Questo documento è stato oggetto di affannose ricerche da parte di molti studiosi a partire dagli anni ‘40 del secolo scorso. Le indagini furono stimolate dal fatto che cominciarono a comparire nelle collezioni private, soprattutto in Spagna, dipinti raffiguranti
Il sacrificio di Isacco di matrice caravaggesca: una prima copia fu pubblicata da J. Ainaud de Lasart (
Ribalta y Caravaggio, in “Anales y Boletin de los Museos de arte de Barcelona”, 1947), mentre un’altra versione era già nota nel Duomo di Castellammare di Stabia. La versione spagnola resa nota dal de Lasart fu pubblicata da Roberto Longhi su
Paragone nel 1951.
Ad ogni modo fu Valentin Carderera che pubblicò per la prima volta l’inventario di
Antonia Cecilia Fernández de Heredia nel 1886 (di seguito all’edizione moderna, pubblicata quell’anno, dei
Discursos Practicables del Nobilisimo arte de la pintura, trattato di José Martinez del 1675). Nella pubblicazione, il Carderera riporta
circa 131 tra dipinti e disegni, scrivendo che a queste opere se ne aggiungevano delle altre, riferendosi, ma con poca chiarezza, al palazzo del marchese cui si unì in matrimonio la nobile aragonese. Non riferì dell’esistenza dell’inventario, né riportò, da quanto emerso in seno al presente studio, tutti i nomi degli importanti pittori in esso contenuti. Carderera con molta probabilità, aveva trovato solo un elenco parziale dei dipinti: fatto più che plausibile giacché
la collezione venne smembrata verso la fine della prima metà del Settecento per farne dono al marchese de Ensenada. Non solo, ma se avesse avuto in mano realmente l’atto matrimoniale che conteneva l’inventario, Carderera si sarebbe accorto che si trattava di un documento più antico, emendato in occasione del matrimonio, da cui erano stati espunti i beni mancanti, che a sua volta costringeva il nuovo redattore a diminuire il valore della sezione contenente i dipinti.

La ricerca e l’odierno ritrovamento dell’inventario, di cui si dà qui notizia, sono stati stimolati dallo studio di un dipinto inedito raffigurante una nuova versione de Il sacrificio di Isacco, databile nell’ultimo decennio del sec. XVI e detenuto in collezione privata. Il dipinto nella composizione ricorda strettamente le versioni già note del
Sacrificio di Isacco nella
collezione Piasecka Johnson (cm 116x173, fig. 1) e nella
collezione Cremonini di Modena (cm 114x170, fig. 3). La nuova versione differisce dalle predette nel formato: quadrato (cm 133x133) quella oggetto della presente ricerca, rettangolari quelle già conosciute. Un’ulteriore differenza si nota nelle cromie, più scure nelle versioni conosciute, oltre che nella fisionomia dei volti dei tre protagonisti. Anche la testa del montone differisce molto dalle altre e appare assaI prossima al
Sacrificio di Isacco degli Uffizi.
Sotto il profilo stilistico il dipinto sembra riconducibile a un giovane pittore lombardo prossimo al Merisi, probabile compagno di bottega negli anni della sua formazione. Forti nel volto dell’angelo appaiono i
riferimenti a Vincenzo Campi e ad altri pittori dell’area lombarda. Visionato da vari specialisti di Caravaggio, il dipinto in collezione privata non è stato riferito alla mano del Merisi e ricondotto all’interno del
corpus della produzione lombarda di fine Cinquecento che ha maggiormente risentito dell’influenza lombardo-veneta da Savoldo sino a Tintoretto.

L’inventario della nobile aragonese, ritenuto disperso, è stato rinvenuto nell’
archivio notarile di Saragozza, all’interno della filza che conteneva l’atto matrimoniale (fig. 4). Il documento non si trovava nella pagina del notaio che lo aveva redatto, ma era stato legato in fondo alla filza. Come racconta la signora Romero, addetta alla biblioteca del consiglio notarile, l’inventario, a sua più che ventennale memoria, era stato cercato più volte senza esito alcuno. Subito dopo il ritrovamento è stato messo in sicurezza nella cassaforte della biblioteca ed è ora consultabile su richiesta.
L’inventario è stato ritrovato e studiato da chi scrive con la preziosa collaborazione di due storiche dell’arte: Pilar Diez del Corral per le ricerche in Spagna e Simona Sperindei per lo studio dei documenti in Italia.
Lo studio dei documenti ha riservato importanti sorprese perché l’inventario, come già detto, è databile mezzo secolo prima rispetto a quanto creduto dalla sua pubblicazione nel 1886 sino ad oggi. La scoperta, con le numerose novità rivelate, consentono di emendare molto di ciò che si era scritto sulla collezione aragonese. Lo studio sarà pubblicato a breve a cura dello scrivente per i tipi della casa editrice Bonanno.
Renato Di Tomasi, 28/01/2014
Note:
1. Jiménez (o Ximénes, o Ximénez) de Cisneros, Francisco. Cardinale e uomo politico spagnolo (Torrelaguna, 1436 – Roma, 1517). Fu confessore di Isabella di Castiglia e dal 1495 arcivescovo di Toledo. Da allora, fino alla morte, ebbe importanza centrale nella vita politica spagnola: energico e acuto uomo di governo, fu il vero ispiratore e condottiero delle campagne dell’Africa settentrionale che condussero alle grandi vittorie dei primi anni del sec. XVI. Alla morte di Ferdinando il Cattolico, nel 1516, fu reggente e riuscì a salvare l’eredità dei re cattolici domando rivolte e intrighi, e a tramandare intatto il potere a Carlo V. Il frutto più importante della sua attività di mecenate è costituito dalla Bibbia poliglotta di Alcalá (6 voll., 1514-17).