La prima sezione della mostra è
dedicata a Londra, cuore dell’impero, attraverso opere di artisti come
Scott, Marlow, Sandby e Canaletto, che con le loro vedute si fanno testimoni di una città in vertiginosa evoluzione, che presto diverrà emblema della metropoli moderna.
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La seconda sezione si concentra sul cosiddetto
Mondo Nuovo, in cui le distinzioni tra aristocrazia e ceto medio si assottigliano e gli artisti possono contare su una nuova classe di mecenati, composta da professionisti interessati a promuovere i pittori e le tematiche in grado di affermare il loro nuovo
status. Protagonisti del percorso espositivo sono qui i dipinti di
Zoffany, Hodges, Wright of Derby che ritraggono figure emergenti di industriali, commercianti, scienziati, accanto a personalità del mondo dell’arte e dello spettacolo.
Proprio lo sviluppo del mecenatismo borghese e la nascita di un vero mercato dell’arte svolgeranno un ruolo fondamentale nel processo di costruzione, peraltro decisamente tardivo, di una scuola artistica nazionale. E’ così che nella terza sezione,
Verso un’iconografia nazionale: Hogarth e Füssli, si mette a fuoco il contesto che porterà all’affermazione di un’arte prettamente britannica, grazie al decisivo contributo di questi due grandi pittori. Presente una selezione delle più importanti incisioni di
Hogarth, come il ciclo
Marriage à-la-mode o l’
Election Day in cui l’artista documenta con occhio critico e disincantato scene di vita sociale e politica contemporanea.
Nella cultura inglese, com'è noto, era il teatro a occupare una posizione dominante, praticamente senza distinzioni di classe. In tale ambito maturerà, dunque, uno degli indirizzi più caratteristici dell’arte anglosassone,
la pittura di genere teatrale, di cui sarà primo interprete proprio
Hogarth e che in seguito verrà sviluppato da
Füssli, svizzero trasferitosi ancor giovane a Londra.
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Nella tradizione figurativa britannica, inevitabilmente condizionata dalla censura protestante nei confronti della pittura sacra, il ritratto raggiunse una popolarità senza eguali. Nella quarta sezione,
L’età eroica del ritratto, opere di maestri come
Gainsborough, Reynolds, Ramsay e Zoffany sono chiamate a dar conto in modo esauriente di tale primato, ben rappresentando i risultati raggiunti dalla ritrattistica inglese, capace di pervenire a una propria riconoscibile cifra distintiva.
Ma il ritratto non sarebbe stato l’unica specie di pittura a trovare fortuna nell’Inghilterra del Settecento: l’amore degli inglesi per la natura, infatti, favorì evidentemente l’attenzione degli artisti verso
il genere del paesaggio.
Anche la pittura di paesaggio era in grado di riflettere le aspirazioni in senso lato politiche della committenza, ritraendo i castelli e le case padronali che si ergevano nel mezzo delle tenute dell’aristocrazia britannica. A contribuire alla fortuna del genere furono altresì gli scritti di
Alexander Pope e James Thomson che attraverso liriche ispirate al modello delle
Georgiche di Virgilio, riuscirono a dar vita a una visione poetica della
campagna inglese come moderna Arcadia, custode di bellezza ed armonia.
A tale ambito si riferiscono le opere presenti nella quinta sezione,
Paesaggio “on the spot”, dedicata alla
tecnica dell’acquarello che nel Settecento troverà in Inghilterra una straordinaria diffusione, mentre la sesta sezione,
Variazioni sul paesaggio, passa in rassegna i dipinti di grande formato degli artisti maggiori: da
Richard Wilson, primo grande esponente della pittura di paesaggio britannica, che avrebbe saputo elaborare i modelli italiani di partenza per approdare a uno stile autonomo, a
Wright of Derby, eccellente specialista di notturni.
Chiude il percorso espositivo la sezione dedicata a
Constable e Turner, i maggiori rappresentanti dell’evoluzione della pittura di paesaggio inglese nella prima metà dell’Ottocento. L’opera di questi due grandi maestri, grazie alla loro instancabile vena di sperimentatori, fu capace di affermare un
linguaggio figurativo autenticamente originale, che permise per la prima volta, durante l’Ottocento, di guardare alla pittura inglese come a un essenziale e vitale modello di riferimento per tutta l’arte europea.
(06/05/2014)
Hogarth, Reynolds, Turner. Pittura inglese verso la modernità
a cura di Carolina Brook e Valter Curzi
Roma, Fondazione Roma Museo - Palazzo Sciarra
via Marco Minghetti, 22
15 aprile-20 luglio 2014
Catalogo Skira
Orari
Lunedì 14.00 > 20.00
Dal martedì al giovedì e domenica 10.00 > 20.00
Venerdì e sabato 10.00 > 21.00
Biglietto
Intero € 11,50 - Ridotto € 9,50
Informazioni e prenotazioni
T. +39 06 69205060
www.pitturaingleseroma.it
www.fondazioneromamuseo.it
Didascalie immagini:
1. Giovanni Antonio Canal, detto “Canaletto”, La City di Londra vista attraverso un arco di Westminster Bridge, 1747
olio su tela, 59.7 x 97.5 cm
Alnwick Castle, Northumberland, collezione del duca di Northumberland
Crediti immagine: Collection of the Duke of Northumberland, Alnwick Castle
2. William Hogarth, Ritratto di gruppo con Lord John Hervey, circa 1738-1740
olio su tela, 101,6 x 127 cm
Ickworth, Suffolk, The National Trust
Crediti immagine: © National Trust Images/John Hammond
3. Joshua Reynolds, Lady Bampfylde, 1776-1777
olio su tela, 238,1 x 148 cm
Londra, Tate Britain
Crediti immagine: © Tate, London 2014
4. Joseph Mallord William Turner Paesaggio a Nepi, Lazio, con acquedotto e cascata, 1828
Olio su tela, 150,2 x 249,2
Londra, Tate Britain
Crediti imagine: © Tate, London 2014