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«Per lo spirito non esistono contraddizioni, ma trasformazioni e sviluppi; mutare una direzione in arte non significa rinnegare tutto il passato, bensì allargarlo fino a compenetrarlo con un altro concetto estetico, scoprire nuovi rapporti ignoti, aprir meglio gli occhi per comprendere una somma maggiore di realtà»
Carlo Carrà, 1942
 
Carlo Carrà (1881-1966) ha interpretato con entusiasmo e riflessione critica le stagioni e i fervori delle avanguardie del Novecento, per giungere a occupare negli anni della maturità una posizione di consapevole autonomia, mettendosi in relazione con le esperienza più attuali della pittura europea e ripensando da moderno la tradizione figurativa italiana. Dopo la fase futurista e la partecipazione alla pittura metafisica, Carrà definisce, in un rinnovato rapporto con la natura e il vero, l’aspirazione a un “realismo mitico” da cui discenderanno paesaggi, marine, nature morte cui l’artista attenderà fino a poche settimane prima della morte.
 
Attraverso 76 dipinti, provenienti da importanti istituzioni museali italiane e internazionale e da prestigiose collezioin private, il percorso artistico di Carlo Carrà è testimoniato nella mostra della Fondazione Ferrero in ogni sua fase: le prime prove divisioniste, i capolavori del Futurismo, la parentesi dell’ ‘Antigrazioso’, la Metafisica e il ‘Realismo mitico’, i paesaggi (dagli anni Venti in poi), le composizioni monumentali di figura degli anni Trenta e una selezione di nature morte, per arrivare agli ultimi anni della sua attività.

Il comitato scientifico della mostra è composto da Sandrina Bandera (Soprintendente BSAE di Milano e Direttore Pinacoteca di Brera), Gabriella Belli (Direttore Fondazione Musei Civici di Venezia e già Direttore Mart di Trento e Rovereto), Roberta Cremoncini (Direttore Estorick Collection of Modern Italian Art, Londra), Danilo Eccher (Direttore GAM, Torino), Edith Gabrielli (Soprintendente BSAE del Piemonte), Maria Vittoria Marini Clarelli (Soprintendente e Direttore Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma), Antonio Paolucci (Direttore Musei Vaticani) e Maria Cristina Bandera (Direttore Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi, Firenze).
 

Donna sulla spiaggiamProfilo biografico
Nato nel 1881 a Quargnento (Alessandria), Carlo Carrà si trasferisce nel 1895 a Milano, dove conosce la pittura di Segantini e Previati; nel 1900 parte per Parigi, in occasione della grande Esposizione Universale, e poi per Londra, tappe che sono l’occasione per importanti esperienze artistiche, ideologiche e culturali. Rientrato in Italia, fino al 1902 esegue decorazioni e dipinge i primi paesaggi, passando poi a frequentare i corsi di Cesare Tallone all’Accademia di Belle Arti di Brera, dove conosce Boccioni. Del 1910 è l’incontro con Marinetti e la stesura del Manifesto dei pittori futuristi, elaborato con Boccioni, Russolo, Balla e Severini. Nel febbraio 1912 è presente con gli altri del gruppo a Parigi per la storica mostra Les peintres futuristes italiens: Boccioni, Carrà, Russolo, Balla, Severini. Del 1915 è il libro Guerrapittura, in cui Carrà esprime la sua attività grafica d’avanguardia. Dopo alcune esperienze di ambito primitivista, ancora influenzate dall’ambiente parigino di Picasso e del Doganiere Rousseau, nel 1917 a Ferrara si avvicina a de Chirico e Savinio: è il tempo della pittura metafisica, che determina un profondo cambiamento e prepara anni di meditazione e di studio sulla grande tradizione pittorica italiana. Se ne trova il riflesso nei suoi saggi Parlata su Giotto e Paolo Uccello Costruttore, pubblicati su «La Voce» nel 1916.
La sua collaborazione a «Valori Plastici», la rivista diretta da Mario Broglio, testimonia i suoi interessi critici che più tardi si estenderanno all’impegno recensorio dei fatti artistici nelle pagine dell’«Ambrosiano». Intorno al 1921, Carrà sente il bisogno di riprendere il contatto diretto con la natura: quell’anno, durante l’estate in Liguria, a Moneglia, dipinge il suo capolavoro più noto, Pino sul mare. Fra il 1924 e il 1930 soggiorna in Toscana, scoprendo il paesaggio e le spiagge della Versilia a cui dedica un gran numero di dipinti. Nel 1928 è presente alla Biennale di Venezia con quattordici opere; due anni dopo tiene una personale con Ardengo Soffici alla Galleria Bardi di Milano; nel 1931, ha una sala alla prima Quadriennale d’Arte a Roma. Tra il 1934 e il 1938 viaggia in Campania, in Algeria e a Malta, e si dedica alla grande pittura murale: porta a compimento nel 1938 due grandi affreschi per il Palazzo di Giustizia di Milano. Nel 1941 gli viene assegnata, per chiara fama, la cattedra di pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera. Nel 1942 termina di scrivere la sua autobiografia, La mia vita, pubblicata da Longanesi nel 1943. Nel 1950 ottiene il Gran Premio per la pittura alla XXV Biennale di Venezia. Continuano i soggiorni estivi con la famiglia e gli amici intellettuali in Versilia e a Forte dei Marmi: le “marine” rimangono soggetto prediletto dell’artista fino agli ultimi anni. Carlo Carrà muore a Milano il 13 aprile 1966.

Vele nel portom(1)CARLO CARRA' 1881 - 1966
Catalogo 24Ore Cultura
 
da sabato 27 ottobre 2012 a domenica 27 gennaio 2013
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lunedì chiuso
Giorni di chiusura 24, 25, 31 dicembre 2012, 1 gennaio 2013
Ingresso gratuito
 
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