Il Complesso del Vittoriano a Roma ospita fino all’11 settembre 2016 i capolavori di Alphonse Mucha.

La rassegna a cura di Tomoko Sato raccoglie oltre 200 tra dipinti, manifesti, disegni, opere decorative, gioielli e arredi che ripercorrono l’intero percorso creativo dell’artista ceco che combinando immagini di donne seducenti a composizioni e layout tipografici innovativi s’impose come il massimo esponente dell’art nouveau.  Grazie a lui nacque il nuovo genere di arte visiva fiorito nella Parigi Belle Époque. Lo stile Mucha indicava tutta una serie di opere grafiche e oggetti che arredavano le case borghesi. Nel 1904, durante una visita negli Stati Uniti, i mass media salutarono Mucha come il più grande artista decorativo del mondo. Con la sua creatività di illustratore stravolse l'arte grafica creando originalissimi manifesti. Intraprese la sua carriera in Moravia, lavorando come pittore decorativo principalmente per scenografie teatrali; nel 1879 si trasferì a Vienna come scenografo.

Qui accrebbe le sue conoscenze tecniche e artistiche. Nel 1881 fa rientro in Moravia. È allora che il conte Karl Khuen Belasi di Mikulov si interessa al suo lavoro e lo assume per decorare con degli affreschi i suoi castelli di Emmahof e di Gandegg, nel Tirolo. Il conte è talmente impressionato dal lavoro di Mucha che decide di sostenerlo e grazie a questo sussidio Mucha potrà iscriversi all'Accademia delle belle arti di Monaco di Baviera. Dopo un periodo di autodidatta, nel 1887 è a Parigi, dove continua i suoi studi presso l'Académie Julian e presso l'Academie Colarossi, divenendo uno dei più accreditati pittori dell'Art Nouveau, portando sul piano estetico ciò che nasceva come linguaggio di uso giornaliero. Nel 1894 la svolta; fu incaricato di realizzare un poster per pubblicizzare Gismonda, un'opera teatrale di Victor Sardou con protagonista la “divina”, Sarah Bernhardt. La qualità del disegno convinse Sarah Bernhardt a proporgli un contratto della durata di diversi anni. Le opere in mostra in si articolano in varie sezioni: Mucha bohemien a Parigi,  Mucha in America come  pubblicitario, Mucha il patriota, l'artista che avrebbe voluto usare la sua celebrità comunicativa in favore dei popoli slavi,  in un’utopia che vedeva tutte le minoranze vivere in armonia, indipendenti dall’impero austro-ungarico.

La sua produzione comprende moltissime opere. Ne fanno parte pannelli decorativi, cartelloni pubblicitari, manifesti teatrali, fra i quali la litografia per la Dame aux camelias, copertine per riviste, calendari, illustrazioni librarie e così via. Ogni immagine è realizzata in maniera estremamente raffinata: un segno grafico pulito ed elegante delimita tutte le sue figure, quasi sempre femminili. Allegorie delle stagioni o dei pianeti, sono giovani donne in abiti dal taglio neoclassico, circondate da motivi floreali che formano cornici geometriche attorno alla figura. Fatto rientro in Europa, Mucha si stabilì a Praga,  curando  le decorazioni del Teatro delle Belle Arti e di altri importanti palazzi fin quando la Cecoslovacchia, dopo la Prima guerra mondiale, ottenne  l'indipendenza ed egli ne immortalò l’immagine in francobolli, banconote e altri documenti governativi della neonata nazione.

A Parigi fu poi iniziato alla Massoneria e l'influenza del simbolismo massonico si percepisce in molte sue opere. Dopo la nascita della Cecoslovacchia nel 1918, Mucha ebbe un ruolo decisivo nella fondazione della prima Loggia ceca, la Komensky di Praga, divenendo Gran Maestro della Gran Loggia di Cecoslovacchia, creando molti disegni a tema strettamente massonico, comprese patenti, carte intestate e medaglie. In questi anni realizzò quello che è considerato il suo capolavoro, l'Epopea slava, una serie di grandi dipinti che descrivono la storia del popolo slavo.

L'Epopea Slava venne completata e presentata a Praga fra il 1910 e il 1928.  Il pittore realizzò nel castello Zbirov venti grandi tele (6x8 metri) che raccontano i principali avvenimenti della storia slava fra il III e il XX secolo. Fin dall'inizio questa serie fu destinata quale dono alla città di Praga, ma a causa delle dimensioni gigantesche, l'Epopea all'inizio venne esposta solo parzialmente nel Palazzo dell'industria, poi in una scuola locale.  Nascosto dai patrioti cecoslovacchi durante l'occupazione nazista, l'intero ciclo è stato conservato nel castello di Moravsky Krumlov per essere poi definitivamente trasferito nel Veletržní Palác a Praga nel 2012. Durante i suoi viaggi, Mucha trasse numerose fotografie e disegni del popolo slavo, che tuttavia ai suoi occhi appariva arretrato, ignorante e superstizioso.

Questa importante opera, intrisa di un forte simbolismo, si riferisce all'abolizione della servitù della gleba in Russia ottenuta nel 1861. L'idea originaria di Mucha di una celebrazione gioiosa dell'evento, si trasformò poi nella realistica rappresentazione di una folla indifferente, divisa in piccoli gruppi, di fronte all'imponente mole della cattedrale di San Basilio, a conferma della reale incomprensione del popolo nei confronti dell'importanza dell'editto. Mucha credeva nell’universalità dell’arte, nel suo potere d’ispirazione e di comunicazione, auspicando la creazione di un’unione spirituale dei popoli slavi e, in ultima analisi, di tutto il genere umano. L’artista sognava un mondo migliore, dove le minoranze etniche di qualsiasi background culturale avrebbero potuto vivere in armonia senza subire le minacce delle nazioni più potenti. L‘amore di Mucha per la propria terra e per gli ideali utopici è stato tuttavia sempre traslato attraverso una visione onirica, leggiadra e sublime. Visione che sarà offerta al pubblico per i prossimi mesi e che merita senz’altro grande attenzione visiva ed emotiva insieme.