a cura dell'Avv. Vincenzo Vagli
I beni di interesse culturale, come definiti dall’art.2, comma 2, del Codice dei beni culturali e del paesaggio, decreto legislativo 22 gennaio 2004, n.42, sono considerati da tempo non solo come valori in sé da salvaguardare ma anche comerisorse da usare a livello educativo, economico e sociale, in particolare per lo sviluppo dei territori, soprattutto sotto il profilo turistico[1].
Il patrimonio culturale è difatti una testimonianza tangibile dei valori del passato, prossimo e remoto ed è, quindi, base dell’identità di un popolo, ma anche esperienza del presente, in cui detti valori sono riletti e reinterpretati dalla società attuale ed è, pertanto, genesi del futuro di una collettività[2].
E’ quindi rilevante il potenziale ruolo formativo dei beni culturali, utile a contrastare fenomeni di esclusione e a coinvolgere in primis le comunità locali, contribuendo a un arricchimento culturale della popolazione, che diventa essa stessa soggetto partecipante e custode attiva del patrimonio, in un clima che favorisce una maggiore coesione sociale e un senso di appartenenza al territorio, che diviene cosìun bene comune[3]; peraltro, ogni qual volta ciò accade, si realizza in concreto la complessa funzione svolta dalla cultura, riassunta negli artt. 9, 33, 34, 117 e 118 della Costituzione, l’essere cioè un “fattore essenziale di integrazione politica e sociale entro il paradigma della democrazia pluralista[4].In un discorso che superi i confini nazionali poi, sarebbe utile ricordare anche le parole  pronunciate dal Prof. Umberto Eco nella sua lectio magistralis,tenutasi all’Expo Milano 2015 in occasione della Conferenza Internazionale “Cultura strumento di dialogo tra i popoli”, secondo cui “è fondamentale per la convivenza e la mutua comprensione in un mondo dalle diverse culture non ignorarsi a vicenda…In molti casi la comprensione interculturale può contribuire a mitigare gli scontri, a ridurre le incomprensioni, a far nascere nuove forme di fratellanza. Ecco perché, in un mondo dominato da conflitti economici, anche la diffusione della cultura e la conoscenza reciproca dei Beni Culturali d’ogni Paese può avere una funzione positiva e costituire uno, anche uno soltanto, tra gli elementi di salvezza di un mondo globalizzato[5].
A livello teorico, si è quindi ormai consapevoli che i beni culturali debbanoessere resi il più possibile accessibili e comprensibili attraverso la loro tutela, valorizzazione e fruizione. L’art.111 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, in particolare, statuisce che la valorizzazione possa avvenire su iniziativa pubblica o privata e si consegue attraverso la “costituzione ed organizzazione stabile di risorse, strutture o teti, ovvero nella messa a disposizione di competenze tecniche o risorse finanziarie o strumentali, finalizzate all’esercizio delle funzioni ed al perseguimento delle finalità indicate all’articolo 6”.Seguendo proprio questa impostazione, il Mibactha osservato che in essa si rispecchiail ruolo di centralità assunto dai cittadini nell’ambito dell’azione generale dello Stato, sottolineandola conseguente necessità di sviluppare attività e progetti innovativi che consentano un approccio più coinvolgente al nostro patrimonio culturale, il cui processo di conservazione e valorizzazione andrebbe sostenuto da strategie di “sistema” e dalla collaborazione tra Amministrazione centrale, strutture periferiche, altre Amministrazioni e Enti territoriali etutte le risorse presenti sui territori, al fine di attribuire un ruolo sempre più significativo alle identità locali[6].
Ebbene, sul piano pratico, questi principi e forme collaborative non sempre trovano attuazione; quando ciò accade però, i risultati sono positivi.
E’ questo il caso ella stazione museo della metro C “San Giovanni” di Roma, vicina al centro storico, da cui la separano le Mura dell’Imperatore Aureliano (III sec. d.c.), inaugurata il 12.05.2018.
Invero, durante la realizzazione della linea C della metropolitana di Roma, si è posta una particolare attenzione agli aspetti archeologici e conservativi dei beni culturali, sia in fase di progettazione, avviata già dagli anni ’90, che di esecuzione delle opere, con l’installazione di cantieri archeologici in loco.
Gli scavi archeologici nella stazione “San Giovanni”, eseguiti a più riprese tra il 2010 e il 2013, hanno permesso di esplorare una eccezionale successione, profonda oltre 20 metri, di depositi archeologici in una superficie complessiva di quasi 3.000 mq. E’ stato possibile ricostruire le vicende storiche dell’area e le trasformazioni del paesaggio nel corso dei secoli fino ai livelli geologici più profondi databili al Pleistocene, quando l’uomo non abitava ancora l’area. L’importanza delle conoscenze acquisite e la ricchezza dei reperti rinvenuti sono state tali che la Soprintendenza speciale per il Colosseo e l’area archeologica centrale di Roma ha ritenuto di elaborare un progetto, condiviso con i soggetti coinvolti nella costruzione dell’opera – ovvero l’Ente appaltante Roma Metropolitane e l’appaltatore il Consorzio Metro C S.p.a. –con il contributo dell’Università degli Studi di Roma La Sapienza, Facoltà di Architettura, al fine di creare una situazione innovativa per la conoscenza, la tutela e la valorizzazionedel sito, in modo da coinvolgerela cittadinanza, soprattuttogli utenti della stazione, ma anche i visitatori stranieri. Pertanto, la stazione museo “San Giovanni”non propone una tradizionale esposizione museale di reperti, ma una full immersion nella storia del luogo, da compiersi indifferentemente dalla banchina sotterranea dei treni alla superficie e viceversa;è unnuovo modo di progettare le stazioni della metropolitana, ideate come spazi da vivere con una loro identità, in cui i risultati degli scaviarcheologici sono visibili al pubblico nel luogo stesso delle scoperte[7].
 
[1] G. Sciullo, “I beni culturali quali risorsa collettiva da tutelare - una spesa, un investimento” in Aedon n°3/2017
[2]F. Rimoli, La dimensione costituzionale del patrimonio culturale, spunti per una rilettura, in Rivista giuridica dell’edilizia, n. 5/2016, pag.506 ss.
[3] Atti del Convegno “la funzione educativa del patrimonio culturale per la promozione di azioni di cittadinanza attiva e coesione sociale” del 25.01.2018 presso il Collegio Romano, Sala Spadolini;
[4]F. Rimoli, La dimensione costituzionale del patrimonio culturale, cit, pag.505 ss.
[5] G. Giraudi, Expo. Nutrire il pianeta anche con la cultura, da Sololibri.net del 04.08.2015
[6]Valorizzare il Patrimonio”, dal sito web ufficiale del Mibact – Direzione Generale per la Valorizzazione del Patrimonio
[7]La stazione San Giovanni della metro C un viaggio nella storia, nota del Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo, Soprintendenza speciale per il Colosseo e l’area archeologica centrale di Roma