manifesto(2)Mettere insieme l’antico il moderno e il contemporaneo; unire in uno stesso prestigioso ambito ricettivo il passato e il presente, dimostrare che il linguaggio dell’arte, ancorchè  spesso ancorato al contesto estetico e iconografico  in cui è sorto e sorge, può però liberarsi dai lacci dello spazio e del tempo grazie al filo rosso della espressività che collega strettamente il lavoro di ogni artista, di chi da sempre sa declinare la sua urgenza significativa interiore attraverso le immagini.


E’ quanto si può verificare quando si realizzano iniziative espositive come questa di Calascio, ideata e messa in atto grazie alla collaborazione tra un affermato artista come Vinicio Benedetti e Antonio Vincenzo Matarelli, un autentico appassionato d’arte oltre che intraprendente Sindaco della suggestiva cittadina in provincia dell’Aquila, ricca di storia e di cultura, nota –oltre che per le prelibatezze della sua cucina- per le sue chiese e per la sua Rocca risalente agli inizi del XIV secolo, la più in alto di tutto l’ Appennino sul versante del Gran Sasso.
L’occasione  è stata l’esposizione –inaugurata lo scorso 21 dicembre ed aperta fino al 7 gennaio- nella locale Chiesa del Convento di Santa Maria delle Grazie di una notevole replica di un capolavoro di Teofilo Patini, l’Erede, il cui originale fu dipinto dall’artista nel 1880 ed ora si trova com’è noto nella Galleria d’Arte Moderna di Roma.

Patini  - nato nel 1840 a Castel di Sangro (un luogo poco distante da Calascio) e morto a Napoli nel 1906 - fu forse il massimo esponente di quella ‘pittura sociale’ fortemente ispirata alle tematiche veriste evidenziatesi dopo l’Unità d’Italia ed affrontate, in primis dalla letteratura, sul declinare dell’Ottocento, e l’Erede, come pure Vanga e Latte e Bestie da Soma, ne sono l’espressione più persuasiva. Questa replica dell’Erede –che tutti riconoscono di mano dell’artista- è stata meritoriamente acquisita dal Comune sul mercato antiquario ed ora si aggiunge ai già molti motivi di richiamo che il paese abruzzese vanta.

calascio 10(2)Non deve meravigliare il fatto che la tela sia stata messa a bella posta nella Chiesa di fronte all’altare, quasi cioè a dialogare con le grandi pale a soggetto religioso risalenti per lo più ai primi anni del Seicento, forse non tutte di eccelsa fattura ma fortemente evocative sotto il profilo iconografico per l’evidente richiamo divulgativo cui rimandano.

Ed è proprio in questa logica di apertura, di volontà di superamento degli steccati tra stili ed epoche diverse, di ribadimento del carattere universale che ha l’opera d’arte a prescindere dal momento della sua realizzazione, che è nata l’idea della esposizione di opere contemporanee, con quadri che proprio raccontando la contemporaneità interagiscono con i linguaggi di un tempo, laddove la creatività odierna e la volontà di rapportarsi alla società alla cultura alla natura e alle regole di oggi, entrano direttamente in contatto con gli esempi del passato.

calascio 9(1)Le opere degli artisti contemporanei che espongono a Calascio contengono tutte in sè il valore e l’idea stessa del segno e del colore, trasmessa sia tramite una scelta cromatica molto accentuata, come nelle impacciate figure di Giacomo Urbani (fig 1), sia nelle linee e nei crateri come percorsi accesi di luminose cromie di Mauro Brunetti (figg  2, 3) sia anche in un nudo paesaggio onirico di un esordiente certo dal timbro ancora acerbo ma davvero promettente come  Valerio Tirapani.
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calascio 7(1)Ma oltre a ciò, sono in particolare le sculture di Roberto Dottorini e Walter Gatti, le particolari tecniche espressive su tele kakemono di Roberta Filippi o su lastra di metallo dello stesso Vinicio Benedetti, le abbacinanti sperimentazioni di Paolo Pirelli Esposito, pure se palesate tramite differenti materiali e supporti, che ci rimandano in pieno all’assunto su cui poggia in effetti questa rassegna e che invita alla riflessione convincendoci infine come effettivamente l’espressione di larga parte del mondo artistico appaia davvero oggi a tutti gli effetti frutto di una visione concettualmente complessa, in cui tuttavia le modalità linguistiche si mostrano tutt’altro che estranee le une alle altre.

Si vedano i caratteri grafemici e le immagini sinuose a foglia d’oro di Roberta Filippi (fig. 4) da una calascio 5(1)parte e dall’altra le forme iconiche in ceramica smaltata di Walter Gatti (fig 5) ambedue, pur nella differente caratterizzazione tecnica e stilistica, fortemente evocative di una coscienza che affiora nella figurazione come ricerca dell’identità di qualsiasi individuo; come pure veemente espressione di un mondo interiore ci sembrano le facce allucinate quasi come forme sciamaniche presentate da Paolo Pirelli Esposito (fig.  6); e così il virtuosismo plastico che si evidenzia nei volumi lavorati da Roberto Dottorini con la tecnica della ceramica a smalto di cui è riconosciuto, con Walter Gatti, maestro di assoluto calascio 2livello (fig. 7), possono ben dialogare con gli ‘accumuli’ presentati da Vinicio Benedetti (figg. 8, 9), se se ne individua la forte valenza metaforica : qui il linguaggio artistico, qualunque sia la modalità in cui si rivela, non è più un ‘mezzo’ che serva per esprimersi, ma si fa vero e proprio sistema, metodo, elemento catalizzatore di una quantità di intuizioni sensazioni concetti elaborati fino a divenire conoscenze, forme comunicative.  

Ed allora si può dire che tanto l’impetuosità con cui si tende all’emancipazione della propria coscienza, quanto il ritmo calascio 6con il quale si dispiegano le soggettive inclinazioni assumono per questi artisti carattere di stile, che condensa e materializza gli stimoli del loro pensiero.
Qui a Calascio è come se l’idea intuitiva, ab ovo, prendesse corpo nelle composizioni degli autori.  E certamente il pubblico -che ci auguriamo numeroso vorrà visitare gli spazi sacri e profani-  potrà percepire un curioso effetto : passando dall’abside, dove campeggia il capolavoro di Patini, attraversando la navata con i grandi dipinti religiosi, calascio 4per arrivare alla sala dove espone il contemporaneo, è come se all’improvviso, una luce si accendesse sulla contemporaneità, una contemporaneità certo visitata al lume anche della riproduzione e della tecnologia, manipolate ed ostentate fino a divenire rappresentazione.

In questa intelligente e non comune iniziativa, giovani autori si affiancano ad altri di lunga ecalascio 3(1)sperienza e provata maestria, in un percorso che pare voler ribaltare vecchi stereotipi ed aprirsi a  nuove scoperte.
                                                                                                                                       Pietro di Loreto, 01/01/2015