E’ stata inaugurata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella giovedi 13 aprile u.s. alla presenza di Ana Pastor Julian Presidente della Camera dei Deputati della Spagna alla presenza del ministro Beni Culturali Dario Franceschini la mostra
“Da Caravaggio a Bernini. Capolavori del Seicento italiani nelle Collezioni Reali di Spagna”.
La mostra che già aveva visto luce lo scorso anno a Madrid venne allestita presso el Palacio Real de Madrid registrando un grande successo di pubblico ed è arrivata in questi giorni nella capitale portando in mostra capolavori perlopiù italiani che la potentissima corte spagnola dell’epoca acquisì per abbellire le proprie dimore. La mostra è curata da Gonzalo Redin Michaus, ed è frutto di una cooperazione italo-spagnola.
In mostra a Roma 60 capolavori del Patrimonio Nacional, istituzione iberica che conserva e valorizza il patrimonio artistico della Corona. L’evento offre una panoramica delle differenti scuole italiane di pittura del XVII secolo da Bologna con Guido Reni, Francesco Barbieri detto il Guercino Francesco Albani; Roma con Giovanni Baglione, Andrea Sacchi, Carlo Maratti, Charles Mellin; sino a Napoli con Michelangelo Merisi da Caravaggio, Jusepe de Ribera, Luca Giordano, Andrea Vaccaro e Francesco Solimena per citarne alcuni che si sono legati alla Spagna per via delle committenze e soprattutto degli acquisti dei notabili iberici.
L’esposizione presso la prestigiosa sede capitolina delle Scuderie del Quirinale accoglie il pubblico in visita su i due piani espositivi. Apre l’evento al primo piano con un impatto, ricercato e forte, il dipinto che è stato voluto come simbolo della mostra,
Salomè con la testa del Battista,(fig.1) opera di qualità eccellente del periodo napoletano di Michelangelo Merisi da Caravaggio. Tutte le opere presenti in mostra possono essere considerate dei capolavori assoluti. Ed è raro che questo normalmente accada per come ultimamente siamo stati abituati. Muovendosi, seguendo il percorso dell’esposizione, ci si imbatte sull’opera di grandi dimensioni di Diego Velasquez, La tunica di Giuseppe, proveniente dall’Escorial, realizzata verso il terzo decennio del Seicento e influenzata dal viaggio in Italia del pintor per eccellenza del barocco iberico. Alla destra di questo dipinto due opere di Jusepe de Ribera un san Girolamo in meditazione e Giacobbe e il gregge di Labano, un’opera del 1632 di alta qualità, dove l’impronta naturalista
dello spagnoletto, durata sino alla metà del terzo decennio, tende oramai a dirigersi verso il pittoricismo neoveneto nel quale il pittore si avvierà dopo la parentesi caravaggesca.
Al piano secondo subito all’ingresso della sala espositiva c’è la Roma di Gian Lorenzo Bernini che accoglie il pubblico con un
Gesù crocifisso bronzeo, (fig.3) opera unica di metallo che ci sia pervenuta di questo artista, acquistata a Roma dal IV duca di Terranova per il re Filippo IV. Segue più avanti un altro capolavoro di Alessandro Algardi, una miniatura di cm 100x65 dell’altare di Leone I presente nella Basilica di san Pietro a Roma: l’Incontro tra Attila e papa Leone I Magno. Quest’opera ritenuta un lavoro preparatorio vide la collaborazione di Domenico Guidi ed Ercole Ferrata gli allievi più fidati del maestro bolognese. Nella stessa sala, insieme alle opere scultoree di: Antonio Raggi, una Maddalena abbracciata alla croce con Gesù crocifisso attribuito ad Algardi, ammiriamo
La logica (fig.4) uno dei dipinti più strepitosi del pittore napoletano Andrea Vaccaro ispirato al naturalismo di Caravaggio ma reinterpretato in chiave classicista. Chiudono la mostra due dipinti di Luca Giordano dove
spicca l’asina di Balaam opera influenzata dal soggiorno del pittore napoletano a Venezia.
19.04.17 Rdt