De Maria_1968Si è spento lo scorso 25 luglio a Los Angeles Walter De Maria (nato ad Albany, California, nel 1935), artista tra i maggiori del secondo Novecento. Soprattutto retrospettivamente, formule elogiative del genere si spendono spesso con disinvolta generosità nei confronti dei trapassati: per una volta, tuttavia, il giudizio – peraltro largamente condiviso – non sembra esagerare i meriti di un ingegno fuori del comune.

A partire dagli anni sessanta del secolo scorso, la traiettoria intellettuale di De Maria ha attraversato e qualificato almeno tre fenomeni artistici di primo piano – Minimalismo, Arte Concettuale e Land art – esplorando, in quei contesti, soprattutto le capacità espressive e semantiche dell’installazione in alcune sue varianti.

Nel corso della sua carriera, l’artista ha prodotto un certo numero di lavori in grado di forzare i limiti categoriali di alcuni concetti chiave della storia dell’arte. Le opere più note in effetti, concepite nell’ambito della Land art, hanno imposto la riconfigurazione di una parte del set di parametri e nozioni con cui si era soliti esaminare e valutare le “arti dello spazio”. Si considerino, ad esempio, due dei suoi capolavori: il Vertical Earth Kilometer e il Lightning Field, entrambi presentati al pubblico nel 1977. Nel primo caso, De Maria ha fatto penetrare nel terreno di Kassel in Germania per un chilometro un’asta formata da barre di ottone lunghe un metro, lasciando pertanto invisibile la parte maggiore dell’“oggetto”. Nel secondo, invece, l’artista ha disposto 400 pali di acciaio in una griglia rigorosamente ordinata all’interno di un’area desertica del Nuovo Messico: durante i temporali, la foresta di guglie attira i fulmini, creando uno spettacolo luminoso di eccezionale suggestione. Entrambe le opere racchiudono una grande quantità di implicazioni, qui solo accennabili.

Walter De Maria_The Vertical Earth Kilometer_1977_Kassel_Germany_© Dia Art Foundation_Photo Nic TenwiggenhornIl “Chilometro verticale”, ad esempio, dà corpo anzitutto all’idea tradizionale che l’essenza e il significato delle opere d’arte siano nascosti alla vista. Ciò che è percepibile non è che un lembo minimo, la cui funzione consiste nel rinviare alla “vera natura” della cosa. La parte accessibile sta per il tutto che è solo immaginabile.
L’opera, dunque, costituisce una sorta di esemplificazione del meccanismo cognitivo che moltissimi oggetti artistici tendono ad innescare. Il visibile, insomma, è un’esca per l’immaginazione e ci vuole un certo sforzo del pensiero per raggiungere il nocciolo che l’arte racchiude. Il Vertical Earth Kilometer, pertanto, è un congegno che con elegante semplicità invita a riflettere sulla relazione fondamentale tra sensibile e intelligibile che caratterizza l’arte in (quasi) ogni sua forma.


De Maria_The Lightning FieldIl Lightning Field, invece, riesce ad imbrigliare e orchestrare le forze naturali per farne componenti costitutive di un’opera d’arte. Il “campo” di De Maria segna uno stacco straordinario rispetto alla tradizione legata alla rappresentazione della natura in modo più o meno mimetico: esso è la natura che diviene arte. E, si noti, non attraverso una semplice procedura istituzionale: l’autore, infatti, non si limita a “battezzare” il fenomeno atmosferico come arte entro un contesto culturale disposto a riconoscere il “rito”, ma realizza un meccanismo che interagisce con il fenomeno stesso, piegandolo, per quanto possibile, alle proprie esigenze.
Il lavoro di De Maria, quindi, è insieme una grandiosa installazione che mette in scena, per così dire, la bellezza sublime del cielo e della terra, nonché un dispositivo in grado di tematizzare il motivo che per millenni ha contraddistinto la teoria e la pratica dell’arte, vale a dire il suo rapporto con la natura.

Opere come quelle menzionate – concepite nel pieno del fervore creativo che ha contraddistinto l’epoca d’oro del concettuale – hanno contribuito al ripensamento delle nozioni di medium, di luogo espositivo, di scala dimensionale e di fruizione. Quanto al medium, De Maria ha concorso in maniera significativa all’inclusione della Terra e dei suoi elementi nel novero degli strumenti espressivi, svolgendo una parte rilevante nella svolta prodotta dagli Earthworks che invasero il mondo dell’arte sul finire degli anni sessanta. I suoi progetti, inoltre, sviluppano appieno l’idea del site specific, prospettando interventi che si nutrono delle qualità degli spazi su cui operano e con cui interagiscono. Né il museo né la galleria, pertanto, rappresentano le vetrine possibili o necessarie dei lavori “terreni”, che hanno compiuto un vero salto di scala, sottraendosi alle proporzioni canoniche delle architetture espositive. I tempi e i modi della fruizione, infine, risentono inevitabilmente delle qualità descritte, che impongono pratiche nuove di partecipazione.

De Maria_The Lightning field_1977_New Mexico_Photo John Cliett_Copyright Dia Art FoundationLa fantasia creativa di De Maria, del resto, ha posto in questione l’idea stessa di opera d’arte, proponendo al dibattito teorico una serie di casi di scuola di alto livello. Si pensi ancora, per un attimo, al Lightning Field: in cosa consiste l’opera esattamente? Di sicuro, non soltanto nella selva di pali, per quanto piantata secondo un piano geometrico. Se così fosse, si trascurerebbe ad evidenza l’essenziale aspetto “luministico” della trovata di De Maria. Si deve allora considerare il meccanismo compiuto nell’attimo in cui la saetta disegna nell’aria i suoi arabeschi spigolosi? Anche in questo caso, la risposta è negativa. L’artista ha infatti stabilito che lo “spettatore” si fermi sul posto per un tempo prolungato. E, d’altra parte, c’è sempre il rischio che nessun fulmine cada durante il periodo della fruizione programmata.
Come si vede, i vincoli tradizionali del concetto di opera vengono sollecitati in ogni direzione. A differenza di molti altri casi, anche celebri, di pressione sugli standard ontologici, tuttavia, le sollecitazioni di De Maria non puntano affatto soltanto sulla provocazione o sull’ideologia del nuovo, ma derivano da meccanismi altamente ingegnosi, che offrono una ricompensa cognitivamente ricca a chi si sforzi di comprenderne il funzionamento. Sono ottimo cibo per i sensi e per la mente, dunque, ed è un peccato che l’artista non possa più imbandire la nostra tavola con le sue invenzioni.
   Francesco Sorce, 7/8/2013

 

Didascalie immagini
Walter De Maria, Ritratto, 1968
Walter De Maria, The Vertical Earth Kilometer, 1977, Kassel, Germania, ©Dia Art Foundation, foto Nic Tenwiggenhorn

Walter De Maria, The Lightning Field, 1977, Catron County, New Mexico
Walter De Maria, The Lightning Field, 1977, Catron County, New Mexico, ©Dia Art Foundation, foto John Cliett