“Oggi posso tranquillamente confessare che quella di lasciare alle future generazioni una testimonianza della Parigi dell'epoca in cui ho tentato di vivere è stata l'ultima delle mie preoccupazioni (…) Ho molto camminato per Parigi, prima sul pavè e poi sull'asfalto, solcando in lungo e in largo per mezzo secolo la città. Un esercizio che non richiede doti fisiche eccezionali. Se Dio vuole Parigi non è Los Angeles e qui la condizione di pedone non è un indizio di miseria”.
Robert Doisneau
Robert Doisneau e Parigi: un binomio quasi inscindibile, quello che unisce il grande fotografo francese e la città che egli ha incessantemente immortalato.
Più di 200 fotografie originali, scattate da Doisneau nella Ville Lumière tra il 1934 e il 1991 e raggruppate tematicamente, sono esposte nella grande rassegna antologica a Palazzo delle Esposizioni. L’esposizione conduce il visitatore in un percorso emozionante nel cuore di Parigi, per le strade del centro e della periferia, nei bistrot, negli atelier di moda e nelle gallerie d’arte.

Robert Doisneau (1912-1994) percorre fotograficamente una Parigi che si rivela nell'essenzialità del quotidiano e il suo soggetto prediletto sono i parigini e il loro modo di vivere questa città senza tempo.
Doisneau scopre la fotografia da giovane, mentre lavora in uno studio di pubblicità specializzato in prodotti farmaceutici. Nel 1934 diventa fotografo per le officine Renault ma viene licenziato cinque anni più tardi per assenteismo. Nel 1939 diviene fotografo free-lance e nel 1946 entra all’agenzia Rapho. Nel 1974 la Galleria Chateau d’Eau di Toulouse espone le sue opere e, a partire dagli anni Settanta, ottiene i primi importanti riconoscimenti. Da allora le sue fotografie vengono pubblicate, riprodotte e vendute in tutto il mondo.
Doisneau è diventato il più illustre rappresentante della fotografia “umanista” in Francia. Le sue immagini sono oggi conservate nelle più grandi collezioni in Francia, negli Stati Uniti e in Gran Bretagna e sono esposte in tutto il mondo.
"I lunghi viaggi mi hanno sempre turbato. Non posso sopportare gli sguardi sprezzanti degli indigeni. Mi vergogno. A Parigi l'indigeno sono io, fuso nella massa. Faccio parte della scenografia: francese medio, statura media, segni particolari: nessuno. Ah, si! La macchina fotografica. Ma ce ne sono talmente tante, e poi io non me la porto con fare ostentato intorno al collo, come un'etichetta. No: discreto, efficiente, mi confondo nel gregge dei pedoni (...)
Ho scoperto il raro lusso dell'immobilità. In una città in cui tutto è in movimento, non è semplice contrastare l'istinto gregario. Bisogna avere il coraggio di piazzarsi in un punto e di restarci immobili: e non per qualche minuto, ma per un'ora buona, magari anche due. Bisogna trasformarsi in una statua senza piedistallo, ed è buffo, in quei casi, vedere fino a che punto si riesca ad attirare i naufraghi del movimento (...)
Vedere, a volte, significa costruirsi, con i mezzi a disposizione, un teatrino e aspettare gli attori.
Aspettare chi? Non lo so, però aspetto. Io spero sempre, e quando uno ci crede con forza è difficile che qualcuno non finisca per arrivare"
Robert Doisneau, 23 ottobre 1984
Palazzo delle Esposizioni
Via Nazionale, 194 - 00184 Roma
Orario:
Martedì, mercoledì, giovedì: 10.00 - 20.00
Venerdì, sabato: 10.00 - 22.30
Domenica: 10.00 - 20.00
L'ingresso è consentito fino a un'ora prima dell'orario di chiusura
Lunedì: chiuso