Il
Palazzo di Monte Frumentario, da poco completamente ristrutturato, sembrava di primo acchito la sede ideale per una mostra, a partire dall'
elegante portico con diversificati
capitelli gotici della seconda meta' del Duecento. Nel XV secolo l'edificio divenne ospedale e poi magazzino civico di prodotti rurali: granaglie e semenze. Nel Seicento l'istituzione era finalizzata, nel caritatevole spirito francescano, a sottrarre la popolazione contadina dall'indebitamento nei confronti di chi esercitava l'attività feneratizia, ovvero l'usura.
Ma torniamo ad
Antonio Canova, uno degli
apici dell’arte neoclassica in Europa per virtuosismo tecnico e sensibilita' plastica. Entrando nelle sale espositive ho sospettato subito che la mostra nascondesse
moventi principalmente commerciali, non soltanto per l'esiguita' di opere in marmo, ma perché si presentava come un evento riservato soprattutto ai turisti e ad un pubblico non specialistico (uno scopo comunque dichiarato nell’inconsueta spiegazione degli strumenti e delle tecniche usate dal grande artista, peraltro interessante, in particolare per studenti e semplici appassionati).
Leggo ora su
News-Art l'articolo di Luca Bortolotti (
https://news-art.it/news/distrutto-un-gesso-di-canova.htm), che amplifica la denuncia di
Tomaso Montanari sul "Fatto quotidiano" del 5 settembre (p. 8, "Il Canova in frantumi per una mostra inutile"). La notizia, riportata da poche testate oltre a "Il Corriere dell'Umbria", riguarda il bassorilievo in gesso "L'uccisione di Priamo", staccato dall'
Accademia d'Arte di Perugia e irrimediabilmente danneggiato, che nella mostra assisiate ricordo di aver potuto vedere soltanto in una riproduzione fotografica delle stesse dimensioni dell'originale.
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Va detto che l'incidente verificatosi il 2 agosto nel corso del trasporto dell'opera e' inconcepibile e non sarebbe potuto accadere con ditte di lunga esperienza nel settore. Ma ancora più inaudito è il saccheggio da parte della politica, sempre più attiva nel
business del mondo dell'arte, come pure il fatto che la denuncia di uno storico dell'arte autorevole, docente universitario a Perugia e curatore di mostre di alto profilo, quale
Francesco Federico Mancini sia rimasta inascoltata per la complicità della stampa, che trae profitto dalla vendita degli spazi pubblicitari per le mostre.
Mi auguro che questo drammatico evento sia interpretato dalle massime autorità come un monito affinché le istituzioni del settore artistico siano affidate ESCLUSIVAMENTE ad autorevoli studiosi, di comprovata esperienza, rigore filologico e riconosciuta moralità, e comunque sempre sottoposti all'ineludibile controllo di organi deputati: e chi ha visto i servizi trasmessi da
Report su Rai3 si è fatto un'idea di
quanti profitti possano derivare dalla gestione economica delle mostre d'arte.
Se almeno servisse a questo, il sacrificio del Canova avrebbe un senso e Priamo non sarebbe stato ucciso invano per la seconda volta.
Non trovo invece alcun senso al
taglio operato dal MIUR dell'insegnamento della Storia dell'Arte dagli "Istituti Professionali per i servizi Turistici, per la Grafica e per la Moda".
Com’è noto, l'Italia ha perso l'antico primato delle presenze turistiche (turisti che vengono in Italia in primo luogo per ammirare i suoi monumenti), a vantaggio di paesi il cui patrimonio artistico, culturale e paesaggistico non è lontanamente paragonabile al nostro. Ma
il turismo va rilanciato partendo dalla formazione dei suoi operatori.
Su
Avaaz.org ho raccolto con una petizione 1400 firme di artisti, docenti universitari e di Accademie di Belle Arti, di Istituti Superiori di secondo grado, di intellettuali, letterati, poeti, galleristi ed antiquari, architetti, cultori dell'Arte o semplici appassionati. Fino ad ora, però, la mia richiesta di appuntamento al Ministro MIUR per consegnare le firme, inviata alla segreteria particolare assieme a una richiesta di supporto al Sottosegretario Ilaria Borletti Buitoni, non ha avuto risposta.
Mi auguro che la Storia dell'Arte sia ripristinata negli Istituti Professionali, almeno degli indirizzi sopraindicati, come mi auguro che sia ascoltata una mia seconda petizione, direi d'importanza non inferiore alla prima, che sta ora raggiungendo le 200 firme, per
riservare le cattedre di Storia dell'Arte, negli istituti d'istruzione superiori di secondo grado, ai laureati in Lettere con indirizzo storico-artistico/ archeologico, in Conservazione Beni Culturali e nelle Accademie di Belle Arti. Non è concepibile che bastino un paio di esami di Storia dell'Arte per poter accedere all'abilitazione e all'insegnamento della disciplina, così come avviene secondo l'attuale normativa. Quest'ultima favorisce, ad esempio, gli architetti, permettendo loro di insegnare negli istituti di secondo grado - oltre, com’è ovvio, alle discipline attinenti all'Architettura - anche la Storia dell'Arte (A061).

Per educare le nuove generazioni alla sensibilita' verso i beni culturali ritengo indispensabili formarli in tal senso già dalla scuola primaria: non basta accompagnare le scolaresche ai musei e alle mostre se prima non le si è opportunamente preparate e predisposte a leggere, sia pure in modo elementare, l'opera d'arte.
Concludo con un'immagine che non necessita commento:
La vita senza l'Arte e' stupida(mente arida).
La Bellezza potrà salvare l'Italia. Basta crederci e investire sul nostro patrimonio culturale e umano.
Antonio Giordano, 07/09/2013