A Firenze, Ardengo Soffici e le avanguardie:
alla scoperta di uno dei protagonisti dell’arte italiana del primo Novecento.

 

Dal 26 settembre fino all’8 gennaio la Galleria degli Uffizi propone un’antologica sulla singolare figura di Ardengo Soffici, pittore, scrittore e critico sprezzante che ha dato un notevole contributo al rinnovamento dell’arte del suo tempo.

L’esposizione, che prende il nome da una raccolta di saggi che l’artista pubblicò nel 1919 (“Scoperte e massacri”, marzo 1919) è a cura di Vincenzo Farinella e Nadia Marchioni e vuol evidenziare e ricostruire oltre che la sua attività pittorica anche l’impegno intellettuale e la straordinaria capacità critica.

Il percorso espositivo si apre con un ricordo dell’esposizione di belle arti organizzata in occasione della “Festa dell'Arte e dei Fiori” del 1897, alla quale Soffici, seppur adolescente, rimase molto colpito dalle opere di artisti come Bistolfi e Segantini, che descrisse come delle vere e proprie “rivelazioni”. In mostra vi sono dunque “Le Spose della morte” di Leonardo Bistolfi e “L’angelo della vita” di Segantini, importante pezzo proveniente dal Museo di Budapest, che colpisce non soltanto per il forte simbolismo, tra il mistico e il religioso scaturente dall’immagine dell’abbraccio materno ma anche dalla originale cornice a racemi, ideata dallo stesso artista.

Più avanti si prosegue con gli anni parigini: le opere di Puvis de Chavannes e Maurice Denis, che divengono in quel periodo i modelli di stile per il giovane Soffici, ai quali si affiancherà un interesse per le novità proposte da impressionisti e post –impressionisti ed in particolar modo per le opere di Medardo Rosso e Cezanne, le cui opere rimarranno sempre un punto di riferimento importante per l’artista-scrittore.

Allo scopo di evidenziare anche l’attività critica di Soffici si propongono qui anche le opere di artisti come Rodin e Franz von Stuck, pesantemente criticati Soffici che non li considerava neanche degni di questo appellativo. Si instaura così un dialogo diretto tra critica e opera d’arte (e in tal senso vengono riportate in didascalia le parole dello stesso Soffici).

Si ripercorre poi quello che fu un appuntamento importante per la carriera di Soffici come artista, critico ed intellettuale e per la stessa città di Firenze, ovvero la

“Prima esposizione italiana dell'impressionismo francese e delle scolture di Medardo Rosso”, aperta nei locali del Lyceum Club in via Ricasoli dal 20 aprile al 15 maggio 1910 e organizzata personalmente da Ardengo Soffici.

Una particolare attenzione è riservata all’interesse per Picasso e Braque, di cui si espongono
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Pipa, bicchiere, bottiglia di Vieux Marc (1914, Venezia, Peggy Guggenheim Collection) e Natura morta con chitarra, 1912, (Milano, Museo del Novecento) e rispettivamente alla nascita di “Lacerba”, testimoniante l’unione tra Soffici e Papini, e della “Ghirba”, in cui si avvia una curiosa collaborazione con De Chirico e Carrà.la mostra si conclude infine con un interessante video in cui si riassumono le diverse tematiche affrontate lungo il percorso espositivo, unite a filmati originali (delle video-interviste rilasciate dallo stesso Soffici) in cui il visitatore può ascoltare il commento dello stesso artista circa determinati periodi della sua vita. Nel video si propone, inoltre, una ricostruzione, mai tentata prima d’ora, della cosiddetta “Stanza dei manichini” che Soffici ideò per la casa dell’amico Papini.

Una mostra ben curata che riesce a fornire una summa generale dei molteplici interessi di questo intrigante personaggio, approfondendo al tempo stesso alcuni particolari momenti della sua vita, fondamentali per comprendere appieno la complessa figura di Ardengo Soffici. L’esposizione offre altresì l’opportunità di attuare una profonda riflessione sull’arte e sull’importanza di una critica coraggiosa che sappia tenere conto del contesto storico di riferimento e in grado di rinnovare il panorama artistico.

Unica pecca, a mio avviso, è probabilmente la vastità e l’immensità di una locations come gli Uffizi, galleria che già richiede un grande sforzo fisico e mentale per un visitatore medio, all’interno della quale la mostra di Soffici, inserita alla fine del percorso museale, rischia di passare inosservata soprattutto ai visitatori poco attenti o provati dalla visita di quello che è di certo uno dei musei più importanti al mondo!


di Francesca CALLIPARI