Giovanni Cardone Gennaio 2025
Fino al 4 Maggio 2025 si potrà ammirare all’ l'Arena Flegrea indoor- Mostra d'Oltremare di Napoli la mostra The World of Banksy – The Immersive Experience a cura di Artful Events Collective. L’evento è guidato dalla filosofia di Manu de Ros che, grazie alle mostre realizzate dal 2017 ad oggi, è stato determinante nella creazione delle varie tappe di The World of Banksy, attraverso un processo collaborativo, di curatela collettiva. Emre Ezelli, Direttore Creativo, entrato di recente a far parte del team, ha apportato nuove energie ideando opere e allestimenti spettacolari, che fondono tecniche tradizionali con innovazioni digitali. Famoso in tutto il mondo, Banksy rimane un enigma, è tutto quello che sappiamo di lui abile manipolatore dei codici comunicativi della cultura di massa, è noto per aver sfidato i confini del mercato dell'arte, producendo immagini che continuano ad affascinare il pubblico. L’esposizione unica nel suo genere trasformerà l’Arena Flegrea indoor in uno spazio magico, un viaggio emozionante e stimolante attraverso l’universo del misterioso artista britannico, celebre per la sua presa ironica su temi politici e sociali. Saranno presentate più di 120 opere, tra cui graffiti, fotografie, installazioni e stampe su vari materiali come tela, tessuto, alluminio, forex e plexiglass, appositamente riprodotte e raccolte per questa esposizione.

Una narrazione suggestiva dove, accanto ad opere iconiche come Ozone Angel, Steve Jobs, Napoleon e Waiting In Vain, che hanno reso Banksy un punto di riferimento globale, ci sarà una speciale sezione video che svelerà la storia e il messaggio sociale dietro i rinomati murales disseminati in tutto il mondo. Le opere esposte, audaci e penetranti, invitano lo spettatore a riflettere sul sistema e sulla società contemporanea; sono simboli di lotta e di protesta in un mondo in cui gli interessi economici sovente soffocano il bene comune. L'obiettivo di Banksy è quello di far emergere, attraverso la sua arte, le problematiche che affliggono la società moderna e di sensibilizzare il pubblico sui temi del consumismo, della guerra e del potere, utilizzando immagini metaforiche, divertenti, provocatorie e di immediato impatto visivo. L'Arena Flegrea si trasformerà dunque in un luogo magico in grado di toccare il cuore, la mente e l'anima di ogni visitatore, stimolando riflessioni profonde. In una mia ricerca storiografica e scientifica sulla Street Art e sulla figura di Banksy apro il mio saggio dicendo: È molto difficile stabilire dove e quando sia nato il graffitismo, l’arte murale, o, come viene definita oggigiorno, la “street art”. È addirittura molto difficile assegnare a questa o queste pratiche un nome che venga riconosciuto globalmente dagli stessi artisti e dagli spettatori. Street Art: Complesso di pratiche ed esperienze di espressione e comunicazione artistico-visuali che intervengono nella dimensione stradale e pubblica dello spazio urbano, originariamente provviste di una fisionomia alternativa, spontanea, effimera e giuridicamente illegale salvo poi essere, in una fase posteriore, parzialmente sanzionate e fatte proprie dalla cultura popolare di massa, dal mercato e dalle istituzioni, prospettiva che contribuisce a rendere molto problematica a oggi una puntuale individuazione del campo, che rimane estremamente liquido e aperto a molteplici visioni. “Enciclopedia Treccani s.v. street art” Secondo questa definizione, all’interno del termine Street Art risiedono anche pratiche quali il graffitismo e il writing in tutte le loro sfaccettature, dal momento che anch’esse potrebbero essere definite come “pratiche ed esperienze di espressione e comunicazione artistico-visuali”. Nonostante ciò, però, non tutti sarebbero d’accordo nell’includere quei terribili scarabocchi disegnati sui muri delle nostre case all’interno del grande mondo della street art. Quindi posto una domanda come definire questi movimenti? La stessa Treccani afferma la difficoltà di offrire “una puntuale identificazione del campo” e di conseguenza spetta ad ogni singolo creatore o fruitore di queste “opere” stabilire se siano artistiche o meno, se siano belle o brutte e siano giuste o sbagliate. Dovendo cercare le origini della street art non si può che risalire a tempi antichissimi in cui l’uomo dipingeva le ruvide pareti di grotte e caverne. Vista la principale attività del tempo le immagini rappresentate erano soprattutto scene di caccia o animali stilizzati i cui significati erano probabilmente magici e propiziatori. Tra i più illustri esempi ci sono la grotta di Altamira con dipinti di circa 18.500 anni e le famosissime grotte francesi di Lascaux e Pech-Merle che oltre ad avere raffigurazioni create circa 25.000 anni fa, al suo interno sono visibili alcune impronte in negativo di mani ottenute attraverso la colorazione della parete attorno alla mano appoggiata. Parlando di mani bisogna anche ricordare le famosissime rappresentazioni di mani in negativo della Cueva de las manos in Argentina . Volendo fare un paragone si potrebbe ironicamente affermare che queste rappresentazioni di mani siano le prime forme di firma individuale di uomini che anticiparono il fenomeno moderno del tagging .

Ovviamente, altri illustri esempi possono essere ritrovati in Africa come nelle grotte di Laas Gaal in Somalia con dipinti risalenti al IX-VIII millennio a.C. o in Sudamerica come nel Parco nazionale Serra da Capivara dove sono rappresentate circa 30.000 figure dipinte su roccia, le più antiche datate 26.000 – 20.000 anni fa. Tralasciando alcuni aspetti importanti della storia dell’arte che all’interno di questo elaborato non assume una rilevanza fondamentale al fine della comprensione di alcuni ambiti della street art, non bisogna dimenticare l’utilizzo artistico-espressivo dei muri nella civiltà egizia, in quella assira, in quella greca e romana e cosi via fino ai giorni nostri. Un accenno va però fatto in particolare all’Europa medievale dove veniva spesso utilizzato l’affresco per comunicare o semplicemente lasciare un messaggio alla comunità. Ancora più spesso questo tipo di arte veniva utilizzato a fini didascalici come nel caso di cattedrali e chiese dove si potevano, e si può tutt’ora, trovare raccolte di immagini che narrano scene della vita di Gesù. Se la norma era dunque dipingere all’interno non mancano esempi di affreschi e pitture murali anche all’esterno; esempio ne è la recentemente restaurata facciata di una casa a Mantova dipinta per mano di Mantegna o alcuni monasteri rumeni tra cui quello di Moldovi?a risalente al 1532. Anche all’interno del testo sacro, la Bibbia, troviamo un esempio di utilizzo di scrittura murale al cui interno è racchiusa una profezia decifrata da Daniele per il re Baldassarre. Anche in questo caso si può osservare come l’utilizzo della scrittura su parete non è fine a sé stesso ma ha un qualche scopo. Le origini dell’arte murale vanno ricercate soprattutto all’interno della cultura messicana post-rivoluzionaria, dunque intorno agli anni ’20 e ‘30 del secolo scorso. In questo periodo grandi artisti come Diego Rivera, José Clemente Orozco e David Alfaro Siqueiros realizzano grandi opere che verranno riconosciute a livello internazionale. I tre artisti erano accumunati dalla voglia di creare un arte che fosse fortemente ideologica, narrativa, educativa e popolare, quattro caratteristiche tipiche della street art in generale, antica e contemporanea. Diego Rivera dopo una giovinezza tra Messico, Spagna e Italia nel quale conosce importanti artisti come Picasso e Modigliani che lo introducono alla scena artistica, nel 1922 si iscrisse al Partito Comunista Messicano e cominciò a dipingere i suoi murales sugli edifici pubblici di Città del Messico. Attraverso le sue opere ha la grande capacità di rappresentare vicende del suo popolo, dei peones e della loro schiavitù. Protagonisti dei suoi murales furono anche le tre figure fondamentali della rivoluzione messicana Hidalgo, Juarez, Zapata e in seguito anche Marx e Lenin; quest’ultima opera Man at the Crossroads, creata nel New York City's Rockefeller Center venne subito distrutta da Nelson Rockefeller per via della propaganda anti-capitalista rappresentata e lui venne licenziato. José Clemente Orozco fu anche lui, insieme a Diego Rivera promotore del cosiddetto Rinascimento Murale Messicano. Grande muralista, girò le più importanti città americane ed europee facendosi conoscere per le sue grandi opere. Differentemente dal suo compagno Diego Rivera era un personaggio pessimista e cupo che rappresentava le difficoltà e la sofferenza che ogni uomo deve patire per ottenere i suoi diritti. Questa sua visione della vita e soprattutto della rivoluzione messicana al quale è molto legato si traduce in dipinti il cui tema è sempre drammatico e i colori sempre forti e scuri. David Alfaro Siqueiros non fu soltanto un pittore ma anche uno dei 10 grandi protagonisti della rivoluzione messicana al fianco di Zapata. Dopo una serie di viaggi, torna in patria nel 1922 ed, insieme a Rivera ed Orozco, partecipa alla grande nascita della pittura murale messicana. “Senza la rivoluzione non ci sarebbe stata la pittura messicana”. Queste le sue parole sul quale basa tutta la sua arte. La sua idea era quella secondo cui l’arte ha lo scopo di parlare direttamente al popolo affinché quest’ultimo intervenga e cambi la società corrotta; proprio per questo motivo le sue opere trovano dimora lungo le strade, in luoghi aperti a chiunque e gratuiti; dell’arte devono poterne fruire tutti. Imprigionato più volte per i suoi ideali nel 1966 gli venne conferito il massimo riconoscimento governativo, il Premio Nazionale d’Arte. Questi tre artisti, Rivera, Orozco e Siqueiros, vengono considerati a livello internazionale come i precursori dell’arte murale moderna. Gli obiettivi e i temi delle loro opere differiscono sicuramente da quelli di oggi, ma la base rimane la stessa e le motivazioni anche: la voglia di esprimersi e la voglia di comunicare qualcosa a tutto il mondo; la voglia di protestare e di andare contro il sistema. Per quanto molte persone non lo vogliano accettare, anche la più piccola ed insignificante scritta che troviamo sui muri della nostra città, ha in fondo un perché e potrebbe essere ritenuta come una minuscola forma di protesta.

Le prime forme di arte murale in Italia differiscono, in parte, da quelle della rivoluzione messicana. Per quanto anch’esse rappresentassero la cultura di un popolo e la situazione di uno stato, non provenivano da un movimento rivoluzionario bensì dal potere stesso. Durante il periodo fascista dal 1922 al 1943 è il regime che detta le regole e che vuole creare un’arte pubblica con forte rilevanza sociale, autocelebrativa e propagandistica. Nel 1933 il pittore nonché muralista Mario Sironi pubblica il Manifesto della pittura murale nel quale afferma: "La pittura murale è pittura sociale per eccellenza. Essa opera sull'immaginazione popolare più direttamente di qualunque altra forma di pittura, e più direttamente ispira le arti minori.” Questa un’altra frase indicativa dell’utilizzo dell’arte che veniva fatto nel periodo fascista: “Nello Stato Fascista l'arte viene ad avere una funzione educatrice. Essa deve produrre l'etica del nostro tempo. Deve dare unità di stile e grandezza di linee al vivere comune. L'arte così tornerà a essere quello che fu nei suoi periodi più alti e in seno alle più alte civiltà: un perfetto strumento di governo spirituale.” Il Graffitismo, o meglio il writing, nasce negli anni ’70, come parte della sottocultura dei ghetti (conosciuta come Hip-hop), attorno alle città americane, tra le quali, la più importante, New York. Difficile stabilire una data precisa nella quale sia nata o un percorso ben definito che abbia seguito questa nuova pratica. Diverse ragioni rendono questo compito molto arduo: l’enorme numero di graffiti sparsi per il mondo; la lontananza di questa “arte” dai canali tradizionali e legali; la spesso repentina cancellazione. Nonostante i media e il senso comune non facciano alcuna distinzione, sarebbe più consono definire come due pratiche differenti il graffitismo e il writing. Molto vicine tra loro e spesso con fini pressoché identici, si differenziano principalmente per la forma e la tecnica utilizzata. Si potrebbe affermare che il graffitismo nasca a partire dal writing a seguito di una ricerca e uno studio più attento del lettering . La nascita del Graffitismo è dovuta alle problematiche socio-culturali di alcuni quartieri disagiati della New York degli anni ’70 e di altre metropoli; Come afferma Baudrillard le 14 scritte nascono a partire da spinte assai differenti: La tendenza ad affermare la propria esistenza o identità individuale, la protesta delle minoranze e qualche volta anche pretese artistiche. In questo periodo la forte emarginazione dei giovani dei ghetti, neri e latinos ha portato gli stessi a ribellarsi e a reagire alla forte repressione e discriminazione delle minoranze cercando una maniera per esprimersi, far sentire la propria voce e soprattutto protestare. Agli albori del graffitismo lo scopo principale di un writer era quello di bombardare (“Bombing ") più pareti possibili con la sua firma (“tag”). Il più famoso tra di essi è TAKI 15 183 al quale addirittura il New York Times dedicò un articolo rendendo cosi ufficiale la nascita del nuovo movimento. Non era però l’unico: la voglia di riappropriarsi di un’identità e di uno spazio urbano ha portato molti giovani a scrivere quante più volte possibile la propria tag in giro per il quartiere o per la città. Con il tempo, i cosiddetti writers cominciano a voler qualcosa di più e la tecnica viene affinata attraverso uno studio più attento del lettering. La semplice tag o scritta non basta più per poter prevalere e farsi riconoscere all’interno dell’enorme panorama venutosi a creare. Tra le migliaia e migliaia di “banali” scritte è necessario ora far risaltare la propria firma attraverso una più raffinata ricerca stilistica dei caratteri e utilizzando “attrezzi” che rendessero più appetibili le opere come la bomboletta spray. Esempi di lettering potrebbero essere il bubble style, bar style, computer style, 3D style o wild style che si differenziano tra loro in base all’utilizzo di, rispettivamente, lettere arrotondate, lettere squadrate, lettere “digitali”, lettere 3D o lettere di difficile comprensione ed intricate. Detta anche Aerosol-art si presenta inizialmente come un’evoluzione del writing per poi trovare una propria indipendenza e dignità artistica. Intorno al 1974 c’è poi un’ulteriore evoluzione che porta gli artisti ad incorporare all’interno dei loro lavori anche figure, personaggi e scenari extra-alfabetici divenendo cosi a tutti gli effetti una branca dell’arte. Nello stesso periodo, parallelamente comincia a svilupparsi una nuova tecnica che acquisirà poco a poco sempre più importanza fino a raggiungere il culmine con i lavori di Banksy di cui si parlerà nei capitoli successivi: la Stencil Art . Da questo periodo in poi, o meglio, dagli anni ’80 in poi, con la nascita di nuove tecniche e con lo sviluppo sempre più indipendente dal punto di vista artistico di queste pratiche, gli artisti stravolgono l’idea iniziale di writing e graffitismo puntando ad un pubblico. Mentre negli anni ’70 lo scopo principale di un writer era quello di bombardare con la propria firma più muri possibili per riappropriarsi dello spazio urbano e per acquisire una certa notorietà all’interno della subcultura dell’Hip hop, ora il writer cessa di essere solamente un writer e diventa un artista, con dei messaggi universalmente comprensibili e con la speranza di un riconoscimento a livello pubblico.

È per questo motivo che, proprio in questi anni, cominciano a nascere le prime esposizioni il cui tema è proprio l’arte di strada. Questo ha consentito a Banksy di dipingere, negli anni, in luoghi molto sorvegliati e difficili da raggiungere: giunge sul luogo prescelto, sempre molto simbolico e mai a caso, applica la maschera sulla parete, dipinge e scappa, senza che nessuno abbia nemmeno il tempo di accorgersene. Durante un’intervista Banksy affermò: “È questa la chiave dei graffiti: l’ubicazione” . Come dargli torto? Per essere veramente efficace , la street art di Banksy deve essere collocata nel contesto giusto. L’arte di strada deve comunicare con il luogo nel quale viene creata, deve interagire con l’ambiente circostante; solo cosi il pubblico riuscirà a non vederla più come un semplice “disegno” esteticamente bello ma come qualcosa di più. Quando dunque le sue opere vengono rimosse dal loro luogo originale per poi essere vendute ed affisse ad una parete di qualche ricco salotto, perdono tutto il loro valore, perdono la loro anima. È cosi che con il tempo l’artista di Bristol decise di non firmare più le proprie opere; cosi facendo avrebbe, in primis, evitato un possibile arresto e soprattutto avrebbe evitato che le sue opere, rivolte a tutti, libere e gratuite venissero rimosse da qualche “businessman”: in assenza della sua firma infatti sarebbe stato difficile autenticare le opere; l’unico modo per farlo era, ed è tutt’ora, quello di rivolgersi all’agenzia Pest Control letteralmente “servizio di disinfestazione” che certifica le stampe e i dipinti autentici di Banksy. L’unico problema è che non vengono autentificati i pezzi di strada perché “i proprietari delle case tendono ad incazzarsi parecchio quando gli sparisce una porta perché c’era dipinto uno stencil”. Ogni pezzo di Banksy ha una fattore molto forte di critica verso un problema della società. Ogni sua opera apre un dibattito che potrebbe durare ore, questiona su argomenti fondamentali per il nostro tempo, mette in discussione ogni cosa. In base alle interviste effettuate risulta molto spesso che Banksy venga visto come una vox populi, come un Robin Hood contemporaneo. Non si sa chi sia; un uomo che ha mandato avanti la forza del suo messaggio a discapito della fama della sua persona. Un uomo che la gente apprezza per la sua presunta sincerità. Dico presunta perché nessuno sa in realtà quali siano i suoi scopi, cosa lo spinga a perseguirli e chi ci sia dietro alla maschera. C’è chi pensa che sia solamente un prodotto commerciale, che non sia più solo una persona ma che sia un’azienda. C’è chi dice che sia ricchissimo e che quindi non sia più coerente con quello che predica. Dicono che tutto ciò che ha fatto l’abbia fatto solo per la fama. Tutto ciò è possibile, anzi probabile; nessuno mette in dubbio che ormai non sia più solo uno: sarebbe impossibile aver creato questo impero da solo. Ma anche i cartoni animati e i supereroi sono finti; dietro si nasconde sempre qualche ricca e avida casa di produzione e nonostante questo continuano a farci sognare. Quindi perché dovremmo smettere di farlo? Dipingere Graffiti è il modo più onesto in cui puoi essere un artista. Non servono soldi per farlo, non è necessaria una formazione per comprenderli e non c'è alcuna tassa di ammissione. Due artisti le cui più celebri opere mai realizzate sono loro stessi: “Nel futuro ognuno sarà famoso per 15 minuti” diceva Warhol e Banksy risponde: “Ognuno nella vita avrà 15 minuti di anonimato”. Figure geniali, capaci di creare un cocktail potente di celebrità, satira e voyerismo e che hanno saputo trasformare la loro arte in un evento straordinario. Si affronteranno, inoltre, i grandi temi comuni a entrambi gli artisti: la musica e il cinema, che costituiranno un faccia a faccia unico. Infine il percorso della mostra si conclude con che nei primi anni Ottanta con JonOne, uno dei primi e principali esponenti della graffiti art, che ha il grande merito di aver portato i graffiti da Harlem (NY) a Parigi e dalla strada alla tela. Passando per JonOne si arriva dunque alla scena europea, dove Blek le Rat e poco dopo Jef Aérosol hanno cambiato il volto delle città francesi con i loro innovativi
stencil. Considerato padre della Stencil Art, Blek le Rat con il suo famoso "ratto", simbolo della ribellione e della pervasività dell'arte urbana, ha influenzato generazioni di artisti fra cui Banksy. Il celebre artista britannico con le sue opere provocatorie e socialmente consapevoli, ha portato la stencil art dall'Europa all'attenzione globale. Le sue creazioni sono diventate iconiche, definendo la Street Art come una potente forma di espressione politica e sociale. Se si parla di arte e attivismo è impossibile non menzionare Shepard Fairey, aka Obey, le sue opere - fra cui il suo celebre ritratto di Barack Obama “Hope” e le sue campagne a favore dei diritti e della salvaguardia dell'ambiente hanno un forte impatto sulla cultura popolare e sulla politica. Il percorso espositivo continua con la “European Wave” portando all’attenzione del pubblico artisti contemporanei come D*Face, Invader, Alexandre Farto aka Vhils e The London Police. Questi artisti hanno portato la Street Art a nuove vette con stili distintivi e tecniche innovative. Ad essi si aggiungono poi i PichiAvo che combinano l’estetica classica con il linguaggio delle tag per dare vita a opere che fondono passato e presente in un dialogo visivo affascinante. Si possono inoltre ammirare pezzi unici e limited edition di Mr Brainwash e Pure Evil, artisti che portano un tocco pop alla Street Art, con opere che richiamano il lavoro di Warhol e aggiungono un commento contemporaneo sulla cultura delle celebrità e sulla società. Infine, la mostra dedica una sezione agli artisti italiani che hanno lasciato il segno sulla scena internazionale. Da Sten Lex con la tecnica dello stencil poster a Microbo e Bo130, Hogre, Orticanoodles e Biancoshock con le sue installazioni provocatorie, l'Italia ha dato un contributo significativo alla crescita e all'evoluzione della Street Art. Il legame con Napoli è la famosa opera la Madonna con la pistola situata in
Piazza dei Girolamini. L’immagine, che raffigura una Madonna con una pistola al posto dell’aureola, provoca una forte reazione e invita alla riflessione sui temi della religione, della violenza e della società contemporanea. Non dimentichiamo chi è Banksy considerato uno tra i maggiori esponenti della Street Art contemporanea, sicuramente il più popolare. L'artista e writer britannico, di età compresa tra i 45 e i 50 anni, è riuscito a mantenere segreta la sua identità. A partire dagli anni Novanta, i suoi graffiti, realizzati con la tecnica dello stencil, sono apparsi in spazi pubblici di tutto il mondo, da Londra a New York, da Berlino a Tokyo, e in molte città italiane, come Venezia, luoghi comunque animati da profonde contraddizioni. Critico nei confronti della cultura pop, della politica e dell’establishment artistico, la geniale ribellione di Banksy è abbracciata da figure influenti come Christina Aguilera, che colleziona le sue opere, e Justin Bieber che si tatua Girl with Balloon. La sua influenza supera i confini convenzionali dell’arte. Ha contribuito a consolidare il potere della Street Art all’interno del mercato internazionale dell’arte, e nonostante sia contrario alla commercializzazione dei suoi lavori, questi raggiungono prezzi stratosferici alle aste, guadagnandogli un posto nella lista delle 100 persone tra le più influenti del 2010 secondo Time Magazine, accanto a icone culturali come Barack Obama, Steve Jobs e Lady Gaga. Nel 2018, l'asta di Girl with Balloon è diventata sensazionale quando l’opera si è autodistrutta subito dopo essere stata venduta per 1,2 milioni di euro. Nel 2019, DevolvedParliament è stato venduto per 11,1 milioni di euro da Sotheby's. Banksy ha anche utilizzato la sua arte per scopi filantropici, donando i proventi della vendita di Mediterranean Sea View, 2017, a un ospedale palestinese. La sua reinterpretazione dell'opera di Monet, Show Me the Monet, è stata venduta per 8,4 milioni di euro nel 2020. Nel marzo 2021, Game Changer, dedicato all'NHS, ha raggiunto quasi 20 milioni di euro, con proventi a favore del servizio sanitario britannico. Nell'ottobre del 2021, Love is in the Bin, la Girl with Balloon stracciata, ha stabilito un nuovo record con 21,6 milioni di euro. L'acquirente di questa opera d'arte da record rimane sconosciuto. Importanti istituzioni museali come il British Museum, la Tate Modern e il Louvre hanno esposto i suoi lavori. E alla domanda se la Street Art potesse essere esposta in musei o gallerie, Bansky ha risposto autorizzando nel 2023, per la prima volta dopo 14 anni, una sua esposizione alla Gallery of Modern Art di Glasgow.
Tra gli ultimi murales da lui rivendicati, c’è quello apparso a marzo 2024 a Finsbury Park, nell’area nord della capitale inglese, dove una ragazza brandisce un tubo che spruzza vernice verde a ricreare illusoriamente, la chioma di un albero spoglio che gli sta di fronte, un chiaro messaggio ambientalista.
l'Arena Flegrea indoor- Mostra d'Oltremare- Napoli
The World of Banksy – The Immersive Experience
dall’11 Ottobre 2024 al 4 Maggio 2025
dal Mercoledì alla Domenica dalle ore 10.00 alle ore 19.00
Lunedì e Martedì Chiuso
Foto Allestimento Mostra The Word of Banksy Napoli
Foto Allestimento Mostra The Word of Banksy Napoli
Foto Allestimento Mostra The Word of Banksy Napoli
Foto Allestimento Mostra The Word of Banksy Napoli
Foto Allestimento Mostra The Word of Banksy Napoli