco Pisani a realizzare la
Trasfigurazione per l’altare del duomo di Montagnana. Al medesimo torno di tempo viene oggi ricondotto anche lo smagliante
Martirio di Santa Giustina, collocato forse originariamente nella cappella del padre abate e poi passato nella Galleria abbaziale di Santa Giustina: il dipinto - con cui si apre l’esposizione agli Eremitani - riveste uno speciale rilievo storico, segnando
l’avvio del fecondo rapporto del pittore coi benedettini.
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Nel 1562 l’abate Placido II da Marostica commissionò al Veronese la
Gloria d’Angeli per l’Abbazia di Praglia, e poco dopo Il
Martirio dei SS Primo e Feliciano: grandi tele centinate destinate agli altari ai lati dell’altare maggiore. Allo stesso periodo risalgono
le pale del monastero benedettino di Polirone, a San Benedetto Po, e i celeberrimi
affreschi di Villa Barbaro a Maser, uno dei cicli decorativi capitali della pittura italiana del Cinquecento.
La mostra presenta due rarità nel
corpus veronesiano, entrambe di proprietà dei Musei Civici patavini: l’unica sua opera nota su lavagna, raffigurante la
Crocefissione, e l’estrema e incompiuta
Maddalena con l’angelo, preziosa per comprendere lo sviluppo tecnico del Caliari nella produzione degli ultimi anni, analogamente all’
Ultima Cena probabilmente destinata al refettorio del convento dei Cappuccini, eseguita con l’ausilio della bottega, in cui il pittore inserisce il proprio autoritratto. Chiude la sezione riservata ai dipinti di
Paolo Veronese l’
Ascensione di Cristo, databile 1575, tela proveniente dalla Chiesa di San Francesco a Padova, la cui porzione inferiore - identificata negli
Undici Apostoli oggi conservati presso l’Arcidiocesi di Olomouc nella Repubblica Ceca - venne tagliata e trafugata
ab antiquo. Fu
Pietro Damini, apprezzato e fedele interprete dello stile veronesiano, a reintegrare il dipinto nel 1625.
L’esposizione intende anche offrire un’esauriente panoramica del lascito veronesiano, di lunghissima durata, attraverso un percorso tra le opere di eredi, emuli e interpreti più o meno fedeli del suo peculiare linguaggio pittorico attivi in area patavina tra la seconda metà del XVI e il principio del XVIII secolo. Si procede, così, dall’
atelier di Veronese, con le opere del
fratello Benedetto e dei
figli Carletto e Gabriele (gli
Heredes Pauli, come spesso si firmarono), a
Giovanni Battista Zelotti, Dario Varotari, Lodovico Pozzoserrato, Giovanni Battista Bissoni, Pietro Damini, per proseguire, nel Seicento inoltrato, con
Girolamo Pellegrini, Valentin Léfevre, Giovanni Antonio Fumiani: tutti artisti che videro esplicitamente nell’opera di Veronese il proprio principale termine di riferimento ideale.
Al culmine del
revival veronesiano tardo-seicentesco si pone
Sebastiano Ricci, la cui
Presentazione al tempio esposta in mostra è rappresentativa della sua raffinata e magistrale operazione di rilettura di uno spunto tratto dalle portelle eseguite da Paolo per l'organo di San Sebastiano a Venezia.
La fortuna veronesiana viene testimoniata in mostra anche da un
importante nucleo di incisioni tratte dalle sue opere: fogli che portano la firma di grandi incisori italiani e stranieri dal Cinquecento all’Ottocento, come
Carracci, Lefévre, Cochin, Zanetti, Jackson, Monaco, e che talvolta rappresentano l’unica testimonianza iconografica esistente per lavori dispersi o andati distrutti.
Curata da Davide Banzato, Giovanna Baldissin Molli ed Elisabetta Gastaldi, la mostra si compone di circa cinquanta dipinti e una quarantina di stampe. Accompagnata da un catalogo edito da Skira, essa è arricchita da un itinerario di approfondimento, che include la basilica di S. Giustina e la Sala della Carità a Padova, il convento di Praglia, Villa Roberti a Brugine e il Castello del Catajo.
Lu.Bo., 19/07/2014
Veronese e Padova . L’artista, la committenza e la sua fortuna
Padova, Museo Civico agli Eremitani
7 settembre 2014 – 11 gennaio 2015
Orari di apertura: da martedi? a domenica, 09-19, chiuso i lunedi? non festivi
Biglietti: intero € 10,00; ridotto € 8,00; ridotto speciale € 6,00 convenzionati; ridotto scuole
€ 5,00; gratuito per bambini fino a cinque anni, possessori biglietto intero Cappella degli
Scrovegni, Padovacard, Cartafamiglia, Musei Tutto l’anno.
Gli eventi espositivi dedicati a Veronese in Veneto (le mostre di Verona, Padova, Castelfranco Veneto e Vicenza nell’ambito del progetto “SCOPRIR IL VENETO DI VERONESE”) prevedono agevolazioni reciproche: con il biglietto di una mostra, l’ingresso ridotto nelle altre.
Didascalie Immagini:
1. Paolo Veronese, Martirio di Santa Giustina
Olio su tela, cm 104 x 138
Padova, Musei Civici, Museo d’Arte Medioevale e Moderna, inv. 466
2. Paolo Veronese e Pietro Damini, L’Ascensione di Cristo
Olio su tela, cm 391 x 188
Padova, chiesa di San Francesco