Allo studio Simi di Stazzema, fino al 28 agosto la mostra “Omaggio all’artista Ugo Guidi”,
un importante evento per conoscere la vasta produzione artistica del noto scultore fortemarmino.
E’ stata inaugurata sabato 23 luglio presso lo Studio Simi a Scala di Stazzema una rassegna di opere del maestro Ugo Guidi di Forte dei Marmi, noto scultore attivo nel Novecento, che insegnò presso l’Accademia di Carrara, intessendo rapporti intellettuali e di amicizia con importanti artisti come Ottone Rosai e Ardengo Soffici.
In occasione della mostra abbiamo intervistato il figlio dell’artista, Vittorio Guidi, che oggi dirige la Casa Museo Ugo Guidi di Forte dei Marmi e Maurizio Bertellotti, proprietario nonché curatore dello Studio Simi.
Parliamo di questo evento. Da dove nasce l’idea di ospitare le opere di Ugo Guidi in questa location? E’ indubbiamente un modo per mettere a confronto l’operato di Guidi con Filadelfo Simi e la scuola da questi istituita e in seguito portata avanti dalla figlia Nera Simi?
V.G Nel marzo scorso ospitammo nel MUG a Forte dei Marmi una selezione di opere che i mecenati Bertellotti e Gherardi avevano recuperato e valorizzato nella casa-museo da loro amorevolmente restaurata e riportata a nuova vita. Già allora pensammo a una prosecuzione dell’incontro tra questi due capiscuola, progettando un’ospitalità nello Studio Simi a Stazzema.
M.B. L’evento di questa estate, a Stazzema, è complementare all’evento della primavera scorsa, quando opere di Filadelfo e Nera vennero esposte nel Museo Ugo Guidi a Forte dei Marmi. La reciproca “ospitalità” messa in atto dalle due Case Museo, chiamiamole così, ratifica un legame che ha alla base la volontà di valorizzare la cultura e i personaggi legati al territorio. L’idea nacque in occasione della visita di Vittorio allo Studio Simi , nell’estate 2015.
Seppur si tratti di artisti molto diversi fra loro, esiste un punto d’incontro, qualche elemento che possa accomunare queste due scuole?
V.G. Il punto d’incontro è stato trovato nell’elaborazione poetica di soggetti analoghi, volti di personaggi del luogo colti nel loro vissuto quotidiano, che i
due Maestri, con tecniche diverse e ad oltre un cinquantennio di distanza, hanno saputo cogliere, interpretare e restituirci nella freschezza visiva delle loro opere.
M. B. Seppur lontane storicamente e stilisticamente, con i dovuti distinguo, troviamo analogie nel fatto che tanto Ugo Guidi, quanto Filadelfo e Nera sono stati dei capiscuola per l’arte del Novecento. Ai Simi si può attribuire la paternità del germe di quella corrente artistica oggi riconosciuta come “Cenacolo Stazzemese”, che annovera Artisti del calibro di Leone Tommasi, Mario Parri, Pietro Annigoni.
Ugo Guidi fu un grande artista, attivo tra la prima e la seconda metà del Novecento; “un uomo taciturno, affidabile e timido, - come lo ha definito il poeta Raffaele Carrieri , i cui occhi emanavano una luce concentrata, molto intensa”.
Vittorio, che ricordo ha di suo padre-artista e come lo descriverebbe a chi non ha avuto il piacere di conoscerlo personalmente?
V.G. Un uomo di grande sensibilità, con una continua osservazione della natura, dalla quale assumeva gli aspetti più lirici e poetici che riusciva a riproporre nelle sue molteplici opere, dal disegno, alla pittura e scultura, in un rapporto intimo e solitario, seppur basato su una solida formazione
accademica. La creazione quotidiana delle sue opere si è sviluppata ed evoluta in un percorso di oltre un quarantennio di attività artistica. La sua mano eseguiva quello che la vista vedeva e la mente rielaborava. Dal punto di vista umano era una persona abbastanza riservata ma superata una iniziale diffidenza era pronto ad aprirsi a durature amicizie. Amante della vita, gioiva del poco quotidiano e della sua famiglia, anche se è presente in lui la coscienza di una natura madre ma anche matrigna.
Quali criteri vi hanno guidato nella selezione delle sculture da esporre e quali peculiarità del variegato stile di Guidi si vogliono esaltare attraverso di esse? Vi sono in questa esposizione delle opere inedite?
V.G. E’ mia abitudine lasciare al curatore della mostra o dell’evento artistico piena libertà nella scelta delle opere, anche se poi, mi inserisco con suggerimenti e valutiamo e condividiamo proposte di scelta. Lascio spazio a Maurizio Bertellotti perché sia più ampia e articolata la sua risposta.
M.B. Le opere inedite sarebbero tra quelle dei Simi, ovvero sono presentati degli studi preparatori per opere importanti di Filadelfo, provenienti dall’Archivio dei disegni , mai esposti ad oggi. Un olio di recente acquisizione, poi, rappresenta una curiosità per gli estimatori di Filadelfo. Si ritiene che il soggetto sia identificabile nel bambino,( un po’ cresciuto), raffigurato nella “Preghiera della sera” e ne “Le carezze del nonno” del Bertellotti Ugo, primissimo allievo del Simi. Il dipinto è databile attorno al 1898 /1900.
Il Museo Ugo Guidi così come Lo studio Simi rappresentano oggi due importanti luoghi-incontro per l’arte in Toscana, nei quali riscoprire le opere di questi illustri maestri e attivare allo stesso tempo un dialogo culturale e artistico tra arte del presente e del passato. Sebbene la rilevanza artistica di Ugo Guidi così come di Filadelfo e Nera Simi sia ormai riconosciuta largamente, cosa si può fare, a vostro avviso, per promuovere e meglio valorizzare la loro arte? Avete qualche particolare progetto in mente?
V.G. L’esperienza decennale del MUG l’ho messa a completa disposizione per la valorizzazione e il riconoscimento dello Studio Simi come
casa-museo. 120 mostre realizzate, 20 volumi delle “Edizioni Museo Ugo Guidi”, la richiesta nel 2015 di 95 patrocini in Italia e nel mondo, tutto questo è solo la partenza per andare “oltre”. Senza il MUG oggi l’arte di mio padre sarebbe ristretta ad un ambito puramente locale. Attraverso manifestazioni come “Il Maestro presenta l’Allievo”- “Premio Ugo Guidi” che coinvolge le 20 Accademie di Belle Arti Italiane, “Arte dal Carcere: verso il futuro” progetto di coinvolgimento artistico per i detenuti dei 160 Istituti di Reclusione italiani, la visibilità e l’importanza del Museo Ugo Guidi si è estesa in tutta Italia e buona parte del mondo. Sogno nel cassetto? Prima di chiamarsi via Civitali, la strada della casa-museo, era da tutti chiamata via Moma, ebbene vorrei che l’opera di mio padre andasse al MoMa di New York. Ho già pensato anche il titolo “ Ugo Guidi da via Moma al MoMa”. Si vive anche sognando. Chi ha avuto la bontà di leggermi può trovare approfondimenti su www.ugoguidi.it
M.B. Ovviamente lo Studio Simi, inteso come luogo di incontro per l’arte Toscana, nasce adesso, e tanta strada deve fare per potersi porre sullo stesso piano del Museo Ugo Guidi. Nemmeno ci piace l’idea di mettersene al rimorchio, beneficiando di credibilità e autorevolezza di riflesso. Detto questo, ritengo che l’esperienza, anzi, le esperienze, di questo 2016 siano positive per entrambe le organizzazioni e penso non potranno mancare, in futuro occasioni di cooperazione. Lo Studio Simi nasce anche come tentativo di conservazione della memoria , tanto dei Simi, quanto di un periodo particolarmente luminoso per l’Alta Versilia , che fu crocevia di Artisti alla ricerca di un Eden funzionale alle loro ispirazioni. Lo Studio, al di là del suo recupero e restauro strutturale, ha l’ambizione di tornare ad essere, insieme ai luoghi e ai paesaggi ancora incontaminati una meta privilegiata per Artisti e amanti dell’Arte .
Un appuntamento, dunque, da non perdere, un'occasione speciale per conoscere le opere di un artista come Ugo Guidi, estremamente versatile, che ha saputo creare un linguaggio moderno e classico allo stesso tempo, rappresentando oggi una figura di estremo rilievo nell’ambito della scultura italiana del Novecento.