
La mostra della GAMeC è imperniata su un nucleo di opere inedite appositamente concepite per questa occasione espositiva e costituisce la prima personale dedicata da un’istituzione pubblica italiana a Giuseppe Gabellone.
Il lavoro di Gabellone si è caratterizzato per un’originale esplorazione delle possibili relazioni e interazioni tra fotografia e scultura, tra bidimensionalità e tridimensionalità, i cui esiti esibiscono un’evidente rigore tanto formale quanto concettuale.
Dopo essersi connesso nella prima fase della sua attività all’eredità dell’Arte Povera - soprattutto nel concepire la scultura come campo di trasformazione e di temporalità - la ricerca di Gabellone si è indirizzata in primo luogo sui materiali e sull’invenzione iconografica. Ne sono un esempio le serie che sfruttano il linguaggio del bassorilievo, realizzate sperimentando materiali come il poliuretano espanso, il tabacco e la polvere di alluminio.

Al centro del lavoro di Gabellone si è così posta l’idea dell’immagine come costruzione a metà strada tra astrazione e realtà, che l’ha condotto a realizzare strutture, sculture e oggetti che esistono soltanto come immagini fotografiche. Questa caratteristica del lavoro di Gabellone ribalta il principio della fotografia in quanto forma (solo) di registrazione della realtà, a favore di un’idea che la qualifica come strumento di invenzione della realtà stessa. Nelle sue immagini coesistono così elementi prosaici e realistici con forme e atmosfere che evocano un immaginario metafisico e surreale.

La mostra della GAMeC di Bergamo presenta l'evoluzione attualmente in corso nella ricerca di Gabellone. La sua ossatura è infatti costituita da tre monumentali altorilievi a parete in resina epossidica, le cui forme complesse, sinuose, dinamiche e instabili (in cui si può cogliere un'eco lontana e adeguatamente metabolizzata delle sculture di Spoerri e Arman), frutto di un processo compositivo innescato dall'elaborazione plastica di parole e brevi frasi, creano delle oscillazioni percettive tra i piani diversi ma coesistenti della scultura, della pittura e del linguaggio. La presenza di una grande installazione, incentrata su due enormi drappi rispettivamente viola e verde acido di tessuto in cotone vellutato con imbottitura acrilica, dislocati come onde leggere sul pavimento dei due ambienti dello Spazio Zero del museo che accolgono l'esposizione, agisce potentemente sulle sculture appese alle pareti, impattando e sollecitando, oltre al senso visivo, anche quello tattile dello spettatore, allo scopo di incidere, trasformare e riposizionare la sua esperienza percettiva ed estetica.

Accompagna la mostra un catalogo edito da Mousse Publishing che documenta, oltre al progetto per la GAMeC di Bergamo, la produzione artistica di Gabellone degli ultimi quattro anni.
Testi di Tom Morton e di Alessandro Rabottini, curatore della mostra.
Giuseppe Gabellone (nato a Brindisi nel 1973, vive e lavora a Parigi) ha preso parte alle Biennali di Venezia (1997 e 2003), di Lione (2003), di Sidney (1998) e di Santa Fe (1997) e alla Documenta di Kassel del 2002. Sue mostre personali sono state organizzate dal Domaine de Kerguéhennec di Bignan (2008), dal Museum of Contemporary Art di Chicago (2002) e dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino (2000). Sue opere sono state esposte al Kunstmuseum Lichtenstein, al Centre Pompidou di Parigi, al Museu Serralves di Oporto, allo Stedelijk Museum voor Aktuele Kunst di Gent, al Bonnefanten Museum di Maastricht, al Museo d’Arte Contemporanea del Castello di Rivoli e alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna.
(Lu.Bo., 09/03/2013)
Didascalie immagini:
1. Giuseppe Gabellone, Mister Mother (part.), 2012, Resina epossidica, c. 169x197x28, GAMeC Bergamo, 2013, foto © Roberto Marossi, Courtesy greengrassi, London, e ZERO..., Milano, Courtesy GAMeC Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo
2. Giuseppe Gabellone, Veduta dell'installazione, GAMec Bergamo, 2013, foto © Roberto Marossi, Courtesy greengrassi, London, ZERO..., Milano, e GAMeC Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo
3. Giuseppe Gabellone, Irò irò irò, 2012, Resina epossidica, cm. 229 x 178 x 30, GAMeC Bergamo, 2013, foto © Roberto Marossi, Courtesy greengrassi, London, ZERO..., Milano e GAMeC Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea Bergamo.
4. Giuseppe Gabellone, Proteggi Giuseppe, 2012, Resina epossidica, cm. 224 x 165 x 40, GAMeC Bergamo, 2013, foto © Roberto Marossi, Cortesy greengrassi, London, ZERO..., Milano e GAMeC Galleria d'Arte Contemporanea Bergamo.
5. Giuseppe Gabellone, Veduta dell'installazione, GAMeC Bergamo, 2013, foto © 2013 Roberto Marossi, Courtesy greengrass, London, ZERO..., Milano e GAMeCGalleria d'Arte Moderna e Contemporanea Bergamo.
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