Non compaiono solamente lavori ascrivibili al XX secolo – quelli per intenderci requisiti agli ebrei dal regime nazista o confiscati per allestire la mostra itinerante sulla cosiddetta
arte degenerata (
entartete Kunst) – ma voci accreditate affermano che il
corpus comprende anche capolavori del XVI e del XIX secolo. Spiccano i nomi di
Otto Dix (fig. 1),
Franz Marc (fig. 2)
, Ernst Ludwig Kirchner, August Macke, Emil Nolde, Max Beckmann, Oskar Kokoschka, Pierre-Auguste Renoir, Henri de Toulouse-Lautrec, Pablo Picasso, Henri Matisse, Paul Klee, Marc Chagall, ma anche di
Canaletto e
Dürer.
Il tesoretto in questione, occultato per decenni in una cantina di Monaco di Baviera, è stato rinvenuto durante la perquisizione della casa dell'ottantenne
Cornelius Gurlitt. Figlio del defunto Hildebrand Gurlitt – quest'ultimo, ai tempi del regime nazista, direttore del museo di Zwickau, incaricato dal Terzo Reich di vendere all'estero le opere non in linea con i nuovi dettami culturali – Cornelius ha continuato a nascondere queste opere anche dopo la morte del padre.
La cessione di qualche pezzo (da ultimo, un dipinto di
Max Beckmann presso la casa d’aste Lampertz di Colonia) gli ha probabilmente permesso di condurre una vita più che dignitosa ed è proprio l'ambiguità della provenienza delle sue finanze che ha fatto scattare le indagini. Durante un viaggio di ritorno dalla Svizzera il signore in questione è stato infatti beccato con in tasca 9 mila euro in contanti: cifra considerevole considerando il fatto che Gurlitt non ha mai lavorato e non percepisce pensione.

Per quanto si sa, viene stimato che le 1406 opere, per lo più sprovviste di cornice, avrebbero un valore intorno al miliardo di euro (ma tali cifre, va da sé, vanno sempre prese col più ampio beneficio di inventario), mentre è ora stato chiarito che esse sono state ritrovate
nel marzo del 2012 e non tra il 2010 e il 2011, come riportavano le prime agenzie. A confermarlo, il capo investigativo dell'ufficio doganale di Monaco di Baviera, Siegried Klöble. Lo stesso Klöble ha sottolineato che
le opere sono in ottimo stato di conservazione e ha smentito che la nuova collocazione sia nella cittadina bavarese di Garching. Per ora però non ci è dato sapere dove siano e non potremo nemmeno goderne la visione
on-line. Circola invece la voce (ovviamente da confermare) che almeno 300 lavori compaiono in una lista di opere scomparse durante il nazismo: ciò che dovrebbe permettere di risalire ai legittimi proprietari o ai loro eredi. Se invece nessuno richiederà la restituzione delle oltre 1000 rimanenti, la loro (inevitabile) destinazione finale sembra essere il ritorno a casa Gurlitt.
La vicenda, in ogni modo, presenta ancora svariati punti oscuri e, nel complesso, ha ricevuto una comunicazione non meno nebulosa che clamorosa. Continueremo dunque a seguirla con l’attenzione necessaria e con tutta le cautele che le circostanze suggeriscono, pronti nondimeno a gioire ove le informazioni (invero romanzesche) che sin qui hanno avuto libero corso dovessero trovare conferma.
Alessandra Benacchio, 06/11/2013