Il
MAXXI aveva sicuramente bisogno di un nuovo direttore (o più semplicemente di un direttore) e
Hou Hanru ha le carte in regola per guidare un'importante istituzione internazionale quale il MAXXI vorrebbe diventare. Cinquant'anni, nato in Cina, vissuto per lungo tempo a Parigi, spostatosi poi negli Stati Uniti, grande dimestichezza con le lingue (compreso l'italiano), Hanru ha curato molte delle Biennali internazionali più importanti —
Shanghai, Istanbul, Lione, Gwangju — e alcune delle mostre più significative degli ultimi due decenni.
Personalmente ritengo che
Cities on the Move (curata da Hanru in collaborazione con
Hans Ulrich Obrist) sia stata una mostra importantissima, la prima che, quindici anni fa, tramite arte e architettura (ma anche libri, film, conferenze)
ha saputo restituirci la vivacità intellettuale del continente asiatico, un mondo per noi poco conosciuto e che in questi anni ci è diventato molto più familiare. Un'esposizione che fu ospitata da moltissimi musei e spazi espositivi internazionali, arricchendosi ogni volta e trasformandosi in modo significativo.
Hanru è anche un curatore molto duttile, capace di lavorare con
budget molto elevati — come a
Gwangju in Corea — ma anche in grado di trovare idee interessanti quando si poteva contare solo sulla buona volontà e poco altro, come alla
Biennale di Tirana (in un'edizione in cui ho avuto il piacere di collaborare).
La nomina di Hanru è, quindi, a mio avviso, una notizia assolutamente positiva e vorrei fargli pubblicamente i miei più sinceri auguri di buon lavoro. Allo stesso tempo essa lascia, almeno momentaneamente, insoluti molti dei
problemi che affliggono il MAXXI.
Per creare un'istituzione che ambisca a competere con gli altri musei d'arte contemporanea internazionali non basta soltanto un direttore capace; ci vuole, infatti,
un gruppo di lavoro solido, in grado di fare ricerca e sviluppare idee. Sono necessari soldi e continuità di lavoro: la credibilità non la si costruisce solo con un nome.
Soltanto se il Ministro
Massimo Bray riterrà importante rilanciare la funzione del MAXXI, e il presidente della fondazione,
Giovanna Melandri, sarà in grado di attirare soldi sulle iniziative di questa istituzione, l'edificio costruito da
Zaha Hadid (tanto interessante quanto poco funzionale come luogo espositivo) si trasformerà davvero in un'istituzione in grado di attirare visitatori, artisti e studiosi.
In caso contrario, avremmo forse alcune mostre curate con uno sguardo più raffinato e internazionale (e non è poco), ma non si completerà affatto il disegno strategico del MAXXI invocato dalla Melandri. In alcuni casi, infatti, abbiamo assistito in Italia alla chiamata di importanti curatori per dirigere o collaborare con istituzioni italiane, partite con grandi energie e altrettante aspettative, ma lentamente naufragate per mancanza di risorse (non solo economiche), rendendo assolutamente inutile (anzi solo dispendioso) il loro coinvolgimento.
Spero davvero (e questo credo sia il miglior augurio che gli si possa indirizzare) che a Hou Hanru si offrano le stesse condizioni di lavoro che avrebbe in un altro grande museo straniero.
Roberto Pinto, 02/08/2013