
Pur essendo sempre stato reputato, quasi per antomasia, un artista dalla personalità e dall’indole creativa irriducibilmente singolare (luogo comune nel quale, come spesso accade, si fondono una quota non trascurabile di realtà e una dose non meno massiccia di semplificazione critica),
El Greco approdò al suo stile così marcatamente idiomatico attraverso una
lenta metabolizzazione di tutti gli elementi acquisiti nel corso dei suoi due primi decenni di attività.
Sino alla soglia dei quarant’anni, infatti, il suo lavoro fu strettamente ancorato, dapprima, alla tradizione delle icone cretesi, che costituì il suo naturale ambito di formazione, e poi, nel decennio trascorso tra Venezia e Roma (1567-1577), alla contemporanea scuola italiana, dove subì l’influenza soprattutto di
Tiziano, Tintoretto, Jacopo Bassano, Parmigianino e anche
Michelangelo (sebbene Dominikos non avesse risparmiato critiche severe alla pittura di quest’ultimo). Fu solo dopo il trasferimento in Spagna (prima a Madrid e poco dopo, definitivamente, a Toledo) che si verificò nella pittura del Greco la piena definizione, negli anni Ottanta del Cinquecento, della sua maniera totalmente personale, in cui tutti gli elementi che ne avevano sin lì orientato gli sviluppi si ritrovarono ormai metabolizzati, trasfigurati e definitivamente fusi all’interno di un linguaggio affrancato da qualsiasi stringente termine di paragone.

La mostra si concentra in particolare su un aspetto che contrasta salutarmente le insidie ermeneutiche della pur sempre seducente leggenda dell’artista-genio, che crea i suoi capolavori in una condizione di isolamento fisico, emozionale e psicologico, ispirato da un misticismo infuocato e trascendentale, di cui i tipici colori così deliberatamente antinaturalistici costituiscono il frutto, nonché il potente veicolo comunicativo.
Viene adeguatamente documentato, infatti, il lavoro della attivissima bottega del Greco, minuziosamente organizzata e impegnata a replicare fedelmente, grazie all’opera di egregi allievi e seguaci, le invenzioni del maestro, per rispondere a una richiesta commerciale decisamente abbondante: fatto che, a sua volta, prova senza possibilità di dubbio il successo di mercato (e dunque la diffusa comprensione e il vasto apprezzamento da parte di una clientela assai eterogenea) di un linguaggio pittorico che pure, a partire dal XIX secolo, è stato letto dalla critica (anche con buoni argomenti, beninteso) come intimamente misterioso, astratto e conflittuale rispetto alla tradizione.
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El Greco: arte y oficio" permette così di mettere a fuoco, oltre alla poetica e allo stile,
il laboratorio tecnico, produttivo e commerciale da cui prese forma il complesso dell’attività del Greco. Attraverso un buon numero di dipinti e di repliche dovute alla bottega si rende più chiaro il funzionamento dell’atelier del “genio”, le dinamiche che regolavano funzionalmente la cinghia di trasmissione che procedeva dall’idea all’opera finita, a disposizione delle richieste del mercato, grazie al lavoro di artisti di alto livello capaci di uniformarsi alla lettera e allo spirito dei dettami del maestro.
Luca Bortolotti, 25/10/2014
EL GRECO: ARTE Y OFICIO
A cura di Leticia Ruiz e Jordi Penas
Fino al 9 dicembre 2014
Toledo, Museo de Santa Cruz
Calle Miguel de Cervantes, 3
Orario:
Da lunedì a sabato, 9 – 19 / Domenica e festivi 10 - 14
http://www.elgreco2014.com/
Tel. +34 925221036
Didascalie immagini:
1. El Greco, Vista y plano de Toledo, Toledo, Museo El Greco
2. El Greco, Annunciazione, 1597-1600, Madrid, Museo Nacional del Prado © Museo Nacional del Prado Madrid
3. El Greco, Resurrezione di Cristo, 1577-1579, Toledo, Chiesa di San Domenico
4. El Greco, San Giuseppe con Gesù Bambino, 1597-1599, Toledo Museo de Arte
5. El Greco, San Paolo, 1580-1586ca., Collezione Privata
6. El Greco, San Giovanni Evangelista, 1610-1614, Toledo, Museo El Greco