Avanguardia russa_Palazzo Strozzi_2013_LocandinaCentotrenta opere, tra dipinti, acquarelli e disegni, sculture, oggetti di interesse etno-antropologico e incisioni popolari sono in mostra nelle stanze di Palazzo Strozzi per l’esposizione “L’Avanguardia russa, la Siberia e l’Oriente”. Un progetto pioneristico che per la prima volta intende indagare l’arte russa del primo Novecento non in relazione ai movimenti di rinnovamento artistico di matrice francese o italiana (Cubismo, Fauvismo e Futurismo innanzitutto), con i quali i rapporti intensi e innegabili sono stati da tempo riconosciuti dalla critica, ma spiegandone invece le tangenze sia con la varietà culturale presente sul territorio russo, sia con l’Oriente, in particolare quello cinese e giapponese.

“Sono passata attraverso tutto ciò che poteva dare l’Occidente fino al presente, e anche attraverso tutto quello che, partendo dall’Occidente, la mia patria ha creato. Ora scuoto la polvere dai miei piedi e me ne allontano. La mia strada va verso la fonte originaria di tutte le arti, verso l’Oriente. L’arte del mio paese è incomparabilmente più profonda di tutto ciò che conosce l’Occidente”. Potrebbe essere esemplificata con questa frase significativa di Natal’ja Goncarova, una delle personalità di spicco dell’avanguardia russa, la premessa metodologica che ha guidato i curatori dell’esposizione John E. Bowlt (University of Southern California), Nicoletta Misler (Università di Napoli l’Orientale) e Evgenia Petrova (Deputy Director for Academic Research, State Russian Museum).

Malevic_Cerchio Nero_1915_San Pietroburgo_Museo Statale RussoIl progetto scientifico mira difatti a comprendere e spiegare il ruolo giocato dai molteplici modelli culturali non occidentali nella formazione del linguaggio artistico russo delle avanguardie (e non solo). In 11 interessanti sezioni dedicate al Simbolismo, al Cubofuturismo, al Suprematismo e al Costruttivismo, con le opere dei suoi principali artefici, tra i quali andranno almeno ricordati Natal’ja Goncarova, Michail Larionov, Wassily Kandinsky e Kazimir Malevic, la mostra vuole fare il punto sulle contaminazioni che contribuirono, al principio del ventesimo secolo, a creare un linguaggio artistico propriamente russo, ricercato consapevolmente e programmaticamente dagli artisti al fine di porre l’accento sull’indipendenza del Paese rispetto all’Europa.

L’esposizione, in questo senso, non è dunque incentrata sulla diffusione dell’Orientalismo, che fu pure molto forte in Russia e al quale è stata dedicata un importante rassegna nel 2010 al Groninger Museum, ma sull’analisi di quegli elementi provenienti dalla cultura orientale che gli artisti recuperarono, poiché considerati parte di un bagaglio comune, per creare un’arte russa nella quale la nazione potesse identificarsi. Il rapporto con l’alterità diventa dunque fondamentale per ragionare sulla propria identità. Alterità che gli artisti indagarono alacremente non solo al di fuori dei propri confini, ma ancora più intensamente al proprio interno, tentando di valorizzare quelle tradizioni, talvolta arcaiche, che erano tuttavia considerate specificatamente russe e che nel vasto Impero zarista si declinavano in forme dalle molteplici prospettive culturali e religiose.

Maskov Ilja_Ritratto di signora in poltrona_1913_Ekaterinburg_Museo di Belle ArtiL’opposizione tra fuoco e ghiaccio è una delle immagini che nella mostra è stata scelta per evocare la smisurata estensione del territorio russo che, distendendosi a cavallo tra Europa e Asia, raccoglie in sé il gelo della Siberia e i deserti mongolici, attraversando la tundra dei muschi e della neve come le foreste floride delle zone settentrionali dell’Impero. Un impero sterminato, dunque, evocato secondo i curatori da opere come Cerchio nero di Malevic, Vuoto della Goncarova e Macchia nera di Kandinsky, poste in apertura della mostra. Sin da subito, peraltro, a suggerire le diverse direttrici seguite dal percorso espositivo e a dialogare con i “moderni” è collocato al centro della prima sala un esempio di Kamennye Baby.

Il Kamennye Baby è una tipologia di megalite primitivo molto diffuso sul territorio russo, erroneamente identificato come una divinità femminile della fertilità e che invece era posto a guardia delle tombe a tumolo. Un simbolo di un rito arcaico e secolare, del quale gli artisti subirono il fascino ancestrale, e sul quale tornarono a riflettere alla ricerca di un linguaggio artistico che fosse insieme sintetico e geometrico, nonché significativamente volto al recupero delle proprie origini. Presentano tracce di tale riflessione due interessanti dipinti della Goncarova provenienti dalla Galleria Statale Tret’jakov: Statue di sale e Natura morta.

Sempre nella prima sala, ancora ad indicare gli aspetti delineati, è la sezione dedicata al viaggio compiuto dal futuro Zar Nicola, tra il 1890 e il 1891, non solo ad esplorazione del proprio regno ma pure dell’alterità non russa: Grecia, Egitto, India, Cina Giappone, Cambogia e Siam, solo per citare alcune delle tappe. In questa sezione si possono ammirare due dei circa settecento bellissimi disegni realizzati da Nicolaj Karazin per documentare questo specialissimo tour di Nicola, realizzati dall’artista grazie alle foto e ai doni ricevuti dal principe nel corso del viaggio e poste a corredo della cronaca redatta da Uchtomskij.

Partendo dalla fine dell’Ottocento l’itinerario ripercorre l’evoluzione dell’arte russa, seguendo due filoni che a più riprese si intersecarono tra loro e ricostruendo così, da una parte, i suoi contatti con la varietà culturale presente sul proprio territorio, varietà che comprende le tendenze più arcaiche e spiritualistiche come lo Sciamanesimo; dall’altra i legami con la Cina e il Giappone, la cui cultura visiva, diffusasi in Russia attraverso per esempio le xilografie colorate, influenzò non poco gli artisti dell’avanguardia.

“L’Avanguardia Russa, la Siberia e l’Oriente” è un’esposizione coraggiosa e inconsueta per il contesto italiano, meno abituato di altri a interagire con un materiale artistico multiforme e multiculturale, materiale assai distante dal nostro immaginario visivo. Palazzo Strozzi scommette dunque su qualcosa di nuovo e lo fa con un’esposizione dall’approccio sfaccettato, ma del tutto omogeneo e coerente. Essendo la comunicabilità dei contenuti, del resto, uno dei tratti distintivi dell’istituzione, non stupisce che l’apparato didattico, in alcuni momenti forse persino troppo invasivo, accompagni passo dopo passo il visitatore in un percorso dal quale non potrà che essere arricchito.
   Antonio Geremicca, 10/11/2013

 

Goncarova Natalija_Statue di sale_1910ca_Mosca_Galleria TretjakovL’Avanguardia russa, la Siberia e l’Oriente. Kandinsky, Malevic, Filonov, Goncarova

27 settembre 2013 - 19 gennaio 2014
Firenze, Palazzo Strozzi
Catalogo Skira 

Orari: tutti i giorni (inclusi i festivi) 9.00-20.00; giovedì 9.00-23.00
Accesso in mostra consentito fino a un’ora prima dell'orario di chiusura
Ingresso alla mostra: intero € 10,00; ridotto € 8,50; 8,00; 7,50;
gruppi scuole e studenti € 4,00.


Didascalie immagini
1. Locandina della mostra
2. Kazimir Malevic (pressi di Kiev 1879-Leningrado 1935), Cerchio nero, 1915, olio su tela, cm 105,5 x 106, San Pietroburgo, Museo Statale Russo.
3. Il’ja Maškov (Michailovskaja sul Don 1881-Mosca 1944), Ritratto di signora in poltrona, 1913, olio su tela, cm 177 x 115, Ekaterinburg, Museo di Belle Arti di Ekaterinburg.
4. Natalì’ja Goncarova (Nagaevo 1881-Parigi 1962), Statue di sale, 1910 circa, olio su tela, cm 80,5 x 95,5,  Mosca, Galleria Statale Tret’jakov.