14_sole_di_mezzanotteLa Collezione Peggy Guggenheim di Venezia ospita un'importante retrospettiva dedicata a Giuseppe Capogrossi, a cura di Luca massimo Barbero.
Si tratta di un evento di grande rilievo: l’esposizione presenta, infatti, 75 opere del maestro romano, ricostruendone tutta la parabola pittorica attraverso un'attenta selezione che riunisce, accanto ai dipinti che lo hanno reso celebre, alcune tele poco o pochissimo note.


L’ampia rassegna documenta l’intera produzione di Capogrossi, a partire dalle tele figurative degli anni Trenta, periodo contrassegnato da uno stile accordato ai principi esposti nel Manifesto del primordialismo plastico (1933), che l’artista elaborò, tra gli altri, con Roberto Melli e Emanuele Cavalli, proponendo un realismo qualificato da semplificazioni geometrizzanti.

Nel decennio successivo Capogrossi si orientò progressivamente verso una figurazione tendente all’astratto, in cui si accentua viepiù la componente geometrica: presso l’istituzione veneziana sarà esplorata in modo esaustivo questa fase transitoria che prelude alla definizione della maniera matura, riunendo un ricco corpus di dipinti sospesi tra i modi giovanili e le suggestioni provenienti da certi astrattismi coevi.

19_superficie_210Sul fare degli anni Cinquanta entrarono nel repertorio del pittore le formule segniche che ne hanno contraddistinto inconfondibilmente lo stile di tutta la seconda fase della carriera. A Venezia sono visibili alcune delle prime opere intitolate Superficie, vero marchio di fabbrica dell’artista per i decenni a venire, che iniziarono a comporre variazioni sul tema della celebre cifra “dentata”, sigla riconoscibilissima della sua arte.

La retrospettiva accoglie poi alcune delle tele che hanno fruttato al pittore la fama internazionale, riunendo quadri presentati alla mostra parigina Véhémences Confrontées nel 1951 (Capogrossi vi espose insieme a Franz Kline, Georges Mathieu e Jackson Pollock), alla Biennale di Venezia del 1954 e presso la galleria di Leo Castelli a New York, in occasione della personale del 1958.

I curatori hanno inoltre destinato una sezione ai rilievi e ai monocromi bianchi, opere tra le più rare dell’artista, concludendo l’itinerario con l’esposizione delle tele di grande formato realizzate nel corso degli anni Sessanta.

La mostra è accompagnata dalla pubblicazione di un catalogo a cura dello stesso Luca Massimo Barbero (Marsilio Editori), che fa il punto sugli studi a trenta anni dall’ultima monografia sul pittore, avvalendosi, tra l’altro, di una cospicua mole di documenti inediti.
(F. So, 29/9/2013)

Giuseppe Capogrossi nasce a Roma il 7 marzo del 1900. Nel 1923 frequenta la Libera scuola di nudo di Felice Carena. Tra il 1927 e il 1933 compie ripetuti soggiorni a Parigi dove elabora una pittura figurativa e tonale. Espone per la prima volta nel 1927 a Roma assieme a Cavalli e Di Cocco. Con Cavalli, Cagli e Sclavi partecipa nel 1933 alla mostra nella Galleria Bonjean di Parigi, presentata da Waldemar George che per primo si riferì a questo gruppo come "Ecole de Rome". Dagli inizi degli anni Quaranta avvia una trasformazione della sua ricerca pittorica, con il progressivo abbandono della figurazione. Dopo un breve periodo neo-cubista (1947-1949), approda a un rigoroso e personale astrattismo caratterizzato da un'unica forma-segno declinata in infinite variazioni. Le opere della sua nuova maniera sono presentate in una celebre mostra nel 1950 alla Galleria del Secolo di Roma. Nel 1951 partecipa alla fondazione del gruppo "Origine", assieme a Ballocco, Burri e Colla e partecipa nel marzo 1951 a Parigi alla mostra Véhémences Confrontées.
Numerosi i premi e i riconoscimenti ottenuti nella sua lunga carriera. Ricordiamo, nel 1962, il premio per la pittura, ex aequo con Morlotti, con una sala personale alla XXXI Biennale di Venezia; nel 1971 il premio "Vent'anni di Biennale" alla Biennale di S. Paolo del Brasile e il Prix d'honneur all'Esposizione Internazionale dell'incisione di Lubiana. Nello stesso anno il Ministero della Pubblica Istruzione gli conferisce la medaglia d'oro per meriti culturali. Muore a Roma il 9 ottobre del 1972.

21_superficie_406CAPOGROSSI. Una retrospettiva
Fino al 10 febbraio 2013
a cura di Luca Massimo Barbero
Collezione Peggy Guggenheim
Palazzo Venier dei Leoni
701 Dorsoduro
Venezia



Didascalie immagini
1. Giuseppe Capogrossi, Sole di Mezzanotte, 1952, Collezione Maramotti, Reggio Emilia, © Giuseppe Capogrossi, by SIAE 2012
2. Giuseppe Capogrossi, Superficie 210, 1957, Solomon R Guggenheim Museum, New York, © Giuseppe Capogrossi, by SIAE 2012
3. Giuseppe Capogrossi, Superficie 406, 1961, Collezione privata, © Giuseppe Capogrossi, by SIAE 2012