Il 17 di marzo si apre ad Ascoli Piceno la mostra “Cola dell’Amatrice da Pinturicchio a Raffaello”, che con 70 opere dà il via alla terza delle manifestazioni del
progetto “Mostrare le Marche”, un programma di importanti rassegne d’arte nato per volontà della Regione allo scopo di valorizzare ulteriormente il patrimonio culturale marchigiano nel
biennio 2017/2018. Si tratta di dieci opere del maestro
Nicola Filotesio, detto Cola dell’Amatrice e di 60 opere di pittori che vanno da Pinturicchio a Raffaello legati alla sua attività artistica.
Cola fu pittore e architetto e anche se nacque ad Amatrice quando apparteneva all’Abruzzo, nella prima metà del sec. XVI, visse e svolse la maggiore attività in Ascoli Piceno. Ad Ascoli ottenne la cittadinanza nel 1521 e la nomina a "pubblico architetto"..jpg)
Ed è proprio ad Ascoli che, in una cornice cittadina ricca di patrimonio storico artistico, apre la mostra dedicata a Cola dell’Amatrice rendendo onore a un figlio adottivo che con la sua arte e ingegno diede lustro alla città. Gli esordi nell’arte figurativa lo videro attratto dagli ultimi esiti dell'arte crivellesca, con il
S. Giacomo della Marca della Galleria nazionale di Urbino
, i Quattro Santi della chiesa di S. Angelo Magno in Ascoli Piceno. Nella sua evoluzione artistica volse lo sguardo, verso i grandi maestri del Rinascimento, dal Signorelli a Raffaello e, dopo il soggiorno romano, inevitabilmente a
Michelangelo Buonarroti.
Si tratta della
terza delle manifestazioni del progetto “Mostrare le Marche”, un programma di importanti rassegne d’arte nato sotto la spinta propulsiva della Regione allo scopo di valorizzare ulteriormente il patrimonio culturale nel biennio 2017/2018. Un comitato scientifico di tutto rispetto con Antonio Paolucci (Presidente onorario) StefanoPapetti (curatore) Luca Pezzuto (curatore), Barbara Agosti, Anna Maria Ambrosini Massari, Alessandro Angelini, Alessandro Delpriori, Silvia Ginzburg, Michele Maccherini, Simonetta Prosperi Valenti Rodinò, si assume l’onere di garantire al visitatore una visione di insieme della produzione dell’artista percorrendo con dieci tavole l’opera artistica del Cola, per questo in mostra troviamo accanto alle sue opere
Raffaello, il Pinturicchio, il Perugino, il Crivelli, Luca Signorelli, e ancora Pietro Vannini, Filippino Lippi. La mostra è arricchita da un supporto documentario e espone, per la prima volta, il taccuino di disegni di Cola dell’Amatrice, fra cui spiccano i suoi studi su
Luca Pacioli, su Leonardo, le sue riflessioni sulla stanza della Segnatura e dunque su
Raffaello. Le dieci tavole di Cola sono state
oggetto di importanti indagini diagnostiche e, fra queste, sei sono state restaurate. Lo studio sulle tecniche utilizzate da Cola ha prodotto risultati importanti sotto l’aspetto scientifico e della conoscenza della tecnica e dei pigmenti utilizzati dal maestro di Amatrice che, con l’aggiunta dei documenti fruibili, consente di ampliare a tutto tondo la conoscenza del maestro
Nicola Filotesio, detto Cola dell’Amatrice.
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La mostra nella
prima sezione, intende affrontare il tema della formazione di Cola sulla base dei più recenti studi che hanno definitivamente riconosciuto l’importanza della conoscenza da parte dell’artista amatriciano delle opere di
Perugino, Antoniazzo Romano e Pinturicchio: il confronto fra le prime tavole eseguite da Cola, come gli sportelli della Abbazia di Farfa che saranno esposti in mostra con
un nuovo documento che li riferisce a lui, e lo
stendardo di Perugino, le tavole di
Pinturicchio e Antoniazzo Romano prestate dai musei di Rieti, di Perugia e di Siena permetteranno un efficace confronto visivo.
L’arrivo di Cola ad Ascoli Piceno nel 1508 per eseguire il polittico di Piagge costituisce il nucleo della
seconda sezione della mostra: la sua attività nell’ascolano, testimoniata dalla pala già a Folignano oggi nella collezione della Banca Popolare Emilia Romagna e da quella di Campli, apriva nuove prospettive nell’ambito dell’arte locale, ancora dominata dallo stile di
Carlo Crivelli e dei suoi epigoni.
Presente a Roma nel 1513 per collaborare alla decorazione della sede vescovile di Ostia commissionata dal
cardinale Riario, Cola scopre gli affreschi di
Filippino Lippi della cappella Carafa nella Basilica di Santa Maria in sopra Minerva (del quale sarà esposto in mostra un disegno preparatorio del Museo degli Uffizi) e ne apprezza la sofisticata rievocazione del mondo classico, ma soprattutto si aggira incuriosito nella
Stanza della Segnatura, realizzando rapidi schizzi degli affreschi di Raffaello raccolti nel taccuino di Cola, conservato a Fermo ed esposto alla mostra.
Il rientro ad Ascoli Piceno dopo la parentesi romana
vede Cola impegnato in importanti progetti aggiornati sulla base di quanto aveva veduto nell’Urbe, come dimostra la Pala di san Vittore del 1514, la Istituzione dell’Eucarestia, il grande
retablo un tempo nella chiesa di san Francesco, la “Morte della Vergine” che rientrerà ad Ascoli dai Musei Capitolini o il trittico di Force, oggi nella Pinacoteca Vaticana.
Muovendosi fra Ascoli Piceno e l’ Aquila per progettare la chiesa di san Bernardino,
Cola dimostra ormai di essere un artista affermato anche nel campo dell’architettura e dispone di una bottega che lo supporta nella sua intensa attività, come attestano gli affreschi conservati nell’aula capitolare del complesso monumentale di san Francesco, dove sarà ospitata una sezione della mostra che include, accanto ad altri significativi disegni dell’artista, anche le sculture in terracotta dipinta dei suoi colleghi abruzzesi Saturnino Gatti e Silvestro dell’Aquila.
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Molte delle tavole di Cola dell’Amatrice esposte in questa mostra, che fa seguito alla esposizione del 1991 tenutasi presso la Pinacoteca di Ascoli Piceno, provengono dai centri appenninici segnati dal recente terremoto, da quelle località comprese fra Lazio, Abruzzo, Marche ed Umbria dove nel Rinascimento ha avuto luogo una insospettabile fioritura artistica segnalata fin dagli anni cinquanta da Federico Zeri.
Grazie alla disponibilità di alcune importanti istituzioni museali, come la Pinacoteca Vaticana ed i Musei Capitolini, nonché di alcune prestigiose fondazioni bancarie sarà possibile rivedere per qualche tempo nel capoluogo piceno le imponenti tavole dipinte da Cola dell’Amatrice per le chiese della città e del territorio, dalle quali furono alienate nei primi decenni dell’Ottocento per essere immesse sul mercato antiquario romano da conoscitori senza scrupoli, come l’ascolano
Ignazio Cantalamessa Carboni, i quali, approfittando della dabbenaggine e dell’incompetenza del clero locale, riuscirono ad acquistare per cifre modeste le opere che oggi possiamo ammirare nei più importanti musei internazionali: persino al Museo di Melbourne è esposta una tavola raffigurante sant’Elena con la croce, che faceva parte di un imponente
retablo dipinto da Cola dell’Amatrice per la chiesa di San Francesco ad Ascoli Piceno, sfuggita alla musealizzazione delle restanti porzioni dell’opera dopo l’Unità d’Italia.
La mostra, grazie alla disponibilità della
Biblioteca Comunale di Fermo, consentirà per la prima volta di ammirare anche
vari fogli del Taccuino di Cola dell’Amatrice appartenuto all’ eccentrico pittore e collezionista marchigiano Fortunato Duranti (Montefortino, 1787-1863): si tratta di una rara testimonianza giunta fino a noi che raccoglie studi dalle opere di altri autori, progetti, ricette per la fabbricazione di vernici e colori, indicazioni iconografiche che danno vita ad uno zibaldone indicativo della vasta cultura di Cola e del suo
modus operandi.
Le tavole di Cola dell’Amatrice presenti nei Musei Civici di Ascoli Piceno, in vista della mostra, sono state oggetto di una
ricognizione diagnostica effettuata dai tecnici dello spin off “A.R.T. and Co.”, attivato dall’Università degli Studi di Camerino nell’ambito del Corso in Tecnologia per la Conservazione dei Beni Culturali che ha sede nel capoluogo piceno:
attraverso la riflettografia è stato possibile rilevare le profonde trasformazioni che l’artista stesso realizzò in corso d’opera e la tecnica disegnativa da lui utilizzata. Anche i pigmenti usati da Cola non sono più un mistero e possiamo finalmente conoscere con esattezza le sostanze da lui sfruttate per dipingere i suoi capolavori. I risultati di queste sofisticate indagini, certamente fondamentali per progettare interventi di restauro più consapevoli circa i materiali che caratterizzano i dipinti di Cola dell’Amatrice, si rivelano anche un importante strumento per accertare la autografia delle molte opere che compongono il suo vasto repertorio.
La mostra intende anche mettere in evidenza l’attenzione di Cola per l’ambito della scultura , in particolare per l’attività di
Saturnino Gatti e degli altri maestri abruzzesi, le cui opere in terracotta policroma dialogheranno con i dipinti del Filotesio.
La mostra è percorribile attraverso più luoghi espositivi: dalla
Pinacoteca Civica, che già ospita alcuni delle opere più rappresentative di Cola dell’Amatrice, il percorso espositivo si allarga ad altri luoghi della città di Ascoli Piceno legati alla presenza del pittore di Amatrice:
l’antico capitolo del complesso monumentale di San Francesco, dove da poco sono stati ricollocati gli affreschi vetero testamentari che erano stati strappati a metà degli anni Cinquanta del Novecento, ospiterà la sezione dedicata alla grafica, mentre nel
refettorio del convento dell’Annunziata, oggi sede della Facoltà di Scienze dell’Architettura dell’Università degli Studi di Camerino, sarà possibile ammirare
l’affresco di Cola raffigurante la “Salita al calvario”.