50 ANNI DI BALLATA DEL MARE SALATO:
COME IL FUMETTO DIVENTA ROMANZO

di
Lisa VITALI

«Quando ho voglia di rilassarmi leggo un saggio di Engels, se invece desidero impegnarmi leggo Corto Maltese»: con queste parole Umberto Eco descriveva la ‘letteratura disegnata’, o meglio Graphic Novel, termine che Pratt ha sempre utilizzato per descrivere i suoi racconti.
La ‘ballata sul mare salato’ compie quest’anno cinquant’anni, essendo uscita per la prima volta sul numero 1 della rivista Sgt. Kirk a Genova: incredibilmente questa prima edizione non ebbe successo e per di più il personaggio di Corto Maltese non ne è neanche il protagonista assoluto, infatti entra in scena solamente dopo quattro tavole come un novello Cristo crocifisso nelle acque; non sappiamo ancora nulla di questo personaggio ed è lui stesso ignaro del suo passato,  ma sarà lo stesso Pratt a darci una descrizione di questo eroe romantico negli anni a venire.
Corto Maltese nasce a La Valletta il 10 Luglio 1887: luogo non scelto a caso bensì acutamente ricercato, infatti Malta ottenne l’indipendenza dall’Inghilterra nel 1964, solamente tre anni prima della pubblicazione della ‘Ballata’ dato che l’autore la reputava all’epoca l’isola più libera all’interno del Mediterraneo, e lo stesso Corto Maltese doveva essere un personaggio libero, in grado di autodeterminarsi. Riguardo a questo aspetto è emblematico l’incontro con un’amica della madre – gitana di Siviglia – che leggendogli la mano nota inorridita come il nostro eroe non avesse la linea della fortuna: per questo motivo prenderà un rasoio e se la inciderà da solo, affermando di essere libero e che la fortuna se la creava da solo.
Hugo Pratt ha sempre affermato di non associare la propria persona a quella di Corto Maltese: Corto era fortunato con le donne, poteva viaggiare dove voleva e fare ciò che più gli piaceva, ma viene smascherato dalla figlia di Umberto Eco,allora bambina, che incontratolo insieme al padre nella Terrazza Martini di Milano sussurra all’orecchio del semiologo che Pratt era Corto Maltese, sia per certi caratteri fisiognomici sia per certi suoi aspetti biografici, come il fatto di evitare sempre di comprarsi casa per la paura di diventare troppo sedentario e di sentirsi come in una gabbia. Corto Maltese è un personaggio libero, senza legami, e questo è chiaro già dalla ‘Ballata’, e per di più non è neanche un eroe interamente positivo che si batte per salvare la ragazza, la giovane Pandora Groovesnore, bensì ha tutte le sfaccettature dell’uomo comune, sia in positivo che in negativo: dobbiamo sempre ricordare che Pratt è figlio anche della letteratura inglese, americana e specialmente di Stevenson, infatti l’ultimo dono fattogli dal padre prima morire in Etiopia fu proprio ‘L’isola del tesoro’, e questo autore è per eccellenza la personificazione del doppio come in romanzi del calibro di Dottor Jeckyll e Mr. Hyde. Corto non è il solo personaggio della ‘Ballata’ a poter essere definito così: Rasputin è si un pendaglio da forca della peggior specie ma è anche acculturatissimo, legge i ‘viaggi di Bouganville’ e assomiglia sia fisicamente che psicologicamente al personaggio da cui prende il nome, appunto il Rasputin consigliere dei Romanov anche se Pratt lo negherà sempre. Vi è però un dettaglio che appare insignificante ma che certamente accomuna il Rasputin di Pratt con la leggenda di quello reale, il fatto che si creda che entrambi non possano morire.
Questo non è l’unico personaggio preso dalla vita reale, lo è anche il capitano Slutter, capitano tedesco della marina: i suoi tratti fisiognomici infatti sono inconfondibilmente associabili a quelli di Bonvi, autore della Sturmtruppen, e per tornare al discorso accennato precedentemente del dualismo all’interno dei personaggi prattiani, non possiamo dimenticarci del Monaco, il pirata più spregiudicato che governa questi mari ma che non riesce a tollerare la vista di Pandora scappando come un bambino.
In questo racconto ambientato in Melanesia, in particolare nella zona della Papua Nuova Guinea, gli indigeni sono descritti nei minimi dettagli e viene sottolineata una grandissima passione di Hugo Pratt che non lo abbandonerà mai: l’etnografia, lo studio e l’esecuzione precisa di ogni dettaglio appartenente a culture differenti sia nei modi di vestire che nei modi di pensare e di vivere, come il malesiano Tarao, uno fra i pochi personaggi a tutto tondo presenti nel racconto, anche se tutti gli indigeni, unico particolare estemporaneo, parlano tutti con accento veneziano. Il tratto utilizzato da Pratt in questo periodo della sua vita è ben definito, ben marcato, tutti i personaggi sono descritti fin nei minimo dettagli e molti suoi critici hanno sempre detto che non aveva paura di sporcare il foglio con la china, descrivendo al meglio anche i paesaggi, caratteristica che si andrà perdendo negli ultimi anni della sua vita, quando i contorni si faranno più sfumati e i personaggi verranno rappresentati solo tramite pochissimi tratti.
Hugo Pratt negli ultimi anni della sua vita abbandonò il personaggio di Corto Maltese, affermando che nella società moderna, frenetica, attaccata ai beni materiali, lontana dalla fantasia e da quell’isola che si era creato all’interno della sua mente, non vi era più posto per un eroe come lui, un eroe romantico, senza scrupoli, senza casa, e che sarebbe potuto ritornare solo in momenti più felici.
Certamente questi  non sono ancora giunti, ma dopo la sua morte si è sentita comunque l’esigenza di portare avanti questo personaggio, di farlo rivivere per ritrovare l’evasione in luoghi lontani e dimenticati non trattando il suo alter ego solo come un semplice personaggio dei fumetti, bensì una vera opera d’arte, un personaggio a tutto tondo appunto di un ‘romanzo illustrato’, definizione da lui assolutamente voluta ma attribuitagli solo da poco tempo.
Per questo una coppia di giovani argentini da pochi anni ha ricominciato a pubblicare le storie di Corto Maltese, perché in fondo di arte e di evasione in isole sconosciute, abbiamo bisogno ora più che mai.
di
Lisa VITALI                              Bologna  21 / 3 / 2017