Antonio GiordanoCaro Direttore,

in merito al tuo articolo sulle mostre d'arte (
https://news-art.it/news/le-mostre-d-arte-come-esperienza-e-come-discorso-critico.htm), evitando di addentrarmi in problematiche teoriche su cui altri sapranno disquisire meglio di me, vorrei semplicemente esprimere qualche riflessione empirica.


Una mostra d'arte antica dovrebbe avere varie finalità. In primis divulgare o approfondire la conoscenza di un artista o di un movimento, gruppo o corrente artistica, meglio se non troppo celebrato, costituendo un'occasione di studio, confronto e possibilità di migliorare le condizioni conservative delle opere esposte, grazie alla disponibilità di fondi destinati, ove necessario, ai restauri (soprattutto per opere di proprietà privata o non accessibili al pubblico, ovvero in chiese o in depositi non aperti al culto e alla agevole fruizione pubblica).

In altri paesi con un'antica tradizione di studi nell’ambito delle scienze umane, a curare e organizzare le mostre sono chiamati i maggiori esperti di un artista o movimento, che vantano numerose pubblicazioni scientifiche relative agli autori delle opere esposte. In Italia invece, purtroppo, talora questo non avviene né per quanto riguarda i curatori, né per i membri dei comitati scientifici, né per gli autori dei saggi e delle schede in catalogo: anziché gli esperti ricosciuti intorno all'oggetto dell'esposizione sono in genere chiamati amici o colleghi, certo del settore, ma che magari su quel certo artista o movimento non avevano mai prodotto in precedenza alcuna pubblicazione. Non di rado, peraltro, questi testi servono in primo luogo come titoli da esibire per concorsi a cattedre universitari. Non intendo certo affermare che abbia diritto a studiare un artista solo chi abbia consistenti pubblicazioni sull'argomento, escludendo in tal modo giovani studiosi validissimi. Tutt'altro: penso piuttosto che per essere chiamato a trattare un argomento sarebbe comunque necessario adottare criteri maggiormente obiettivi, legati agli studi realizzati (tesi di laurea e di specializzazione, PhD, schede di catalogazione, articoli su riviste scientifiche, partecipazione a convegni e seminari etc.).

Quanto al business delle mostre d'arte, premesso che il coinvolgimento dei privati resta indispensabile e non va scoraggiato, ma anzi incrementato, tanto più in tempi di crisi e recessione come questi, auspicherei che non i politici, ma specialisti del settore di unanime stima e comprovato valore fossero deputati a selezionare l'elargizione di fondi pubblici per sostenere le esposizioni, a volte mediocri o modeste, se non inutili del tutto. Troppe mostre presentano opere di scarsa qualità, a volte per aumentarne il valore di mercato (soprattutto in casi di attribuzione incerta spacciati in catalogo come indubbiamente autografi sotto il ricatto del mancato prestito). Andrebbero, inoltre, sostenute maggiormente non tanto le grandi mostre, che necessitano di riempire grandi saloni e che a volte espongono una cospicua percentuale di opere poco attinenti e quasi tirate dentro per i capelli con deboli pretesti. Molto meglio piccole mostre, con un numero limitato di opere, purché sia alta la qualità dei pezzi esposti e dei saggi in catalogo. Basta, poi, importare in Italia o produrre rassegne intorno a movimenti artistici arcinoti e inflazionati, se la maggior parte dei dipinti esposti è di valore trascurabile o scadente, considerati gli altissimi costi assicurativi e la difficoltà dei prestiti. Abbiamo in Italia un gran numero di artisti sconosciuti al grande pubblico, e altrettanti studi, tesi di laurea e di dottorato che potrebbero far scoprire davvero maestri e periodi su sentieri poco o punto battuti dalla critica.

In merito ai cataloghi delle mostre, il prezzo fissato dagli editori italiani è di solito troppo alto rispetto a quanto accade all’estero, dove gli editori tirano un maggior numero di copie e le vendono, anziché svendere poi sottobanco, a stock, le copie invendute a causa del prezzo non proprio economico per il visitatore medio, magari con famiglia al seguito. Anche il costo dei biglietti a volte e' decisamente troppo alto rispetto al numero e soprattutto alla qualità delle opere in mostra, specialmente se provengono da privati e antiquari, che vedono aumentare il valore del pezzo grazie alla sua esposizione.

Mi rendo conto di avere offerto argomentazioni forse piuttosto ovvie, ma spero che esse possano contribuire a sollevare un dibattito e incoraggiare la riflessione su questo tema scottante, in primo luogo da parte di chi ricopre cariche di potere.

Buona mostra a tutti,
Antonio Giordano
31/08/2013