Carracci_Cristo crocifisso e i patriarchi al Limbo 1614_Ferrara, Santa Francesca Romana (fig 1)Il terremoto che ha colpito l’Emilia il 21 e 29 maggio del 2012 ha  inferto un duro colpo al patrimonio artistico della regione, causando danni importanti alle chiese del territorio estense e alle opere d’arte ivi contenute.
A tutt’oggi, peraltro, manca ancora un intervento mirato sugli edifici di culto di Ferrara, che ne consenta la riapertura ed il ritorno alla normalità della prassi liturgica e della fruizione pubblica.

Con lo scopo di sensibilizzare la collettività e le istituzioni culturali nazionali su un problema che rimane di fatto ancora aperto, la Fondazione Ferrara Arte e il Seminario Arcivescovile di Ferrara, in collaborazione con l’Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio e i Musei Civici di Arte Antica di Ferrara, con la cura di Giovanni Sassu, hanno allestito presso gli spazi del Palazzo Trotti-Costabili la mostra Immagine e persuasione. Capolavori del Seicento dalle chiese di Ferrara. L’evento ha luogo in parallelo con l’importante esposizione dedicata a Zurbarán, attualmente in corso presso il Palazzo dei Diamanti (news-art ne ha dato conto qui: www.news-art.it/news/a-ferrara-una-grande-mostra-dedicata-a-zurbar-n.htm).

L’iniziativa ferrarese ha lo scopo di riconsegnare al pubblico una parte cruciale della storia dell’arte del Seicento in Emilia, attraverso una ristretta selezione di opere provenienti da chiese attualmente inagibili, come San Domenico, Santa Maria della Pietà, Sacre Stimmate e Santa Chiara. Non a caso i curatori hanno scelto un contesto come quello del Palazzo Trotti-Costabili, già sede del Seminario Arcivescovile, in cui si possono ammirare le splendide sale affrescate entro il 1519 da Benvenuto Tisi, detto Garofalo (1481-1559), che permettono ai visitatori di ricostruire visivamente quel legame di discendenza strettissimo tra l’aurea tradizione del Cinquecento ferrarese e l’assai meno conosciuta stagione pittorica successiva.

Guercino_Purificazione della Vergine, 1654-55_Ferrara, Santa Maria della Pietà dei Teatini (fig 2)Infatti, accanto a campioni indiscussi dell’arte emiliana come Ludovico Carracci (Bologna, 1555-1619) (fig. 1) e Guercino (Cento, 1591-1666) (fig. 2), che hanno goduto per giusta causa di un’ampia notorietà nelle fonti antiche e di un’altrettanto imponente fortuna critica nella storiografia artistica novecentesca, l’esposizione permette di apprezzare la qualità considerevole delle opere dei ferraresi Ippolito Scarsella, detto Scarsellino (1551-1620), di Carlo Bononi (1569-1632) e di Francesco Costanzo Catanio (1602-1665).

Nel titolo della mostra (“Immagine e persuasione”) – va detto – è contenuto un esplicito riferimento al volume di Giulio Carlo Argan, uscito nel 1986 con analoga intitolazione, il quale racchiude una serie di saggi che lo studioso aveva dedicato al barocco con l’intento di porre in rilievo la componente propagandistica della produzione seicentesca, compresa tra il «classicismo idealizzante e il realismo testimoniale» (G.C. Argan, Immagine e persuasione. Saggi sul barocco, a cura di B. Contardi, Milano 1986, Prefazione, p. VIII). Per Argan, infatti, l’arte barocca valorizzava ampiamente gli insegnamenti della Retorica e della Poetica di Aristotele, impostando su di essi molti dei propri congegni comunicativi e persuasivi, in particolare nell’ambito della pittura religiosa posteriore ai dettami del Concilio di Trento.

Sulle personalità di Scarsellino, Bononi e Catanio esiste un corposo ricordo nelle fonti locali contemporanee, già a partire dagli antichi Agostino Superbi (Apparato degli huomini illustri della città di Ferrara, Ferrara 1620, p. 128), Marcantonio Guarini (Comp.histor. dell'origine delle chiese... di Ferrara, Ferrara 1621, pp. 171, 209, 275 e passim) e poi avanti Andrea Borsetti (Suppl. al Compendio Historico del Sig. M. A. Guarini, Ferrara 1670, pp. 235, 259, 262), e un passaggio fondamentale nella Storia pittorica dell’Italia di Luigi Lanzi (Bassano 1795-96, II, 2, pp. 252, 253-56).

Scarsellino_Madonna col Bambino in gloria fra i santi Chiara, Francesco e le cappuccine adoranti l_Eucarestia, 1609 circa_Santa Chiara (fig 3)Tuttavia, è la storiografia novecentesca a gettare nuova luce sull’arte ferrarese del tempo. Roberto Longhi, ad esempio, in Tangenze caravaggesche nel Guercino (1926, poi in Opere complete, vol. II, t. I, Firenze 1967, pp. 27-34), rilevava la presenza di elementi della tradizione veneta in Scarsellino e Bononi. Su Catanio, invece, apriva più tardi in Precisioni nelle gallerie italiane (in Vita artistica, II, (1927), p. 31), ma più approfonditamente ne Il Caravaggio e la sua cerchia a Milano (in Paragone, II, (1951), 15, p. 16 nota). Per avere un quadro più preciso della pittura ferrarese del Seicento, comunque, bisognerà attendere il catalogo di Andrea Emiliani, Maestri della pittura del Seicento emiliano, del 1959, e i suoi contributi monografici su Bononi e Catanio, nonché il testo del 1969 di Eugenio Riccomini sul Seicento ferrarese.

Scarsellino_Madonna col Bambino in gloria e i santi Paolo, Lucia e Francesco, 1612 circa_Ferrara, San Domenico (fig 4)Il più grande per età dei tre, e quello che per primo si afferma nel contesto di Ferrara, è certamente lo Scarsellino, un artista legato per tradizione al manierismo ferrarese e alla cultura veneta (che nella zona vantava i precedenti importantissimi del Dosso), aggiornata su Veronese, Tintoretto e soprattutto Jacopo Bassano. Il precoce avvicinamento dello Scarsellino alla maniera dei Carracci, già in opere del 1590, è ancora individuabile nelle pale in mostra, che ricadono nel periodo della piena maturità artistica: sia nella monumentale Madonna col Bambino in gloria fra i santi Chiara, Francesco e le cappuccine adoranti l’Eucarestia per la chiesa di Santa Chiara (1609) (fig. 3), sia nella più eclettica Madonna col Bambino in gloria e i santi Paolo, Lucia e Francesco, per San Domenico (1612) (fig. 4).

Bononi e collaboratore_Crocifissione con santa Maria Maddalena, 1616 circa_Ferrara, chiesa delle Sacre Stimmate (fig 5)Allievo di Bastarolo e, dopo la morte di questi, dello stesso Scarsellino, Carlo Bononi fu, invece, un pittore in continuo movimento. Compì viaggi di studio a Roma, Bologna, Parma, Verona e Venezia, accostandosi via via ai Carracci (in particolare risentendo di Ludovico), al Caravaggio e ai suoi immediati seguaci, quali Gentileschi, Borgianni e Saraceni.

Bononi_Miracolo di Soriano (L_immagine di san Domenico traslata a Soriano dalla Vergine e dalle sante Maddalena e Caterina d_Alessandria), 1621 circa_Ferrara, San Domenico (fig 6)Le tre opere in mostra, espressione anche in questo caso della piena maturità artistica del pittore, dichiarano tangenze forti con la cultura artistica bolognese, indice del costante aggiornamento dell’artista sulle opere di Guido Reni, come nel caso della Crocifissione con santa Maria Maddalena per la chiesa delle Sacre Stimmate (1616 ca.) (fig. 5), su Alessandro Tiarini e ancora su Ludovico Carracci, come appare nel Miracolo di Soriano (L’immagine di san Domenico traslata a Soriano dalla Vergine e dalle sante Maddalena e Caterina d’Alessandria) per San Domenico (1621) (fig. 6). Le sperimentazioni coloristiche che segnano la fase tarda del Bononi, con una rimeditazione sulle esperienze luministiche di Correggio e sulla tradizione del Cinquecento ferrarese, avvengono ancora per il tramite dei Carracci e di Bartolomeo Schedoni, come si vede nella Pietà per la chiesa delle Sacre Stimmate (1623) (fig. 7).

Bononi_Pietà, 1623 circa_Ferrara, chiesa delle Sacre Stimmate (fig 7)Catanio fu allievo anch’egli dello Scarsellino, e poi a Bologna di Guido Reni (1625-1627), dove risentì della pittura di Ludovico Carracci, di Tiarini e Cavedoni. Tornato a Ferrara nel 1627 si pose sotto la guida di Carlo Bononi, che viene considerato il suo vero maestro e che lo improntò ad un crudo e violento caravaggismo, cifra stilistica che Catanio conserverà per tutto il tempo della sua carriera pittorica. Dovrebbe risalire alla metà degli anni Cinquanta la pala in mostra a Ferrara con il Martirio di san Matteo apostolo per la chiesa di Santo Spirito (fig. 8), cronologia che la vedrebbe realizzata immediatamente a ridosso del soggiorno a Roma al seguito di don Carlo Pio di Savoia (1654). Tuttavia si riconoscono in essi forti richiami alla tradizione del Cinquecento pittorico ferrarese, elemento che potrebbe suggerire forse un ripensamento della data e un’anticipazione a subito dopo il 1636, momento in cui ricadono i lavori di ampliamento della chiesa.
   Giulia Bonardi, 8/10/2013




Immagine e persuasione.

Capolavori del Seicento dalle chiese di Ferrara

14 settembre – 6 gennaio 2013

Palazzo Trotti-Costabili, Seminario Vecchio
Via Cairoli 32, Ferrara

Informazioni: tel. 0532 24494
E-mail diamanti@comune.fe.it

Orari di apertura: dal martedì alla domenica 10.00 – 13.00/15.00 – 18.00
Ingresso gratuito

 

Catanio_Martirio di san Matteo apostolo, 1655_Ferrara, Santo Spirito (fig 8)Didascalie delle immagini
1. Ludovico Carracci (Bologna, 1555 – 1619), Cristo crocifisso e i patriarchi al Limbo, 1614, Olio su tela, cm 280 x 193, Ferrara, Santa Francesca Romana. Foto Tiziano Menabò.
2. Giovanni Francesco Barbieri detto Guercino (Cento, 1591 – Bologna, 1666), Purificazione della Vergine, 1654-55, Olio su tela, cm 345 x 214, Ferrara, Santa Maria della Pietà dei Teatini. Foto Tiziano Menabò.
3. Ippolito Scarsella detto Scarsellino (Ferrara, 1551 – 1620), Madonna col Bambino in gloria fra i santi Chiara, Francesco e le cappuccine adoranti l’Eucarestia, 1609 circa, Olio su tela, cm 249 x 169, Ferrara, Santa Chiara. Foto Tiziano Menabò.
4. Ippolito Scarsella detto Scarsellino (Ferrara, 1551 – 1620), Madonna col Bambino in gloria e i santi Paolo, Lucia e Francesco, 1612 circa, Olio su tela, cm 215 x 142, Ferrara, San Domenico. Foto Tiziano Menabò.
5. Carlo Bononi (Ferrara, 1569 – 1632) e collaboratore, Crocifissione con santa Maria Maddalena, 1616 circa, Olio su tela, cm 242 x 121, Ferrara, chiesa delle Sacre Stimmate. Foto Tiziano Menabò.
6. Carlo Bononi (Ferrara, 1569 – 1632), Miracolo di Soriano (L’immagine di san Domenico traslata a Soriano dalla Vergine e dalle sante Maddalena e Caterina d’Alessandria), 1621 circa, Olio su tela, cm 270 x 146, Ferrara, San Domenico. Foto Tiziano Menabò.
7. Carlo Bononi (Ferrara, 1569 – 1632), Pietà, 1623 circa, Olio su tela, cm 208,5 x 124, 5, Ferrara, chiesa delle Sacre Stimmate. Foto Tiziano Menabò.
8. Francesco Costanzo Catanio (Ferrara, 1602 – 1665), Martirio di san Matteo apostolo, 1655?, Olio su tela, cm 327 x 215, Ferrara, Santo Spirito. Foto Tiziano Menabò.