Prof_ PaolucciAbbiamo incontrato il Prof. Antonio Paolucci nei suoi uffici dei Musei Vaticani, chiedendogli di parlarci del suo lavoro di Direttore di questa prestigiosa istituzione, gloriosissima ma per nulla polverosa. Un incarico giunto, or sono ormai sette anni, come una sorta di ideale compimento di una vita dedicata alla conservazione, alla tutela e all’indagine dei beni culturali, dapprima come funzionario del Ministero e poi da sovrintendente e perfino da Ministro, oltreché naturalmente da studioso dell’arte italiana, in particolar modo fiorentina dal Trecento al Cinquecento.


La prima domanda che gli abbiamo posto, dunque, riguarda inevitabilmente i Musei Vaticani e cosa significhi dirigerli, avendo alle spalle tutta un vita di studioso e di "tecnico dei beni culturali".


R. Operare nel settore dei cosiddetti beni culturali è sempre stato il mio lavoro, ma anche, per così dire, la mia vocazione. Sono entrato nell'amministrazione delle Belle Arti (come preferisco chiamarla, con questo bel nome ottocentesco) che avevo appena 29 anni, vincendo un concorso nazionale, e sono arrivato fin qui attraversando l'Italia dei musei e delle soprintendenze. Sono stato Sovrintendente a Venezia, Verona, Mantova e per circa vent’anni a Firenze; sono stato anche ministro, per un breve periodo della mia vita, fra il 1995 e il 1996, nel governo tecnico di Lamberto Dini.

Ingresso Musei VaticaniHo potuto quindi conoscere tutti i livelli dell'amministrazione del patrimonio, dal di fuori e dall’interno, dalla stanza dei bottoni e fuori di essa. Devo confessare che in tutto il mio percorso professionale mi sono sempre divertito: ho sempre amato il lavoro che faccio e ne ho sempre ricavato grandi soddisfazioni e gratificazioni. D’altra parte io vengo da una famiglia di antiquari: ho sempre detto che faccio il mestiere perché vengo dal mestiere. Non riesco nemmeno a immaginarmi come medico, notaio o ingegnere.
Detto questo, alla conclusione della mia carriera presso l’amministrazione statale - avevo appena compiuto 67 anni - Papa Benedetto XVI mi ha chiamato a dirigere i Musei Vaticani: che per chi ha sempre svolto la mia attività rappresenta davvero l’apice, il massimo a cui si possa aspirare, l’oggetto del desiderio finalmente raggiunto. Sono qui ormai dal 2007, un periodo piuttosto lungo al servizio del Papa e dei musei della Santa Sede. Devo dire che in questi anni non ho mai potuto annoiarmi, ed è la ragione per cui sono ancora qui. In effetti ho avuto questa virtù in dono dal cielo: non so cosa sia la fatica da lavoro. Ho sempre lavorato con passione trovando straordinarie gratificazioni in quello che facevo.


D. I Musei Vaticani costituiscono una struttura che non ha eguali in Italia, nel senso che, pur vantando al suo interno specificità eccezionalmente significative, sono prima di tutto un museo universale, un complesso unico di raccolte che spaziano in ogni epoca, area geografica e ambito della creatività umana.

Cortile delle Corazze con la nuova rampaR. E’ così. Non è un caso, del resto, che si parli di Musei Vaticani, al plurale, dizione che ne restituisce la natura di articolato sistema museale. Com’è noto i Musei Vaticani sono divisi in tanti dipartimenti: si va dalla statuaria classica alla pittura rinascimentale, dalle testimonianze della civiltà etrusca a quella egizia; ci sono i musei cosiddetti “della biblioteca”, Profano e Pio Cristiano, quello che raccoglie le opere d’arte religiose moderne e contemporanee, voluto da Paolo VI Montini e inaugurato nel 1973, e ancora il museo etnografico, uno dei più importanti del mondo: per cui si può dire che all’ombra della cupola di San Pietro i manufatti degli aborigeni australiani, gli indumenti degli indiani d’America o gli arredi di culto dei neri del centro Africa stanno accanto ai capolavori di Raffaello di Michelangelo.
Perché la Chiesa ha sempre voluto che i suoi musei rappresentassero la pluralità e la varietà delle culture artistiche, intendendo in tal modo significare la complessità dell’uomo in quanto tale, dell’homo faber, l’unica figura che può sopportare il confronto col Dio creatore perché capace di ricavare dalla materia qualcosa di unico che non esisteva prima è che non potrà essere ripetuto identico dopo. In ciò consiste la vocazione intimamente teologica dell’arte, di cui la Chiesa è sempre stata consapevole, raccogliendo perciò ogni possibile testimonianza dell’umana artisticità.

D. Questa straordinaria complessità del sistema museale Vaticano si traduce inevitabilmente in altrettanta complessità dell’impegno di chi è chiamato a dirigerlo.

Veduta Stanza della SegnaturaR. Governare i Musei Vaticani significa gestire un flusso di visitatori che quest’anno sfiorerà i 5 milioni e mezzo. In Europa solo il Louvre conta un numero superiore. In Italia si tratta di gran lunga del museo più frequentato, seguito a notevole distanza dalla Galleria degli Uffizi con circa 2 milioni di visitatori. I Musei Vaticani contano più di 700 dipendenti che adempiono alle più diverse mansioni e presentano una variegata ricchezza di competenze specialistiche (storici dell’arte, archeologi, restauratori etc.): una ricchezza operativa tecnica e scientifica senza paragoni in Italia.
I Musei Vaticani sono per definizione universali, un luogo in cui si incontrano studiosi e ricercatori di tutto il mondo: pensi che presto arriveranno da noi come stagisti giovani provenienti dagli emirati arabi: giovani musulmani che vengono qui, nella città del Papa, ad apprendere i saperi e le tecniche del restauro. Direi che si tratta di una bella lezione di ecumenismo, di internazionalità e di attenzione nei confronti delle civiltà diverse.

D. C’è qualcosa che l’ha sorpresa dei Musei Vaticani, qualcosa che pur frequentandoli assiduamente da una vita non aveva potuto cogliere di essi da visitatore?


Veduta Stanza di EliodoroR. Quel che maggiormente mi ha sorpreso e colpito in positivo sono i depositi dei musei, che non conoscevo precedentemente: tanto vasti, quanto ben ordinati. Io ho dimestichezza con i depositi di molti musei italiani, ma posso dire che questi sono i meglio custoditi, organizzati e catalogati.

D. Quali sono i possibili margini e spazi di ulteriore evoluzione di una realtà efficiente e grandiosa come i Musei Vaticani?

R. I Musei si stanno evidentemente avvicinando a una sorta di “crescita zero”: non è immaginabile un’ulteriore sviluppo esponenziale in termini di visitatori. Il problema principale consiste oggi proprio in una pressione antropica eccessiva. Di fronte a questo dato di fatto bisogna studiare delle modalità alternative di fruizione. L’educazione preventiva, la formazione didattica del visitatore appare sempre più fondamentale anche al fine di alleggerire la concentrazione su pochi luoghi eccezionalmente famosi e diciamo pure eccessivamente frequentati, come la Cappella Sistina o le Stanze di Raffaello; e inoltre bisogna incrementare il controllo sistematico delle collezioni.
Stiamo tirando il collo un po’ troppo ai musei, e questo è sbagliato: è necessario ridurre la pressione e aumentare la manutenzione e la prevenzione a fini conservativi. Tutte cose che si dicono sempre e che io mi sforzo di mettere in pratica in questa sede.

D. Qui si trovano in straordinaria rappresentanza tanti oggetti privilegiati dei suoi studi. Immagino che potersi giovare di una simile familiarità con questi “testi sacri” costituisca una fonte mirabile di nutrimento intellettuale è un’opportunità ineguagliabile di riflessione.

Prof_ Paolucci in Cappella SistinaR. Poter visitare le Stanze di Raffaello da solo, con la luce dei pomeriggi d’estate romani, ti permette di capire Raffaello sul serio. È un privilegio di cui spesso mi avvalgo, per approfittare fino in fondo di un’opportunità unica che la fortuna mi ha concesso.
Luca Bortolotti, 15/10/2013 - 14/01/2013


Antonio Paolucci è nato a Rimini nel 1939. Allievo di Roberto Longhi, specialista di arte italiana del Rinascimento, è autore di cataloghi di musei e di mostre, di saggi e monografie su Piero della Francesca, Luca Signorelli, Antoniazzo Romano, Michelangelo, Filippo Lippi, Bronzino, Cellini e molti altri. È stato Direttore dell'Opificio delle Pietre Dure e Laboratori di Restauro di Firenze, Soprintendente al Patrimonio Artistico a Venezia, Verona, Mantova, Direttore degli Uffizi e, per quasi venti anni, Soprintendente al Polo Museale Fiorentino e Direttore Generale dei Beni Culturali per la Toscana. È Accademico dei Lincei. Ha insegnato presso le Università di Firenze e di Siena. Fra il 1995 e il 1996 ha ricoperto il ruolo di Ministro italiano della Cultura. Dal dicembre 2007 è Direttore dei Musei Vaticani.
Tra i principali incarichi ufficiali ricordiamo la presidenza del Comitato Scientifico per le mostre d'Arte delle Scuderie al Quirinale, la presidenza della Commissione Permanente per la Tutela dei Monumenti Storici e Artistici della Santa Sede e la vicepresidenza del Consiglio Superiore per i Beni Culturali e Paesaggistici del Ministero per i Beni e le Attività Culturali Italiano.