Assieme allo zio e maestro Giovanni Antonio Canal, detto Canaletto, Bernardo Bellotto (1722–1780) con la sua vasta produzione seppe condurre la tradizione veneziana delle vedute cittadine ad un insuperabile livello di sviluppo, in cui minuziosa messa a fuoco topografica, maestria compositiva, resa atmosferica e luministica di mirabolante nitidezza ottica, ma anche felicità inventiva nei brani paesaggistici (di inusitato rilievo) e in quelli con figure (anche di non piccolo formato) giunsero a combinarsi in una miscela di fascino percettivo irresistibile.
L’opera di Bellotto rappresentò un fattore determinante nella diffusione del gusto della veduta presso le maggiori corti del nord Europa, da Dresda e Monaco, da Vienna a Varsavia: tutte tappe di un personale trionfo professionale che fece seguito alla piena maturazione in Italia, tra Venezia, Firenze, Roma, Verona e Torino, di un approccio marcatamente personale al genere, oltreché di una formidabile maturità tecnica.
Grazie a un numero considerevole di prestiti internazionali di rango assoluto, l’Alte Pinakothek di Monaco ha organizzato la rassegna di maggiori proporzioni mai dedicata a Bellotto in Germania, forte di un nucleo di 66 tra dipinti, disegni di qualità vertiginosa e incisioni (inclusa una piccola, ma accurata selezione di vedute di Canaletto che presentano strettissimi rapporti con i lavori giovanili del nipote).

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Sono state così comprese opere altamente rappresentative di tutte le fasi della parabola produttiva del pittore, sebbene la parte del leone tocchi ai lavori di grande formato che egli eseguì tra Dresda, Pirna, Vienna e naturalmente Monaco, con le tre stupefacenti tele che egli eseguì nel corso del suo soggiorno in città nel 1761: la
Veduta panoramica della città da Est, di là da fiume Isar (fig. 6), e le due
Vedute della Reggia di Nymphenburg dell’Elettore Bavarese, una più ravvicinata, dal parco, con la città sullo sfondo, e l’altra, in campo più lungo, con Monaco alle spalle.
I tre grandiosi dipinti sono stati oggetti di un recente e felice restauro che permette ora di apprezzarne appieno i miracolosi effetti di luce, la sbalorditiva proliferazione di dettagli, l’assoluta precisione dei particolari architettonici, sino ai più lontani, in una sorta di ideale messa a fuoco integrale resa possibile dallo sfruttamento ottimale della camera ottica.
Accanto alla ricca offerta di vedute cittadine, di vario formato e concezione, la mostra offre l’opportunità di familiarizzare con tutte le fase e i generi in cui si divide il catalogo di Bellotto. Si parte dalle prime immagini di Venezia, dipendenti dagli inaggirabili modelli canalettiani, ma già riletti secondo una non pedissequa interpretazione atmosferica e assegnando un ruolo di maggiore spicco alle figure. Vertice di questa prime sezione dell’esposizione sono la
Fantasia architettonica con Santa Maria dei Miracoli (Niedersächsiches Landesmuseum di Hannover) e la
Veduta dell’Arsenale (National Gallery of Canada di Ottawa, fig. 1); si procede con una piccola rassegna di
Capricci lagunari, tra cui spicca quello di silenzioso lirismo con la
Torre di Malghera (Bristol Museums and Art Gallery, fig. 2). Segue una selezione di vedute delle altre città e aree italiane dove fu attivo Bellotto:
Firenze (
Piazza della Signoria, Museum of Fine Arts, Budapest),
Roma (
Porto e Via di Ripetta, Stiftung Museum, Dusseldorf),
Lombardia (
Villa Perabò, vicino Gazzada, Pinacoteca di Brera, Milano),
Verona (la
Veduta dell’Adige dal Ponte Nuovo, con Castel San Pietro troneggiante sullo sfondo, vibrante di effetti atmosferici, Powis Castle, The National Trust).
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Sul finire degli anni Quaranta del Settecento Bellotto diede avvio alla sua carriera internazionale, trasferendosi a Dresda, e la sequenza delle opere (molte di grande formato) presenti in mostra eseguite tra Germania, Austria e Polonia è ben sufficiente a spiegare il successo che arrise colà al pittore veneziano. La mostra presenta una sfilata di capolavori, all’interno della quale avrebbe poco senso operare una selezione: non si può fare a meno, nondimeno, di segnalare almeno gli esiti vertiginosi della Kreuzkirche di Dresda (Hermitage Museum, St. Petersburg), della Veduta del Freyung di Vienna da Sud Est (Kunsthistorisches Museum, Vienna, fig. 7) e di due dipinti di rovine, quello raffigurante il distrutto quartiere periferico di Pirna noto come Pirna’sche Vorstadt (Musée des Beaux Arts de Troyes) e la Vedute delle rovine della Kreuzkirche di Dresda (Kunsthaus, Zurigo, fig. 5).

Chiude l’esposizione una scelta delle più tarde Fantasie architettoniche, con figure di grande formato, eseguite nel corso del settimo decennio, fra cui si segnala almeno il Capriccio con una chiesa di fantasia (Roma, collezione privata) e, infine, due Vedute di Varsavia, ancora di qualità superba, entrambe conservate nel Palazzo Reale della capitale polacca.

Non si può certamente sostenere che nell’ultima ventina d’anni abbiano fatto difetto le occasioni di approfondimento monografico dell’arte di Bellotto, con almeno 6/7 mostre, in solitaria o in coabitazione con gli altri titani della veduta veneziana (Canaletto in primis, ovviamente), che hanno avuto forse il loro apice nella grande rassegna monografica di Venezia e Houston del 2001, forte di ben 93 dipinti autografi.
Il principale risultato filologico di tante reiterate opportunità di riflessione (a riprova di una capacità di attrattiva presso critica e pubblico che, nel caso di Bellotto e del vedutismo settecentesco, sembra non venire mai meno) concerne proprio il periodo veneziano (ovviamente il più incerto, per un artista che risulta in seguito ottimamente documentato grazie alle sue brillantissime fortune professionali), con la necessità di fare maggiore chiarezza nel fenomeno del successo irresistibile di Antonio Canal in laguna nella prima metà del XVIII secolo: ma in questo caso, va da sé, il focus è tutto su Bellotto insuperabile pittore di corte in giro per l’Europa.

Accompagna la mostra un sontuoso catalogo con eccellenti immagini di grande formato dei dipinti esposti, curato di Andreas Schumacher e con saggi di Andrea Gottdang, Ernst Götz, Bozena Anna Kowalczyk, Peter O. Krückmann, Christian Quaeitzsch, Andreas Schumacher, Bettina Schwabe, Julia Thoma, Theresa Wagener, Wolfgang Wiedemann, Wolf Zech (Munich, Hirmer Verlag, 2014).
Luca Bortolotti, 20/12/2014
CANALETTO. BERNARDO BELLOTTO PAINTS EUROPE
Alte Pinakothek, Monaco di Baviera
FINO AL 18 GENNAIO 2015
Orario:
Tutti i giorni dale 10 alle 18 - Giovedi 10.00 - 20.00.
Lunedì chiuso
Biglietto
Intero: 10 Euro - Ridotto: 7 Euro
Didascalie immagini:
1. Bernardo Bellotto, The Arsenale, Venice, c. 1742
Canvas, 121.5 x 151.1 cm
© National Gallery of Canada, Ottawa
2. Bernardo Bellotto, Capriccio with the Tower of Malghera, 1743/44
Canvas, 62.2 x 37.3 cm
© Bristol Museums and Art Gallery
3. Bernardo Bellotto, Dresden from the Neustädter Bridgehead, 1765
Canvas, 99.5 x 134 cm
© Staatliche Kunsthalle Karlsruhe 2013
Photo by A. A. Fischer/H.Kohler
4. Bernardo Bellotto, Sonnenstein Fortress above Pirna, c.1753/55
Canvas, 234 x 133 cm
© Gemäldegalerie Alte Meister, Staatliche Kunstsammlungen Dresden
5. Bernardo Bellotto, The Ruins of the Kreuzkirche, Dresden, um 1765/67
Canvas, 107.3 x 84.5 cm
© 2014 Kunsthaus Zürich
6. Bernardo Bellotto, Munich from the East, 1761
Canvas, 134 x 236.5 cm
© Bayerische Staatsgemäldesammlungen, Alte Pinakothek, Munich
7. Bernardo Bellotto, The Freyung from the South-east, Vienna, 1759/60
Canvas, 152 x 116 cm
© Kunsthistorisches Museum, Vienna