il-rinascimento-da-firenze-a-parigi«Tornano a casa», come recita il motto scelto per accompagnare la mostra, trenta capolavori fiorentini del Museo Jacquemart-André di Parigi, accolti dai primi di settembre, fino al termine del 2013, al Museo Pietro Annigoni del Giardino di Villa Bardini. Nata nell’ambito di una collaborazione con l’importante istituzione parigina, l’esposizione ha l’obiettivo di presentare al pubblico alcune delle opere che Edouard André, e soprattutto sua moglie Nélie Jacquemart, acquistarono per la loro raccolta dal mercante e collezionista Stefano Bardini.

Era il 1882 quando l’erede di un’importante famiglia di banchieri dell’aristocrazia imperiale e amante d’arte – ci riferiamo a Edouard André – approdava per la prima volta a Firenze, in compagnia della moglie pittrice Nélie Jacquemart. Quello, per la coppia, sarebbe stato solo l’inizio di una lunga frequentazione della città toscana, nella quale per molto tempo si sarebbero recati assiduamente alla tenace ricerca di opere del Quattrocento e talvolta del Cinquecento.

Mantegna Andrea_Ecce Homo_1500_Museo Jacquemart-André_Institut de France_©Culturespaces_Musée Jacquemart-AndréÈ merito tuttavia soprattutto di Nélie se oggi il Museo Jacquemart-André di Parigi può vantare una considerevole raccolta d’arte fiorentina del Rinascimento: era lei difatti la vera appassionata di Sandro Botticelli e Andrea del Verrocchio (tra i tanti), che continuò a raccogliere fino al 1912, anno in cui, morendo, lasciò il suo immenso patrimonio allo Stato francese, destinandolo alla fruizione pubblica. A Firenze i coniugi trovarono in Stefano Bardini, a sua volta collezionista oltre che mercante, un interlocutore d’eccezione: grazie a lui la coppia poté acquistare centinaia di capolavori, alcuni dei quali presentati in questa mostra allestita a Villa Bardini, luogo ideale per raccontare la passione dei due collezionisti per l’arte toscana, e il dialogo con l’appassionato d’arte che più li guidò nel conoscerla e apprezzarla.

Il percorso espositivo, messo a punto da un team di studiosi italo-francese (Giovanna Damiani, Marilena Tamassia, Nicolas Sainte Fare Garnot), si snoda per sette sale e propone una selezione della raccolta italiana messa in piedi dai due: dalle sculture di Donatello ai dipinti di Botticelli e Signorelli, passando per Verrocchio, le terrecotte invetriate dei Della Robbia e l’arte veneta, della quale era appassionato innanzitutto Edouard, cui si deve l’acquisizione dei vari Giovanni Bellini, Vittore Carpaccio e Cima da Conegliano. Nella sezione veneta spicca in particolare l’Ecce Homo di Andrea Mantegna, realizzato a tempera a colla e oro su tela montata su tavola, opera di una qualità esecutiva elevatissima, con il corpo di Cristo flagellato ed espanso in maniera monumentale per quasi l’intera superficie pittorica, a porre con evidenza davanti allo spettatore il dramma della Passione.

Scheggia_Ritratto_1450-1460ca_Parigi,_Museo Jacquemart-André_Institut de France_©Culturespaces_Musée Jacquemart-AndréA farla da padrona nella mostra è tuttavia l’arte fiorentina, cui è in un certo senso consacrata l’intera esposizione, a partire dal bel Ritratto di donna di profilo di Giovanni di Ser Giovanni detto lo Scheggia (fratello di Masaccio), opera che certo non gode di uno stato di conservazione ottimale, a causa dell’assottigliarsi della superficie pittorica, ma che nondimeno continua ad esercitare grande fascino sul riguardante, con la protagonista, di una pelle candidissima, stagliata di profilo su un giardino ornato di fiori color rosso intenso; giardino che è possibile ammirare per mezzo di un’apertura che sfonda l’ambiente rappresentato dall’artista e immaginato a difesa della dama dalle minacce del mondo esterno.

Uccello Paolo_San Giorgio e il drago_1440-50ca_Museo Jacquemart-André_Institut de France_© Culturespaces_Musée Jacquemart-AndréSempre la strenua difesa di una “fanciulla” in pericolo mette in scena la pregiata tavola, con San Giorgio libera la principessa dal drago, dipinta da Paolo Uccello negli anni Trenta del Quattrocento, un’opera dal gustoso sapore cortese: il santo armato è difatti rappresentato in sella al cavallo che si impenna mentre trafigge il mostro famelico con un giavellotto, il tutto su un paesaggio di quelli tipici del pittore, geometricamente organizzato da siepi e alberelli.

Nell’ultima sala, sono veri gioielli del Cinquecento il bronzetto con l’Ercole e il centauro del Giambologna, a ricordare che gli interessi variegati dei due coniugi si estendevano anche oltre la pittura e la scultura monumentale, e il Ritratto di suonatore di liuto, attribuito a Francesco Salviati negli anni Novanta del Novecento, e di solito datato dalla critica al quarto decennio del XVI secolo. Il dipinto, sia esso di Salviati o d’altro artista – la querelle attributiva che lo ha visto assegnato tra i tanti anche a Bronzino, Pontormo, Lorenzo Zacchia, Jacopino del Conte e Francesco Traballesi, non si può dire in effetti definitivamente conclusa – è ritratto davvero straordinario, per il fitto racconto che l’autore costruisce intorno all’effigiato, qualificato dal liuto e dallo spartito musicale, così come dai libri e dal bronzetto d’Amore posti sullo sfondo, elementi deputati a raccontare una storia che, una volta compresa, tanto sarà in grado di suggerire sul giovane come sul pittore che lo ha ritratto.
   Antonio Geremicca 27/11/2013

 

Salviati Francesco(attr_)_Suonatore di liuto_1529-1530 ca__Museo Jacquemart-André_Institut de France_©_Culturespaces_Musée Jacquemart-AndréIl Rinascimento da Firenze a Parigi. Andata e ritorno

6 settembre – 31 dicembre 2013
Firenze, Villa Bardini, Museo Annigoni

Catalogo Edizioni Polistampa

Orari: dal martedì alla domenica 10-19.00; lunedì chiuso

Ingresso alla mostra: € 8,00 intero; € 6,00 ridotto: gruppi (minimo 10 persone), per ragazzi tra 7 e i 14 anni di età, per studenti universitari, soci ACI e TCI, possessori del biglietto a pagamento del Giardino di Boboli, Giardino Bardini, Museo degli Argenti, Galleria del Costume, Museo delle Porcellane, Museo Galileo, Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze, Museo Stefano Bardini, Museo Stibbert, Museo Horne, Forte Belvedere; € 4,00: scuole; gratuito: insegnanti con classe, giornalisti con tessera professione, bambini sino ai 6 anni, disabili con loro accompagnatori, guide turistiche di Firenze e provincia.

 

Didascalie immagini
1. Giovanni di Ser Giovanni detto lo Scheggia (1406-1486), Ritratto di donna di profilo, 1450-1460 ca., Tempera su tavola, cm 39 × 27, Parigi, Museo Jacquemart-André – Institut de France © Culturespaces - Musée Jacquemart-André
2. Paolo Uccello (1397-1475), San Giorgio libera la principessa dal drago, 1440-50 ca., Tempera su pannello di legno, cm 62 ×102, Parigi, Museo Jacquemart-André – Institut de France © Culturespaces - Musée Jacquemart-André

3. Andrea Mantegna (1431-1500), Ecce homo, 1500, tempera e oro su tela, montato su tavola, cm 142 × 54, Parigi, Museo Jacquemart-André – Institut de France © Culturespaces - Musée Jacquemart-André

4. Francesco Salviati (1510-1563), Suonatore di liuto, 1529-1530 ca., Olio su tavola, cm 96 × 77, Parigi, Museo Jacquemart-André – Institut de France © Culturespaces - Musée Jacquemart-André