Da martedì 21 giugno è possibile visitare a Firenze presso il
Museo degli Argenti in
Palazzo Pitti una singolare esposizione dedicata a manufatti estremamente raffinati e di notevole pregio artistico, ovvero sculture a tutto tondo realizzate in pietre preziose, che seppur di piccole dimensioni, colpiscono in special modo per l’accurata descrizione dei dettagli e la straordinaria resa iconografica.
Promossa dal Ministero dei Beni culturali in collaborazione con le
Gallerie degli Uffizi e
Firenze Musei, la mostra, a cura di
Valentina Conticelli, Riccardo Gennaioli e Fabrizio Paolucci, deriva da una profonda indagine su questi peculiari esempi della plastica antica, svolta non soltanto con l’intento di un recupero
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conservativo delle collezioni, ma anche e soprattutto allo scopo di evidenziare l’importanza storico-artistica rivestita da oggetti come questi, generalmente poco conosciuti.
Di epoca per lo più ellenistico - romana, queste sculture hanno assunto una posizione di rilievo all’interno

del collezionismo mediceo:
Francesco I de’ Medici aveva, infatti, una particolare passione per opere in miniatura, di cui possedeva una nutrita collezione, tanto che spesso commissionava persino a Roma la ricerca di marmi e pietre necessari alla creazione di simili manufatti.
Teste antiche in pietre dure venivano spesso assemblate su busti in alabastro, scolpiti nelle botteghe della corte e arricchiti da panneggi o eleganti acconciature in argento dorato. Ne è un nobile esempio il
Busto di mora in onice e argento attribuito all’intagliatore milanese Giorgio Gaffuri o il
Busto femminile con testa in cristallo di rocca, che come testimoniato da un inventario del 1589 facevano parte dell’arredo della Tribuna di Francesco I, un vero e proprio scrigno nel cuore degli Uffizi.
Le piccole e preziose sculture furono adoperate tra l’altro anche per adornare le mensole che sorreggevano il palchetto della suddetta Tribuna, di cui è possibile visionare in mostra due esemplificative ricostruzioni.
Alla stregua di altre corti europee del Cinquecento o del Seicento, anche a Firenze alla committenza e al collezionismo di figure colossali quali i
David, le statue di
Nettuno ecc. si affiancava una particolare predilezione per oggetti minuscoli, che “si

potevano tenere tra il pollice e l’indice”, come ad esempio noccioli di olive o di ciliegia intagliate con teste

di imperatori o altre figure, descritti negli inventari medicei e che venivano apprezzati soltanto con l’aiuto di una lente d’ingrandimento.
Tra Seicento e Settecento altri membri della famiglia Medici mostrarono la stessa passione per questa “arte in miniatura”, come il Cardinal Leopoldo che acquistò pezzi particolarmente pregiati quali la bellissima
mano sinistra in calcedonio e argento dorato, utilizzata come immagine di locandina di questa esposizione e visibile in mostra.
Il percorso espositivo, che si apre con alcuni esemplari di questi ridotti formati scultorei, vuol fornire un inquadramento generale della tradizione artigianale ellenistico –romana, introducendo gradualmente il visitatore alla scoperta dell’affascinante storia collezionistica delle sculture fiorentine.
E’ così che vengono proposti nelle prime sale opere come il
Rilievo con corsa di bighe nel Circo, che si contraddistingue per l’insistito uso del trapano nella realizzazione delle barbe e delle capigliature, la
Testa di aquila su scettro eburneo e il
Dittico di console del IV secolo d.c. , straordinario esempio dei dittici eburnei di epoca tardo-antica con funzione celebrativa.
Da non perdere poi: il
Ritratto di Augusto del tipo “Prima Porta”, che colpisce fortemente l’osservatore per il contrasto tra il colore bluastro del
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volto e la particolare lucentezza del busto in oro e argento, oltre che per una straordinaria resa dei tratti fisionomici; la
Testa di Serapide, scolpita su un unico piccolo blocco di lapislazzuli con decorazioni a bassorilievo; e opere provenienti dalla bottega del
Giambologna quali la
Minerva in alabastro e bronzo dorato e il
Nano Morgante che cavalca un mostro marino in bronzo con l’inserzione di una conchiglia (quest’ultima aggiunta recentemente in sostituzione dell’originale, andata distrutta nell’800).
Si tratta, dunque, di un’esposizione assolutamente variegata attraverso la quale s’intende dimostrare come l’arte, sia essa in forma di scultura, oreficeria o di qualunque altro oggetto artistico, non debba necessariamente

ricorrere a dimensioni esagerate per stupire e coinvolgere l’osservatore, in quanto come affermato dallo stesso direttore delle Gallerie degli Uffizi, Elke D. Schmidt, esiste “un universo di piccole magnificenze … dove il grandioso non deve essere necessariamente grande e la monumentalità non è sempre legata all’effettivo formato dell’opera”.
Un piccolo scorcio che ci permette di capire ancora una volta la straordinaria importanza del collezionismo e in particolare di quello mediceo, che ha certamente esercitato un’influenza rilevante anche sulla formazione degli scultori e orefici del tempo; un ‘occasione per approfondire e scoprire particolari della produzione plastica antica ancora poco conosciuti e sui quali sarebbe opportuno indagare in maniera più dettagliata.
Il catalogo, edito da Sillabe Editore, è curato da
Valentina Conticelli, Fabrizio Paolucci, Riccardo Gennaioli, 2016)