Dopo qualche mese dall’avvio del restauro della celeberrima Resurrezione di Piero della Francesca, a cura dei restauratori Paola Ilaria Mariotti e Umberto Senserini, sono stati comunicati, qualche giorno fa, dal Comune di Sansepolcro, il Museo Civico, l’Opificio delle Pietre dure e la Soprintendenza di Arezzo, i primi importanti risultati.
L’opera, risalente alla seconda metà del Quattrocento e attualmente conservata presso il Museo civico di Sansepolcro, sulla parete di fondo della sala intitolata appunto “Piero della Francesca”, è stata sottoposta ad un intervento conservativo e di restauro, richiesto dall’Amministrazione comunale in seguito ad una campagna diagnostica dell’Opificio delle Pietre Dure che aveva constatato il degrado di determinate parti del film pittorico e dell’intonaco..


   

Il deterioramento riscontratoriguarda la decoesione della superficie pittorica così come il sollevamento di alcune porzioni dello strato pittorico. Inoltre, un peso non di poco rilevante hanno avuto anche i precedenti interventi che hanno in parte offuscato l’originario colore, modificando, dunque, anche la lettura dell’opera, influendo tra l’altro sulla conservazione stessa, a causa dell’invecchiamento dei materiali superficiali, trasformatisi nel corso dei secoli in ossalati.
Ciò ha portato, infatti, ad un’alterazione cromatica di alcune porzioni del dipinto, quali ad esempio il manto del Cristo, di colore rosa, in cui vi sono ora chiazze color arancio o ancora sull’elmo verde del soldato in cui si trovano delle colorazioni di colore azzurro.

L’intervento di pulitura è stato eseguito a partire da un’analisi delle sostanze presenti sulla superficie ed estranee all’originale. In seguito, si è proceduto alla pulitura vera e propria, con l’eliminazione degli strati superficiali, attraverso l’uso di solventi ad azione contenuta, mirati a rimuovere esclusivamente le suddette sostanze.
Come da prassi, le metodologie di pulitura sono state dapprima testate, a seconda dello loro idoneità chimico-fisica, su piccolissime porzioni di superficie e in un secondo momento estese all’intera campitura cromatica.
Tale intervento ha reso evidenti specifici particolari del dipinto, un tempo visibili solo attraverso fotografie all’infrarosso, quali ad esempio torri e castelli e piccoli borghi presenti sulle colline dello sfondo.
Sono emersi, inoltre, dettagli importanti dal punto di vista della tecnica esecutiva. Si è appurato, infatti, che la Resurrezione fu eseguita in 18 “giornate” o per meglio dire diciotto stesure di intonaco, in quanto una giornata poteva corrispondere ad un tempo superiore alla durata di un giorno solare, e che l’artista adoperò una tecnica mista, ad affresco e a secco.
Come tecnica di trasporto del disegno, sappiamo, invece, che Piero utilizzò il metodo dello spolvero, a testimonianza del quale è rimasto sul muro un pregevole disegno.
Sebbene sottoposta al restauro, l’opera è comunque sempre attualmente visitabile, grazie alla realizzazione di un ponteggio ad hoc che permette di osservarla a distanza ravvicinata, verificando così personalmente anche i primi risultati dell’intervento.
Attendiamo dunque con ansia la fine del restauro, con la speranza che possa svelare altri importanti particolari ancora sconosciuti e ad illustrare ancora meglio la genialità di un artista di straordinario livello come fu Piero della Francesca!
                                                                                                     (Francesca Callipari)