Francesca Curti, storica dell’arte, ha alle spalle un dottorato di ricerca, conseguito come la laurea, presso l’Università della Sapienza in Roma. Nel 2005 si diploma in Archivistica, Paleografia e Diplomatica presso l’Archivio di Stato di Roma, istituto con il quale ha collaborato per quasi dieci anni, occupandosi della schedatura, dello studio e della pubblicazione dei disegni e delle piante all’interno dei volumi notarili dell’Archivio dei Trenta Notai Capitolini. Nel 2010, sempre per il medesimo istituto, ha lavorato e prestato la sua attività di consulenza scientifica per la realizzazione della mostra
Caravaggio a Roma.
Una Vita dal vero a cura di O. Di Sivo e O. Verdi.
Ha collaborato con l’Università di Roma TRE ed è stata ricercatrice presso l’Università di Chieti. Si applica dal suo esordio nel campo storico artistico di ricerche sul collezionismo bolognese e romano, di
Caravaggio e Velazquez.
D: Ci consenta di dire anche se è risaputo che nell’ambiente degli studi di storia dell’arte lei è una studiosa competente e molto seria, oltre che schiva, in un mondo dove invece molti sgomitano, perché ha scelto questo tipo di studi.
Mi piace l’arte in tutte le sue forme, ma sono affascinata dall’arte del passato perché per decodificarla serve comprendere i fatti storici, sociali e culturali all’interno dei quali essa è nata. L’arte è la chiave di lettura per interpretare i tempi presenti e passati.
D: Ha svolto un lungo lavoro sui documenti di Caravaggio presso il Tribunale del Governatore di Roma, e con il suo costante e scrupoloso impegno ha fatto nuove scoperte: quali sono stati i risultati che le hanno dato le maggiori soddisfazioni e che giudica particolarmente significativi?
Senza dubbio il lavoro che è stato svolto presso l’Archivio di Stato di Roma, da me insieme ad altri bravi archivisti, collaboratori dell’istituto, quali Antonella Cesarini, Daniele Balduzzi, Daniela Soggiu e Orsetta Baroncelli, sotto la direzione di Orietta Verdi e Michele Di Sivo, è stata una delle esperienze più belle che mi sia capitata sia sotto il profilo umano che professionale. Più che il ritrovamento del singolo documento, ciò che mi ha dato le maggiori soddisfazioni è stato il lungo lavoro di revisione dei documenti e delle fonti letterarie che ci ha permesso di ricostruire il contesto storico delle reti di amicizie, delle ubicazioni delle botteghe e delle abitazioni dei molti personaggi che entrarono in rapporto con Caravaggio nei suoi primi anni romani. Ne sono venuti fuori legami inediti tra pittori, invidie, gelosie ma anche grandi amicizie come quella che legò Caravaggio, ad esempio, al pittore siciliano Lorenzo Carli e al rigattiere di quadri Costantino Spada. Finalmente di personaggi molto importanti per la carriera di Caravaggio dei quali dalle fonti letterarie si sapeva solo il nome o la professione ne è stata ricostruita la vita, l’attività e le frequentazioni. Seguendo la strada tracciata dai documenti la vita e la carriera di Merisi sono state ricondotte nella dimensione storica in cui si svolsero e ciò ha permesso di valutare e ragionare su quanto ci era stato trasmesso dalle fonti letterarie.
D: L’interesse per Caravaggio non conosce flessioni. Si susseguono mostre senza alcun progetto scientifico. Altresì, pubblicazioni dove spesso l’autore dimostra di non aver letto i documenti di archivio, facendo gravi errori di valutazione sotto il profilo filologico. In questo caso potremmo affermare che continua la leggenda merisiana? Fatta di supposizioni personali e lontane dalla realtà?
Ritengo che in generale l’approccio all’arte del passato necessiti di una approfondita conoscenza del dato stilistico, ma che tuttavia esso non possa prescindere da un’altrettanta approfondita conoscenza delle fonti documentarie, e soprattutto del metodo storico,assolutamente necessario per ricostruire la successione dei fatti e degli eventi riguardanti le opere d’arte, le committenze e l’attività di un pittore. Il ritrovamento di un documento inedito, a mio avviso, ha un’importanza relativa se non lo si inserisce nel contesto in cui è stato creato, ed è suscettibile di letture sbagliate se non lo si sottopone ad una ragionata critica delle fonti.
D: I suoi studi sul collezionismo bolognese e romano le hanno portato considerevoli novità professionali tanto che, se si può dire, è stata coinvolta in uno studio molto importante sul collezionismo tra Italia e Spagna patrocinato e finanziato dall’Università di Granada.
Il professore
David García Cueto è l’ideatore e il promotore di un progetto di grande importanza. Lo studioso ha saputo riunire
un team di rilievo internazionale per studiare ed approfondire un tema cruciale per gli studi storici-artistici quello della copia. I convegni che si sono svolti finora in varie città d’Europa e che hanno coinvolto università ed importanti istituzioni hanno dato ottimi risultati. Il problema della copia nel Cinque-Seicento, soprattutto nell’ottica degli
scambi artistici nei paesi europei, è stato affrontato da molteplici punti di vista, dalla percezione del valore della copia all’epoca, al concetto stesso del termine copia, al commercio e alla diffusione delle copie, all’attività di copista svolta da pittori di tutta Europa.
Sono stata molto contenta di partecipare a questo progetto perché
da tempo mi sto interessando al commercio artistico tra Roma e la Spagna che rientrava nell’attività di alcuni banchieri e agenti spagnoli residenti nell’Urbe. Sono sicura che le ricerche promosse dal professor Garcia Cueto apporteranno un importante contributo agli studi sull’arte barocca a livello europeo.
Foto 1 Francesca Curti
Foto 2 Papa Innocenzo X Diego Velazquez, Galleria Doria Pamphilj Roma
Foto 3 Giuditta e Oloferne (particolare) Michelangelo Merisi Museo Barberini Roma
Foto 4 Conversione di Saulo, (particolare) Michelangelo Merisi Collezione privata Roma
Redazione, Roma 14 giugno 2017