E’ stata inaugurata sabato 30 luglio alle ore 19 presso il
Museo archeologico di Locri l’esposizione temporanea del gruppo scultoreo, meglio noto come
Cavaliere di Marafioti, pregevole opera in terracotta risalente al V secolo a.C. e rinvenuta nei pressi di
Locri, in
località Pirettina, nel vicino comune di
Portigliola.
La scultura, che in origine fungeva da elemento architettonico del tempio dorico, scoperto nel 1910 dall’archeologo
Paolo Orsi e noto come
“Casa Marafioti”, è stata presentata precedentemente a Milano nell’ambito della
XVIIª edizione di “Restituzioni. Tesori d’arte restaurati 2016”, piano d’azione attuato tra Soprintendenza, Poli museali Italiani e Intesa San Paolo, che ha portato al restauro di circa 150 manufatti su tutto il territorio nazionale nel biennio 2014-2015.
L’opera, esposta per la prima volta, dunque, nel proprio luogo di provenienza, all’epoca della sua scoperta era stata rinvenuta in minuti frammenti e fu sottoposta ad un minuzioso restauro tra il 1911 e il 1925 a cura dell’archeologo
Paolo Orsi e il restauratore
Giuseppe Damico, che incollarono e integrarono le parti lacunose.
L’intervento di restauro, promosso e curato da Intesa Sanpaolo nel corso del 2015 e che ha coinvolto i restauratori Giuseppe Mantella e Sante Guidi, si è rivelato certamente fondamentale per la conservazione del bene e per ampliare le conoscenze circa la tecnica esecutiva di questa scultura. Dallo stesso è stato possibile, inoltre, riscoprire, grazie anche al supporto di innovative strumentazioni, dettagli affascinanti quali i segni di stesura del pennello e la policromia in nero, bianco e rosso, volti ad evidenziare meglio il muso equino e la criniera.
Per una maggiore completezza dell’intervento conservativo, sono state eseguite in collaborazione con il
Dipartimento di Scienze della Terra dell
’Università della Calabria, anche delle indagini diagnostiche a cura del Dottor
Domenico Miriello.
Come già detto, l’efebo cavalcante in terracotta, dalle dimensioni d
i 135 h x 155 x 50 cm, costituiva l’elemento portante del frontone occidentale del tempio locrese e rappresenta senza dubbio uno straordinario esemplare della statuaria fittile prodotta in
Magna Grecia, configurandosi d’altra parte come un
unicum anche per la presenza al di sotto del cavallo di una sfinge femminile, rapporto iconografico senza confronti.
Un evento importante non soltanto per la Calabria che ritrova un così importante manufatto, testimoniante la presenza della civiltà greca in questi territori, ma anche e soprattutto per l’arte e l’archeologia in particolare che riscoprono in tal modo un “manufatto, che come evidenziato dalla dottoressa
Rossella Agostino, direttore del
Museo Archeologico Nazionale di Locri è stato spesso troppo poco studiato”.
Il gruppo del
Cavaliere di Marafioti, dopo quest’esposizione ritornerà nella sua sede, ovvero il Museo archeologico di Reggio Calabria e sarà esposto nella sala dedicata alla colonia locrese.
L’iniziativa, fortemente voluta dalla dottoressa
Angela Tecce, direttore del
Polo Museale della Calabria e dalla dottoressa
Rossella Agosti, è stata realizzata grazie alla proficua collaborazione con il
Museo Archeologico di Reggio Calabria, la
Regione Calabria, il
FAI - Presidenza Regionale Calabria, e con il sostegno di Intesa Sanpaolo e delle amministrazioni comunali di Locri e di Portigliola.
Francesca Callipari 2 / 8 / 2016