A pag. 8 del “Fatto Quotidiano” di oggi, 5 settembre 2013, Tomaso Montanari denuncia a chiare lettere (nell’articolo “Il Canova in frantumi per una mostra inutile”) un grave episodio, verificatosi il mese scorso, di irreparabile danneggiamento di un gesso canoviano conservato all’Accademia d’Arte di Perugia, raffigurante l'Uccisione di Priamo (fig. 1), sin qui sostanzialmente sottaciuto dalla stampa nazionale e al quale hanno dato risalto solo le cronache delle testate locali (a partire dal “Corriere dell’Umbria”).


Ci sembra necessario rilanciare la notizia dell’accaduto, riportando direttamente - e senza commenti che risulterebbero superflui - le parole di Montanari (al cui articolo per esteso naturalmente rimandiamo), che oltre a descrivere l’evento fa luce sulle circostanze che l’hanno generato (accidentalmente, va da sé, ma non innocentemente), fornendo, purtroppo, ulteriori argomenti al tema più ampio e sempre più scottante delle motivazioni, del fondamento e del senso di esposizioni come quella che sta all’origine della perdita del pezzo canoviano: argomenti che reclamano un dibattito pubblico sempre più ampio e serrato.

“Il 2 agosto un bassorilievo in gesso di Antonio Canova è stato staccato dal muro dell'Accademia d'Arte di Perugia per essere spedito a soli 24 chilometri di distanza, a una trascurabile mostra di Assisi intitolata semplicemente “Canova” (…) Il gesso, cadendo, si è ridotto in mille pezzi (…) La mostra di Assisi è una specie di franchising della Gipsoteca Canoviana di Possagno, l'istituzione che raccoglie l'eredità dell'artista, e che oggi è stata trasformata in una fondazione, e dunque immancabilmente cannibalizzata dalla politica (…) I cocci del rilievo di Canova ci ricordano che il mostrificio politico-commerciale in servizio permanente-effettivo non mette a rischio solo la funzione civile e culturale del patrimonio. Ne minaccia la stessa sopravvivenza materiale”.
(05/09/2013)

Antonio Canova_Uccisione di priamo_Accademia Perugia