
Gli interrogativi che informano il progetto della mostra sembrano, in effetti, non meno stringenti che scabrosi posti riguardo alla produzione artistica di oggi: appare senz’altro necessario chiedersi
se la bellezza sia ancora per gli artisti un effettivo valore di riferimento; se rappresenti per loro un ideale, un obiettivo, uno strumento, un pericolo o un tabù; se costituisca un punto rilevante all’ordine del giorno, o si debba ritenere che essa sia stata scalzata (definitivamente?) da altri valori ritenuti maggiormente prioritari, quali la novità, la complessità, l’intelligenza del progetto, l’interesse del processo ideativo rispetto all’esito ultimo, l'espressione originale di prese di posizione in senso lato "politiche".
Siamo forse condannati a non poter più dire di un “opera d’arte” che è bella, ma solo che è originale o, peggio, “interessante” (aggettivo di disdicevole vaghezza e scorciatoia narcotica rispetto a qualsiasi sforzo critico e argomentativo)?
Si tratta di domande, in effetti, quasi altrettanto ardue delle stesse categorie, da cui dipendono, di “bello” e di “opera d’arte”: sulle quali, nonostante tutte le derive filosofiche possibili e immaginabili, la riflessione estetica e ontologica non finisce comunque di macerarsi, anche implicitamente o perfino suo malgrado, essendo tali concetti, per quanto li si cacci fuori dalla porta, destinati a rientrare sempre dalla finestra.

L’esposizione collettiva fiorentina trae così origine da questioni generali di inaggirabile rilievo, proponendosi coraggiosamente di sollecitare una riflessione non effimera intorno a uno dei temi dominanti della storia non solo dell’arte ma anche del pensiero; e riaffermando l’esigenza di indagare la funzione, la finalità e la sostanza della bellezza, in un epoca in cui il suo rapporto con la creazione artistica appare più sofferto che mai: come se essa fosse percepita oggi come una categoria inappropriata a esprimere la complessità delle società moderne.
Le opere scelte per la mostra sono accomunate da un’analoga sollecitazione nei confronti dello spettatore alla più diretta e intensa partecipazione fisica ed emotiva. Viene così esaltato il tema della soggettività dello sguardo, nel tentativo di provocare nel riguardante risposte spiccatamente individuali.
I lavori esposti, da un lato, reinventano tecniche o generi tradizionali dell’arte, come il paesaggio e la figura umana; dall’altro, si pongono in ascolto della natura cercando di catturarne frammenti, oppure riflettono sul potere della bellezza nella sua dimensione individuale o sociale.
Luca Bortolotti, 22/06/2013
GLI ARTISTI:
Vanessa Beecroft (1969, Genova, Italia; vive e lavora a Los Angeles) basa il suo lavoro sul tema del corpo femminile tramite eventi performativi che si strutturano come tableau vivant, ma anche tramite la fotografia, la scultura e il video, muovendosi tra l’estetica di forme classiche idealizzate e tematiche contemporanee come la costruzione e l’oggettivazione dell’io. Ha studiato pittura presso l’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova e ha poi proseguito i suoi studi in scenografia presso l’Accademia di belle arti di Brera a Milano. Beecroft ha tenuto la sua prima performance presso la Galleria Luciano Inga-Pin di Milano nel 1993 ed è del 1994 la sua prima mostra personale, tenutasi presso la Galleria Fac-Simile di Milano. Oggi rappresentata in Italia dalla Galleria Lia Rumma, Beecroft ha esposto il proprio lavoro e ha creato le sue opere site specific in alcuni dei più importanti musei e gallerie del mondo: (2011) Galleria Lia Rumma, Milano; (2010) Mercato Ittico, Napoli; (2009) Long Island City, New York, USA; (2008) Chiesa dello Spasimo, Palermo; (2007) Pescheria di Rialto, Venezia, Biennale di Venezia; Gana Art Gallery, Seoul; (2006) The National Gallery, Londra; Espace Louis Vuitton, Parigi; (2005) Neue Nationalgalerie, Berlino; (2004) Kunsthalle Bielefeld, Bielefeld, Germania; TWA Terminal 5, JFK Airport, New York, USA; (2003) Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Torino; (2002) Biennale di San Paolo, Brasile; (2001) Peggy Guggenheim Collection, Venezia; Palazzo Ducale, Genova; (1998) Guggenheim Museum, New York, USA; (1994) P.S.1 Contemporary Art Center, Long Island City, New York, USA.
Chiara Camoni (1974, Piacenza, Italia; vive e lavora a Giustagnana, sulle Alpi Apuane) lavora con un ampio ventaglio di materiali e seguendo molteplici processi artistici. Esplora la metamorfosi di forme e percezioni nel corso del tempo, mettendo in luce la poeticità di questo costante flusso di apparizione e scomparsa. Diplomata nel 1999 in Scultura presso l’Accademia di belle arti di Brera, dal 2000 è direttore artistico dell’Istituto per la Diffusione delle Scienze Naturali di Napoli e tra il 2002 e il 2006 tiene cicli di conferenze presso la sezione didattica del Museo Archeologico Nazionale. Nel 2007 fonda insieme ad altri artisti il MAGra, Museo d’Arte Contemporanea di Granara (PR) e ne segue la programmazione. Fa parte del gruppo Vladivostok. Tra le mostre recenti: “Punti di vista. Identità, conflitti, mutamenti” a cura di Ludovico Pratesi, Galleria Nazionale, Palazzo Arnone, Cosenza; “Archéologies Contemporaines”, a cura di Aurélie Voltz, Musée de Wurtemberg, Montbéliard; “Certe Cose”, Galleria SpazioA, Pistoia; “Nell’ordine del discorso”, Museo Marino Marini, Firenze; “Young Sculpture International Prize”, a cura di Claudia Gioia, Fondazione Messina, Casalbeltrame, Novara; “Vedere un Oggetto, Vedere la Luce”, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Guarene, Cuneo; “Somiglianze non sensibili”, a cura di Cecilia Canziani, Galerie Opdahl, Stavanger, Norvegia.
Andreas Gefeller (1970, Düsseldorf, Germania; dove vive e lavora) crea opere fotografiche che uniscono uno stile realista di stampo documentaristico con un proprio superamento di questo stesso che impone all’osservatore di modificare la percezione e scorgere diversi livelli di significato nelle strutture della realtà quotidiana. Ha studiato fotografia presso l’Università di Essen dove si è laureato con Bernhard Prinz nel 2000. Nel 2001 è entrato a far parte della Deutsche Fotografische Akademie. Ha pubblicato numerose libri monografici, tra cui Soma, Supervisions, Andreas Gefeller – Photographs e The Japan Series, che nel 2012 ha ricevuto la medaglia d’oro al German Photo Book Awards. Nel 2002 ha tenuto la sua prima mostra monografica presso la Galerie Hohmann di Amburgo e nel 2004 la prima personale presso la Thomas Rehbein Galerie di Colonia. La sua recente mostra The Japan Series è stata ospitata dalla Hasted Kraeutler Gallery di New York (2011) e dalla Thomas Rehbein Galerie di Colonia (2010). Altre sue importanti mostre personali si sono tenute presso: (2011) Kunsthalle Erfurt, Erfurt; (2010) Landesgalerie, Linz; (2010) Munchner Stadtmuseum Sammlung Fotografie, Monaco; (2009) Stadtgalerie Saarbrücken, Saarbrücken; (2009) Hasted Hunt Gallery, New York; (2008) Zern, Berlino; (2007) Kunstverein Heinsberg, Heinsberg. Tra le mostre collettive più recenti: (2013) “Vue d’en haut”, Centre Pompidou-Metz, Metz; (2013) “Metropolis: Reflections on the Modern City”, Birmingham Museum, Birmingham, UK; “Light Sensitive”, Nasher Museum of Art, Durham, North Carolina; (2012) “Wasserstandsmeldung”, Kunstmuseum, Bonn; “Out of Focus”, Saatchi Gallery, Londra; (2011) “The Detour of the Real”, Seoul Photo Festival 2011; (2009) “Realtà manipolate”, CCC Strozzina, Palazzo Strozzi, Firenze; “Ferne Nähe – Natur in der Kunst der Gegenwart”, Kunstmuseum, Bonn.
Alicja Kwade (1979, Katowice, Polonia; vive e lavora a Berlino) spazia tra un ampio ventaglio di materiali e media al fine di creare opere minimaliste che spesso partono dalla decontestualizzazione di oggetti quotidiani, dando luogo a universi paralleli in cui le regole della fisica sono riconfigurate. Ha studiato presso lo Studium der Bildenden Kunst, UdK di Berlino. Tra le sue mostre personali più recenti: (2013) Kunstmuseen Krefeld, Haus Esters, Germania; (2012) “The Heavy Weight of Light”, Harris Lieberman Gallery, New York; “Die Gesamtheit aller Orte”, Kunsthal 44 Møen, Danimarca; “In Circles”, Johann König Gallery, Berlino; “Future Past”, Grieder Contemporary, Zurigo; (2011) “Sensor – Zeitraum für junge Positionen”, ZKM Karlsruhe, Germania; “52°31’17,23, 13°24’02,64”, Polnisches Institut, Berlino; “Alkahest”, Kunstverein Bremerhaven, Germania; (2010) “Probleme massereicher Körper”, Westfälischer Kunstverein, Münster, Germania; “Ereignishorizont”, Kestner-Gesellschaft, Hannover; “Broken away from Common Standpoints”, Museion @ Peep-Hole, Milano. Tra le sue mostre collettive più recenti: “Mise-en-Scène. Skulpturale Rhetorik”, Kwadrat, Berlino; “When Attitudes Became Form Become Attitudes”, CCA Wattis Institute, San Francisco; “One-on-one”, KW Institute for Contemporary Art, Berlino; “Grey Peak of the Wave”, Harris Lieberman Gallery, New York; “COLLABORATIONS & INTERVENTIONS”, Kunsthalle CCA Andratx, Majorca, Spagna; “Made in Germany II”, Kunstverein Hannover, Hannover Germania; “A Touch of Life”, Gallery Anita Beckers, Francoforte, Germania; “GOLD”, Belvedere, Vienna; (2012) “Eros und Thanatos”, Künstlerhaus Bethanien, Berlino; “Surplus Authors”, Witte de With, Rotterdam; “A Disagreeable Object”, SculptureCenter, Long Island City, New York; “New Public”, Museion, Bolzano; “The Garden of Eden”, Palais de Tokyo, Parigi.
Jean-Luc Mylayne (1946; vive e lavora in giro per il mondo) attua uno studio erudito e meticoloso sulla natura e i suoi ritmi per realizzare opere fotografiche che hanno per soggetto uccelli, ripresi con una sapiente costruzione di punti di vista e un talentuoso controllo della messa a fuoco. Prendendo le mosse da un’ampia preparazione filosofica, Mylayne crea fotografie che propongono una meditazione sulla nozione del tempo e sulla relazione tra uomo e natura, portando a riflettere sulla capacità dell’occhio umano non solo di scoprire la bellezza ma anche di costruirla. Tra le sue recenti mostre monografiche: (2012) “Jean-Luc Mylayne”, Sprüth Magers, Berlin; (2011) “Jean-Luc Mylayne”, Gladstone Gallery, New York; (2011) “The Heavens Are Blue”, Nevada Museum of Art, Reno; (2010) “Sky Traces in the Hands of Time”, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia, Madrid; (2010) “To Go Very Softly”, Lannan Foundation, Santa Fe, New Mexico; (2009) Musée d’art contemporain, Lione. Nel 2011 le sue opere sono state esposte nella mostra “ILLUMInazioni” della Biennale di Venezia. Tra le mostre collettive più recenti ricordiamo: (2009) “Dans l’oeil du critique”, Bernard Lamarche-Vadel et les artistes, Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris, Parigi; (2009) “Then the Work Takes Place on the Paradigm of the Conceptual in Contemporary Photography”, Kunsthaus Graz, Austria; (2008) “Out of Time”, Neues Museum Weserburg, Bremen, Germania.
Isabel Rocamora (1968, Barcellona; vive e lavora tra Londra e Barcellona) è un’artista filmmaker anglo-spagnola le cui opere sono incentrate sul linguaggio performativo del gesto umano e la sua relazione con l’individuo e l’identità culturale. Si è formata nel campo del cinema e della performance presso l’Università di Bristol e in fotografia al Maine Workshops negli Stati Uniti. Il suo lavoro si è sviluppato a partire da opere performative (1993-2003), alcune delle quali commissionate da istituzioni come il Bluecoat Arts Centre di Liverpool e il Victoria and Albert Museum di Londra, opere spesso itineranti a livello internazionale tramite il supporto del British Council. Vincitrice di numerosi premi internazionali, come il IMZ Award dell’Aia, il DCW Media Honor di Los Angeles e il Jumping Frames Award di Hong Kong, il suo lavoro è stato ospitato in sedi museali internazionali e è stato trasmesso da programmi dedicati all’arte su canali televisivi come Channel 4 (UK), TVE2 (Spagna) e Arte TV (Francia/Germania). È stata invitata a tenere conferenze nelle varie sedi internazionali delle sue mostre, tra cui la Whitechapel Gallery e la Architects’ Association a Londra, il Royal Art Circle di Barcellona, la Minshar and Hamidrasha Schools of Art in Israele, presso il British Council nei territori palestinesi. La sua mostra personale “The Intimacy of Violence” si è tenuta alla Galeria Senda di Barcellona e presso l’Arts Santa Monica nel maggio 2011. Tra le sue mostre collettive più recenti: (2012-2013) “Shifting Sands: Recent Video from the Middle East”, Stanlee and Gerald Rubin Center for the Visual Arts, The University of Texas at El Paso, Texas; “Vidéoformes 2012”, Clermont-Ferrand, Francia; “Supertemporal”, Kulturhuset, Stoccolma; “The Eye of the Collector”, Villa delle Rose, Bologna, Italia; “Delimitations”, Herzliya Museum of Contemporary Art, Israele; (2011) “Video(S)torias”, Artium, Basque Museum-Center of Contemporary Art, Vitoria-Gasteiz, Spagna; (2010) “Remote Viewing: Best of Loop”, Pacific Design Center, Los Angeles e Arts Santa Monica, Barcellona.
Anri Sala (1974, Tirana, Albania; vive e lavora a Berlino) lavora con film, fotografie, video e installazioni acustiche, trasformando situazioni o momenti specifici in narrazioni poetiche che diventano metafore di temi sociali, culturali e politici. Dopo gli studi in pittura presso l’Accademia nazionale di Belle Arti di Tirana, ha poi proseguito i suoi studi in Francia studiando video presso la Ècole Nationale Supérieure des Arts Décoratifs di Parigi e regia a Le Fresnoy, Studio National des Arts Contemporains, Tourcoing. Vincitore del Leone d’Oro come miglior artista emergente alla Biennale di Venezia nel 2001, è stato scelto per lavorare al padiglione francese nell’edizione 2013. Tra le più recenti mostre personali ricordiamo: (2013) “Anri Sala & Edi Rama: Creating Space Where There Happens to Be None”, Galerie Rüdiger Schöttle. Monaco, Germania; (2012) Centre Pompidou, Parigi; Louisiana Museum of Modern Art, Copenhagen; Museum of Contemporary Art, Detroit; (2011) Serpentine Gallery, Londra; Galerie Chantal Crousel, Parigi; Musée d’Art Contemporain de Montréal, Canada; National Museum of Art Osaka, Giappone; (2009) Marian Goodman Gallery, New York; Johnen Galerie, Berlino. Tra le recenti mostre collettive ricordiamo: (2013) “One on One”, KW Institute for Contemporary Art, Berlino; (2012) “x_sound : John Cage, Nam June Paik and After”, Art Center, Seoul; “One Sixth of the Earth, Ecologies of the Image”, MUSAC, Museo de Arte Contemporáneo de Castilla y León, León, Spagna; Mardin Biennal, Turchia; IX Gwangju Biennale, Corea del Sud; “The Lookout”, National Art School, Sydney, Australia; “Parole delle immagini”, Palazzo Grassi, Venezia; “Erinnerungsräume”, Kunsthalle, Düsseldorf, Germania; “Static Movement”, Museum Folkwang, Essen, Germania; (2011) “Architektonika”, Hamburger Bahnhof, Museum für Gegenwart, Berlino; “Animal Kingdom -There Was An Old Lady Who…”, Schinkel Pavillon, Berlino.
Wilhelm Sasnal (1972, Tarnów, Polonia; vive e lavora a Cracovia) focalizza la sua ricerca sul valore della pittura nell’arte contemporanea, attraverso un approccio eterogeneo di temi, soggetti e stili di pittura. Recentemente ha anche lavorato nel campo del cinema, realizzando film come It Looks Pretty from a Distance (2011) codiretto con la moglie Anna Sasnal, Fallout (2010), Swineherd (2008). Ha studiato architettura presso il Politecnico di Cracovia, per poi proseguire la sua formazione in pittura presso l’Accademia di Belle Arti della stessa città. Sue recenti mostre personali si sono tenute presso: (2012) Haus der Kunst, Monaco; (2011) Whitechapel Art Gallery, Londra; Sadie Coles HQ, Londra; Kurimanzutto, Città del Messico; Anton Kern Gallery, New York; Johnen Galerie, Berlino; (2009) CAC, Centro de Arte Contemporàneo, Malaga, Spagna; Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen K21, Düsseldorf, Germania; Hauser & Wirth Zürich, Svizzera. Tra le recenti mostre collettive a cui ha partecipato: (2012) “About- Blank”, Kunsthalle Münster, Germania; “Image Counter Image”, Haus der Kunst , Monaco; “I Wish This Was a Song. Music in Contemporary Art”, The National Museum of Art, Architecture and Design,Oslo; “A House of Leaves”, The David Roberts Art Foundation, Londra; “Rearview Mirror: New Art from Central & Eastern Europe”, Art Gallery of Alberta, Edmonton, Canada; (2011) “Hirschfaktor. Die Kunst des Zitierens”, ZKM, Karlsruhe, Germania; “Painting Between the Lines”, CCA Wattis Institute for Contemporary Arts, San Francisco; “The Second Strike”, Herzliya Museum of Contemporary Art, Israele; “MMK 1991–2011. 20 Years of Presence”, Museum für Moderne Kunst, Francoforte, Germania; “Space. About a Dream”, Kunsthalle Vienna.
DIDASCALIE IMMAGINI:
1. Vanessa Beecroft, VB66, 2010-2011
Video still Blu-ray, Producer: Max Brun, Cinematographer: Kyle Kibble, Editing: Bella Erikson. Music: The Naming by Philip Glass ©1986 Dunvagen. Music Publishers Inc. Used by Permission, Duration 14'04". Credit ©1986 Dunvagen Music Publishers Inc. Used by Permission. Courtesy Galleria Lia Rumma Milano/Napoli
2. Chiara Camoni, Senza titolo, mosaico, 2011-2012
Marble, 390 x 430 x 45 cm (variable size), Credit Courtesy SpazioA, Pistoia.
3. Jean-Luc Mylayne, N° 520, Février - Mars - Avril 2007, 2007
C-Print, 185 x 230 cm, Credit Courtesy the artist, Sprüth Magers Berlin London © Jean-Luc Mylayne
4. Vanessa Beecroft, VB66, 2010-2011
Video still. Blu-ray, Producer: Max Brun, Cinematographer: Kyle Kibble, Editing: Bella Erikson, Duration 14'04"
Credit Music: The Naming by Philip Glass. ©1986 Dunvagen Music Publishers Inc. Used by Permission. Courtesy Galleria Lia Rumma Milano/Napoli.
5. Chiara Camoni - Salvatore Esposito, Mefite, 2005
Video still. Video, 4'00'', Credit Courtesy SpazioA, Pistoia.
6. Andreas Gefeller, Untitled (Plant on Wall), 2010
Pigment Print on Fine Art Paper, 130 x 222 cm. Credit from "The Japan Series". Courtesy Thomas Rehbein Galerie Cologne and Hasted Kraeutler New York.
7. Alicja Kwade, Teleportation (54° 55' 24.524'' N / 12° 10' 33.132'' E), 2011
Vetro, lampade Kaiser-Idell / Glass, Kaiser-Idell lamps, Variable dimensions
Credit Exhibition view "Die Gesamtheit aller Orte", Kunsthal 44 Moen, Denmark, 2012. Courtesy the artist and Johann Konig, Berlin
8. Jean-Luc Mylayne, N° 295, Mars - Avril 2005, 2005
C-Print – Dittico / Diptych, 123 x 153 cm ognuno / each
Credit Courtesy the artist and Sprüth Magers Berlin London and Gladstone Gallery, New York, Brussels. © Jean-Luc Mylayne
7. Isabel Rocamora, Body of War, 2010
Film S16 mm to HD. Credit © The artist, 2010. Courtesy of Galeria SENDA
8. Anri Sala, DAMMI I COLORI, 2003
Video, stereo sound, 15' 25''
Credit Courtesy the artist and Galerie Chantal Crousel, Paris; Marian Goodman Gallery, New York, Hauser & Wirth Zürich London; Johnen/Schöttle, Berlin, Cologne, Munich
9. Wilhelm Sasnal, Anka in Tokyo, 2006
Olio su tela / oil on canvas, 35 x 50 cm. Credit Collection Broere Foundation
Un'idea di bellezza.
Vanessa Beecroft, Chiara Camoni, Andreas Gefeller, Alicja Kwade, Jean Luc Mylayne, Isabel Rocamora, Anri Sala, Wilhelm Sasnal
Centro di Cultura Contemporanea Strozzina - Fondazione Palazzo Strozzi
Piazza Strozzi, 50123 Firenze
Tel. +39 055 2645155
Email: news@strozzina.org
ORARIO
martedì-domenica 10.00-20.00
giovedì gratuito 18.00-23.00
lunedì chiuso.