È il risultato della ricerca affettuosa e pluridecennale condotta da
Carlo Gazzola attorno all’opera dell’artista piacentino
Osvaldo Barbieri, in arte
BOT, ed è la prima mostra realizzata esclusivamente con parte della sua corposa collezione.
Gazzola non si è solo accontentato di collezionare le opere di
BOT, ma è andato alla ricerca di tutte le testimonianze dell’attività incontenibile e inesauribile di questo prolifico artista, protagonista e grande divulgatore del
secondo Futurismo a cui aderì con disegni, chine, sfumografie, sferopitture, manifesti, poesie e affiches pubblicitarie.
Tutte testimonianze pazientemente rintracciate e raccolte da
Gazzola, accanto ad appunti autografi di
Filippo Tommaso Marinetti, che
BOT conobbe di persona e frequentò.
Oggi
Gazzola, che ha prodotto due importanti monografie sull’artista, è indubbiamente il più grande esperto vivente dell’arte di
BOT e il suo enorme lavoro ha ravvivato l’interesse verso questo artista che, grazie a lui, è riuscito a varcare i confini nazionali.

Nel pensiero di alcuni eminenti storici dell’arte il
Futurismo è stato, dopo l’Illuminismo, il più importante movimento nella storia dell’arte italiana. Aderendovi, l’intrepido
BOT ha dimostrato un’apertura mentale e una modernità di pensiero non comuni per un uomo nato e vissuto in una piccola realtà provinciale.
BOT fu un artista completo: amò l’arte e la visse in ogni istante, trasformando la realtà quotidiana della propria esistenza in un momento artistico.
Carlo Gazzola non poteva rimanere indifferente alla forza eclettica di questo artista e alla verità della sua ispirazione. E noi, con questa mostra, vorremmo rendere omaggio a entrambi: e fare un gentile inchino alla tenacia e alla forza indistruttibile di
BOT.