Artemisia: Da Beirut a Milano. La
Maddalena Sursock della “guerriera”
Artemisia Gentileschi è atterrata di recente a Palazzo Reale. L’opera, che completa l’allestimento della
grande mostra “Le Signore dell’Arte” risale al periodo napoletano (1630 – 1631). E’ atteso anche Ercole e Onfele. Sarà un’impresa “ciclopica” averlo, ma insieme sarebbero davvero una forza!

Maria Maddalena è arrivata visibilmente segnata, salva per miracolo (divino), con tagli causati da vetri, buchi e microfratture. Il quadro è infatti sovraccaricato da vecchi restauri e stuccature, ma il danneggiamento è dovuto soprattutto al bombardamento avvenuto il 4 Agosto nel porto di Beirut.
Tuttavia non ne viene spento però l’impatto visivo. Luminosa nella sua “esplosione” di cromie, che si mescolano tra le pieghe del ceruleo e dell’oro.
L’opera appartiene alla collezione Sursock di
Roderick Cochrane, l’ultimo erede della famiglia. E’ custodita tra gli arredi di epoca ottomana del palazzo di proprietà Sursock, una delle famiglie più aristocratiche del Libano, con legami di parentela con i Serra di Cassano di Napoli e i Colonna di Roma, che danno il nome all’omonimo museo chiuso dopo l’esplosione e che conserva nel palazzo privato adiacente una collezione privata con opere tra gli altri di Guido Reni.
L’autenticità del quadro è stata confermata nel 1996 dallo studioso Lattuada su tesi di dottorato alla Sorbona di Gregory Buchakjian, ma rimessa in discussione oggi con pareri discordanti di diversi esperti e critici.
“Dopo il restauro a mostra ultimata farà un
tour nei più grandi musei internazionali. L’opera danneggiata è testimonianza della tragedia legata al bombardamento che ha vissuto. Un’opera inedita e sconosciuta alla critica” (cit. curatrice Mori).

Eh si perché l’arte può autodistruggersi come l’opera di
Bansky “Bambina con palloncino rosso” (il misterioso
street artist di Bristol è stato protagonista il 23 Marzo scorso con “Game Charger” un quadro anti-pandemia a sostegno della struttura ospedaliera sanitaria battuto all’asta con ben 16,75 milioni di sterline contro i 2,5 della base di partenza - ), ma non può essere distrutta.
Maria Maddalena lascia un’indelebile traccia attraverso uno sguardo silenzioso, che ha molto da raccontare. Il mondo attraverso i suoi occhi. Chissà cosa direbbe sottoforma di “meme”…
Beirut è diventato infatti teatro di un incubo, l’unica ancora di salvezza è dialogare con il soprannaturale. Si è aperta una fessura dalla quale Maria vuole fuggire, innescando una lotta impalpabile contro le forze oscure. Si percepisce un tempo sospeso, dai rumori ovattati e attutiti tra le pareti del quadro, che si sovrappongono al perimetro dell’anima. Le esplosioni fanno sempre paura. Si viene scaraventati lì, al buio: confusi e spauriti con i cellulari nel tentativo di chiamare, di chiedere aiuto. E lentamente a sorpresa si scivola dentro il silenzio, cercando una posizione comoda. Dal quadro Sursock affiora una suggestione magnetica. Maria non ha il cellulare, le basta protendere la mano, per dire “ferma, aspetta un attimo”. (per la lenta “lievitazione” del movimento del braccio ricorda l’Annunciata di Antonello da Messina – in questo caso però l’orientamento del contatto visivo è laterale e non verso l’alto - ). E noi avvertiamo la nostalgia del saper ascoltare l’altro e noi stessi sperduti e smarriti, ma ancora capaci di ricominciare da un qualcosa lasciato a metà, a cui ci hanno fatto dare un taglio.
Come quello che diede anche
Fontana alla sua tela.
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Dopo averla dipinta con uno strato omogeneo di blu (Concetto Spaziale. Attese, 1962), l’artista ha impresso con un acuminato coltello sette tagli verticali. Fendendo la tela, la stemperava dalla tensione, permettendo all’osservatore di vedere lo spazio al di là di essa e di proiettarci in un’altra dimensione. Una fuga simbolica dall’usuale superficie piatta della tela tesa. Questa è l’intenzione che si libra dai tagli, disposti verticalmente in maniera irregolare con una cadenza ritmica, che diventa chiave di un nuovo linguaggio o meglio di una nuova superiore armonia. “I tagli danno a chi guarda un’impressione di calma spaziale, di rigore cosmico, di serenità nell’infinito” (cit. Fontana). Lo spazio è asceticamente monocromo e da ciò scaturisce una potente complessità evocativa.
E se non sono tagli sono buchi come nel “Concetto spaziale. Teatrino” (1965), in cui un cielo a tinta unita ne è costellato. “Questa traccia di buchi indicherebbe il cammino dell’uomo nello spazio. Un uomo che ha paura di perdersi (cit. Fontana)”. I buchi sono una bussola di orientamento, come nel suo “Concetto spaziale. All’alba Venezia era tutta d’argento” (1961), in cui la loro disposizione e quella dei pezzetti di vetro genera una pacifica armonia. Tutto questo accade (paradossalmente) anche nel quadro di Artemisia. Tagli che lasciano passare la luce.
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A pensarci bene anche nella Divina Commedia di
Dante la luce è di taglio (cit. Pasolini). Adattandola al quadro potremmo rileggerla così: “Nel mezzo del cammin di mia vita, mi ritrovai per un’esplosione oscura, ché la diritta via era smarrita”. La Santa, il cui sguardo estatico comunica la beatitudine per il passaggio a nuova vita, è immersa nelle trame dei suoi pensieri e sembra in contatto mentale con il divino. Maria Maddalena è rapita, quasi in estasi di grande bellezza. Un’opera che illumina come quella di Bansky (“Grazie per tutto quello che state facendo. Spero che questo illumini il Southampton General Hospital, anche se è solo in bianco e nero” cit. Bansky, riferito al suo Game Charger). Una luminosità che richiama anche il Senza titolo (1948) della serie Donne di
W. Kooning, in cui l’esperienza emotiva non viene distillata e spiegata dalla ragione, ma si esprime attraverso un gesto pittorico immediato e rapido. Così come istantaneamente veniamo
locked dalla Madonna di Sorlock. Eh si perché Maria Maddalena con la sua carica esplosiva fa colpo su tutti (piacerebbe anche al personaggio dei fumetti di
Zerocalcare “Secco” con la sua bomba di carta o a quello di
Leo Ortolani “Matana” con la sua pistola).
Per ora l’opera è ammirabile
on line. Possiamo quindi navigare…in un porto sicuro!
Maria Cristina Bibbi aprile 2021
Palazzo Reale, Milano, Le Signore dell’Arte
Visitabile on – line, fino al 25 Luglio - Web: https://www.lesignoredellarte.it/