Lo storico dell’arte Bernard Berenson lo ha descritto meglio di chiunque altro: “né prima né dopo di Lorenzo Lotto è riuscito a un artista di dipingere sul volto del modello tanta parte della sua vita interiore.”
Ed è così con grande umanità, cogliendone i suoi valori più intimi, vedendo la potenza dell’universale in ogni singolo particolare e persona, affrontando a tu per tu con se stesso i grandi temi della ricerca interiore, che il
veneto Lorenzo Lotto conquista Madrid e incanta il Museo del Prado. Dal 19 giugno al 30 settembre è possibile ammirare
i ritratti “parlanti” pieni di emozioni, ideali e sentimenti del pittore “sensibile ai moti dell’animo umano”, grazie alla mostra organizzata in collaborazione con la
National Gallery di Londra dal direttore del museo del Prado Miguel Falomir Faus e Enrico Maria dal Pozzolo, docente di storia dell’arte moderna all’Università di Verona. Ritratto come dialogo, ritratto come scambio sincero tra artista e personaggio.Artista che diventa interlocutore, facendo domande e interpretando le risposte con la pittura. Ritratto come colloquio tra pittore e committente che si apre verso lo spettatore.
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Lorenzo Lotto rivoluziona il ritratto, mescolando arte e psicologia. Studia accuratamente tutte le espressioni caratteristiche dei suoi personaggi. Dalla persona che ha di fronte ricava l’espressione più caratteristica e ne coglie il fondo prospettico. Fermasulla tela un’impressione,prima che la persona ritratta cambi espressione degli occhi. Riesce con grande ingegno e abilità a trasformarein immagini tutto ciò che non è verbale: lo sguardo, la postura, il posare delle mani, il movimento delle labbra. I suoi ritratti prendono vita e diventano vere e proprie confessioni dell’anima.
Lorenzo Lotto fu dimenticato dalla storiografia artistica moderna e fu proprio Bernard Berenson insieme ad Adolfo Venturi nel 1895 , il primo pubblicandone la prima monografia, il secondo il
libro di spese diverse a ripescare dall’oblio l’artista nato a Venezia nel 1480. Ma se Berenson con la sua monografia contribuì alla diffusione e conoscenza e risveglio conoscitivo di questo artista tra studiosi, conoscitori e appassionati, Zampetti nel 1969 ne mostrò l’anima. La sua nuova pubblicazione critica de
Il libro delle spese, difatti, non conteneva solo spuria contabilità, ma anche le lettere inviate dal Lotto dal 1524 al 1536 al Consorzio della Misericordia di Bergamo (edite nel 1962 per la prima volta da Chiodi). La preziosa pubblicazione aprì una finestra nello spazio culturale del tempo, che vide operare l’artista, sbirciando nell’intimo del pittore. Le pubblicazioni svelarono la profonda religiosità del pittore e l’inquietudine che attraversava molti suoi contemporanei per il moto riformista scatenato da Lutero.

Ed è così che Lotto nelle sue opere religiose, anticipando la controriforma tridentina, espresse una rinascita dei valori religiosi con uno sguardo alla chiesa primitiva vicino all’eresia luterana, pur rimanendo all’interno della chiesa romana. L’elemosina di sant’Antonio (Venezia, chiesa dei santi Giovanni e Paolo) ne testimonia la profonda religiosità, con la folla di astanti che invocano i santi composta da gente umile e povera. Attraverso le immagini a modo suo Lotto indica lì dove deve essere particolarmente volta l’azione evangelica dalla chiesa del tempo.
La mostra di Madrid che intende riproporre l’attività ritrattistica del pittore veneto volge lo sguardo ad una tematica che seppur importante trascura l’animo religioso che nella produzione artistica del Lotto non fu per niente secondaria. I 38 volti dei notabili riuniti al Prado di Madrid difatti rivelano un altro aspetto dell’artista, ovvero, il lavoro su precisa committenza. Le opere esposte viste nel suo insieme tradiscono le influenze del Lotto che hanno una precisa ispirazione che deriva da Bellini, Vivarini, Antonello, Ferrari, Durer, Giorgione e Tiziano. Tuttavia nel tenere a mente questi grandi maestri riesce a solcare un percorso artistico del tutto singolare.
Roma, 3 luglio 2018
Michela Micheli