Dopo quello sull’asta dei beni di Giancarlo Baroni dedichiamo un secondo articolo di presentazione e commento alle aste newyorkesi di Sotheby’s riservate agli antichi maestri, stavolta concentrato sull’asta principale del 31 gennaio, e in particolare sulla prima sessione che raccoglie i pezzi più importanti: 103 lotti che in ordine cronologico vanno dal Maestro delle Tempere Francescane, attivo a Napoli nel quarto decennio del XIV secolo, alla prima metà dell’Ottocento con Goya e Turner.
Pur senza presentare, forse, pezzi da
shock assoluto, il catalogo s’impone al primo sguardo per la qualità media dei dipinti offerti, davvero impressionante, non meno che per le stime di vendita, lontane da qualsiasi pur vaga parvenza di crisi economica. E’ evidente che quasi ognuno dei 103 lotti della sessione principale meriterebbe di essere segnalato e adeguatamente analizzato dal punto di vista storico-artistico; ed è altresì evidente che, viceversa, in questa sede ci limiteremo a soffermarci brevemente solo su quelle proposte che, per qualche verso, risultino di peculiare interesse.


Entriamo
in medias res senza dilungarci troppo, cominciando col dire che i primi 9 lotti del catalogo sono dipinti di proprietà del Metropolitan che la direzione del museo ha deciso di alienare nel quadro di un programma di reperimento fondi per nuove acquisizioni (una cosa pressoché inimmaginabile, prima ancora che impraticabile sotto il profilo giuridico, per un museo italiano: chissà, fors’anche a ragione).
I pezzi in questione non sono peraltro di pochissimo conto: tutte opere del XV secolo, che spaziano tra Siena (Priamo della Quercia, fratello di Jacopo, Matteo di Giovanni, Pietro di Domenico), Firenze (Bicci di Lorenzo), Venezia (Bartolomeo Vivarini), la Spagna (Pedro Sanchez I) e la Germania (Maestro del Santo Sangue e addirittura un ben noto
Ritratto di fanciulla, considerato autografo di Memling nella maggior parte della letteratura e retrocesso nel catalogo dell’asta a “attributed to Hans Memling”: viene da pensare, per rendere più digeribile la vendita; lotto 9, $ 250.000/ 350.000, fig. 1). Dal tutto inedito, e da più di 150 anni conservato presso la stessa famiglia, è il lotto successivo: una testa di
Cristo Salvatore in cui tutti gli specialisti del pittore hanno immediatamente riconosciuto un autografo di notevole qualità e in ottimo stato di conservazione dello stesso Memling (lotto 10, $ 1.000.000/ 1.500.000, fig. 2).


Di alto rango anche un gruppo di fondi oro, fra i quali spicca la
Crocifissione (pubblicata da Millard Meiss nel 1946) dell’anonimo artista senese noto come Maestro della Pietà, vicino a Simone Martini e Lippo Menni e presumibilmente attivo intorno alla metà del XIV secolo (lotto 15, $ 800.000/ 1.200.000, fig. 3).
Procedendo lungo il catalogo, molto importante dal punto di vista storico-artistico è il lotto 24, Gli uccellatori, qui riferito alla collaborazione di Vasari (al quale invero l’opera è quasi sempre stata attribuita, en pendant con I pescatori, a loro volta conservati in collezione privata) e il fiammingo Giovanni Stradano (da un disegno del quale il dipinto esso parzialmente deriva). Si tratta di un dipinto celebre ma pochissimo visto nell’ultimo mezzo secolo, nel corso del quale è rimasto nella raffinata raccolta dello storico dell’arte e collezionista Denys Sutton, per circa 25 anni direttore della rivista inglese “Apollo” (lotto 24, stima $ 600.000/ 800.000, fig. 4).
Chiunque sfogli la sequenza dei lotti non può evitare di soffermarsi sul numero 29,
Natura morta con frutta su un ripiano di pietra: sia per la sua qualità indubbia, che lo rende uno dei vertici più celebri e discussi della natura morta caravaggesca romana prodotta nei primi due decenni del Seicento (più volte accostato negli ultimi anni allo stesso Caravaggio, in particolare da John Spike); sia per la stima almeno apparentemente iperbolica che ne accompagna ora la vendita: $ 2.000.000/ 3.000.000 (fig. 5).

E’ chiaro che questa tela d’impianto monumentale si pone, al più alto livello qualitativo, all’incrocio di tutte le principali problematiche (oggi caldissime) legate all’attività e al ruolo di Caravaggio nella pittura europea del primo quarto del Seicento. Si deve pur sempre considerare, altresì, che un siffatto dipinto ha elevatissime possibilità di essere intrinsecamente condannato a un anonimato sempiterno. Paradossalmente è proprio la sua elevata qualità a fare maggiormente problema, non riuscendo veramente compatibile sotto il profilo stilistico con alcuno dei principali, e per di più anonimi, protagonisti del genere in ambito caravaggesco. Né il cosiddetto Maestro di Hartford, né quello della Natura Morta Acquavella, né il Pensionante del Saraceni appaiono, infatti, avvicinabili a quest’opera magistrale (ma ad avviso mio e di tanti altri nemmeno lo stesso Caravaggio). Restano, così, a disposizione i soliti nomi (Verrocchi, Salini, Crescenzi, etc.) i cui
corpora natura-mortistici restano ancora pur sempre ad alto indice ipotetico e comunque affatto incompatibili al nostro esemplare per standard qualitativo. Si direbbe che la stima così alta (ma senza essere eccezionalmente alta) voglia tenere desta l’attenzione dei potenziali interessati a questo dipinto sulla prospettiva-Caravaggio, senza venire allo scoperto ma puntando sulla golosità e sull’
animus (per così dire) da giocatore di chi ambisce a un’opera simile: e tanti saluti alle più volte ventilate vacche magre per il mercato della natura morta, del caravaggismo e delle opere senza nome.

Meritano almeno una segnalazione, fra gli altri, alcuni dipinti che esibiscono speciali motivi di
appeal: il
Nudo femminile di schiena, opera magistralmente anti-accademica e impressionante nella sua castigata semplicità del defilato pittore di Utrecht Paulus Bor, nei suoi anni romani (prima metà del terzo decennio del Seicento) raffinato caravaggista
sui generis (lotto 33, $ 700.000/ 1.000.000); la piccola
Aracne di Bernardo Strozzi (lotto 43, con stima davvero impegnativa $ 1.000.000/ 1.500.000, fig. 6); il
Cristo portacroce di Jacopo Ligozzi (lotto 52, $ 600.000/ 800.000); il notevole e assai intrigante
Ritratto di Fra’ Bonaventura Bisi detto “il Pittorino”, frate francescano pittore e incisore, stretto amico del Guercino, al quale il ritratto è ora assegnato senza riserve, direi a ragione,

dopo qualche precedente incertezza a favore di Benedetto Gennari (lotto 57, $ 1.000.000/ 1.500.000); la superba
Vanitas con libri, mappamondi, strumenti musicali, candela e clessidra, firmata e datata 1662 dall’olandese Edwaert Collier (lotto 68, $ 400.000/ 600.000; fig. 7); la coppia di piccole tele raffiguranti
Storie di Alessandro Magno (
Alessandro e Diogene e
Alessandro offre Campaspe ad Apelle), firmate e datate rispettivamente 1792 e 1793 da Gaetano Gandolfi, eseguite con sopraffina leggerezza e fluidità di pennellata (lotto 77, $ 700.000/ 900.000); e ancora il delizioso
Elefante di Pietro Longhi (lotto 78, $ 700.000/ 900.000) e la grande
Veduta capricciosa di un porto mediterraneo, significativa aggiunta al catalogo di Luca Carlevarijs (lotto 79, $ 400.000/ 600.000).
Ci dedichiamo ora, per quanto succintamente, alla residua batteria di lotti top che si succedono nella seconda parte della prima sessione d’asta. Spicca in questo blocco (anche per la stima, in verità) la grande tela di Pietro Testa raffigurante con marcata teatralità e studiata calibratura compositiva il tema virgiliano di Enea e la Sibilla Cumana sulle rive dello Stige (lotto 60, $ 3.000.000/ 5.000.000; fig. 8, particolare). Molti fattori possono contribuire a spiegare la stima elevatissima con la quale il dipinto è posto in vendita: la sua importanza e qualità all’interno del catalogo dell’autore (assai ridotto sul versante della produzione pittorica), l’evidente rarità della proposta, il fascino romantico dell’autore (pittore-filosofo, temperamento melanconico, forse suicida), lo stato di conservazione, l’equilibrio abbastanza miracoloso tra pathos e classicismo che informa l’opera. Detto questo, c’è grande interesse per verificare l’esito della gara, perché le cifre proposte sembrano davvero iperboliche. 
Fa pure un certo scalpore la stima del lotto 73, Susanna e i vecchioni ($ 6.000.000/ 9.000.000, fig. 9), che peraltro è un accattivante capolavoro di Pompeo Batoni siglato e datato 1751, che fu richiesto al pittore dal conte Ernst Guido von Harrach, fra i principali committenti e collezionisti d’arte di area asburgica. I lotti 81 e 82 sono due ampi e ariosissimi Paesaggi di fantasia con architetture e figure, frutto con ogni probabilità dell’assolutamente inusuale collaborazione di Panini con un eccellente paesaggista che la critica è piuttosto unanime nel riconoscere in Paolo Anesi: dipinti nati en pendant, entrambi provenienti dalla collezione del principe Poniatowsky, d’inattacabile appeal decorativo, nel senso più nobile del termine (rispettivamente $ 2.000.000/ 3.000.000, fig. 10, e $ 1.000.000/ 2.000.000).

Tutto l’ultimo segmento del catalogo è imperniato su una serie prestigiosa di opere del XVIII secolo: da Fragonard (
Aurora che trionfa sulla Notte, lotto 84, $ 1.800.000/ 2.000.000), a Boucher (
Baccanti sorpese nel sonno da un satiro, dipinto eseguito nel 1760 per il principale committente dell’artista Christian IV, Herzog von Pfalz-Zwiebrücken; lotto 91, $ 2.000.000/ 3.000.000); da Claude-Joseph Vernet (
Porto Mediterraneo al tramonto, col pittore e i suoi familiari, lotto 95, $ 2.000.000/ 3.000.000) alla stupenda coppia di
Scene mitologiche di Jacopo Amigoni (lotto 85,
Bacco e Arianna, e
Venere e Adone, stima decisamente coraggiosa, nonostante la qualità, $ 2.000.000/ 3.000.000, figg. 11 e 12).

Il gran finale scavalla nel XIX secolo, presentando due capolavori: il grande acquerello di Turner,
Veduta di Heidelberg con arcobaleno, firmato, eseguito nel 1840 (lotto 101, $ 4.000.000/ 6.000.000), e il
Ritratto di Mariano Goya, nipote del pittore, firmato da Francisco Goya y Lucientes e datato 1827, l’anno precedente la sua morte (lotto 103, $ 6.000.000/ 8.000.000, fig. 12).
Con tantissimi lotti con stime superiori ai 500.000 dollari, la curiosità per i risultati di vendita è forse in questo caso ancora maggiore che per l’asta Christie’s.
Luca Bortolotti