Riceviamo e volentieri pubblichiamo, il parere di Sergio Benedetti sulla "Giuditta" attribuita a Caravaggio che ha sollevato molte polemiche tra gli addetti ai lavori; Benedetti è stato a lungo Direttore della National Gallery di Dublino ed è noto a tutti come uno dei pochi studiosi che ha rintracciato un capolavoro di cui si erano perdute le tracce

"E' logico che le impressioni che si traggono dall'osservazione delle prime foto di questo quadro non possono essere che caute e approssimative. Solo la visione diretta del dipinto può permetterci delle risposte più sensate che, comunque, come spesso accade,non è detto che portino ad un giudizio definitivo. Ciò nonostante, alcuni dettagli fotografici tra quelli che ormai circolano numerosi sulla rete, consentono qualche considerazione.

Penso innanzi tutto che si possa escludere che le due opere, la Giuditta di Napoli e quella attualmente a Parigi, possano essere state dipinte dallo stessa mano. Le due tele mostrano infatti due diversi modi di dipingere e, soprattutto, due diverse tavolozze cromatiche. Il pittore della “Giuditta” di Palazzo Zevallos fa un uso considerevole di toni bruni e giallo ocra, una caratteristica presente nei dipinti certi di Louis Finson, e pertanto l'intuizione su questo quadro per primo avuta da Leone De Castris è ancora, a mio giudizio, del tutto valida. Sulla base delle immagini fotografiche, l'aspetto della tela di Parigi sembrerebbe invece diverso: qui i colori appaiono più luminosi e le forme sono certamente meglio definite. Si potrà obbiettare che al confronto con la “Giuditta” di Palazzo Barberini questa nuova composizione sia troppo statica per scaturire dalla mente del Caravaggio, ma quasi 8 anni separano i due dipinti e grandi differenze - di stile e di pennellata - si notano anche tra le due Cene in Emmaus, di Londra e di Milano. Personalmente trovo molto intrigante il bellissimo volto di Giuditta che, con sguardo serio, si volge verso l'osservatore. Come sappiamo, ciò avviene anche nella Madonna del Rosario. Lì, il gentiluomo inginocchiato in basso a sinistra si volge infatti anch'esso verso lo spettatore e oggi, con qualche fondamento, viene suggerito che possa trattarsi del Duca di Benavente. Forse, allora, anche la Giuditta parigina potrebbe nascondere una fisionomia nobile, ma credo che per il momento questa possa essere solo un'ipotesi avvincente.
Sarà poi essenziale verificare se quella sicurezza di pennellata, che appare in molti dettagli del quadro parigino, sia anche dal vivo una realtà. Questo potrebbe essere è un fattore decisamente a favore per un opinione positiva dell'opera. Così lo sono anche il lasciare la preparazione in vista nelle zone d'ombra, o l'aggiungere dei capelli, o dei fiotti di sangue, a figure già ultimate.
Vorrei aggiungere infine, che guardando la mano sinistra della Giuditta, che blocca la testa di Oloferne, si nota un dito mignolo disteso, un dettaglio che manca nella versione di Palazzo Zevallos ed è certo un particolare che un copista difficilmente poteva inventare.
Ripeto, queste sono solo alcune prime impressioni che dovranno essere controllate al contatto diretto con il dipinto e dall'osservazione accurata delle radiografie".