Fa sensazione, per una molteplicità di motivi, la prossima messa in vendita di alcuni dei pezzi forti della celeberrima collezione di dipinti antichi di Barbara Piasecka-Johnson (mancata nel 2013 a 76 anni), moglie di J. Seward Johnson, figlio di uno dei co-fondatori della multinazionale farmaceutica Johnson and Johnson. Con un’operazione di mercato sorprendente e a suo modo eccezionale sotto il profilo strategico, le opere più note e rilevanti non ancora alienate della raccolta (altri capolavori che ne facevano parte, fra i quali opere di Mantegna, Rembrandt e Ribera, erano già finiti sul mercato negli anni scorsi con exploit clamorosi) saranno in asta a Londra i prossimi 8 e 9 luglio, suddivise fra Christie’s e Sotheby’s. E' importante sottolineare, peraltro, che i frutti della vendita sono destinati alla Barbara Piasecka Johnson Foundation, istituzione umanitaria che ha come sua prima missione il supporto ai bambini affetti da autismo.
La prima delle due vendite in ordine cronologico, quella di Christie, ha il suo clou, inevitabilmente, nella Santa Prassede attribuita a Johannes Vermeer di Delft secondo l’opinione prevalente, seppur non unanime, degli studiosi ed un’ormai ampia tradizione critica (stima 6-8 millioni di sterline / 7,5-10 milioni di Euro; fig. 1). Si tratta di un dipinto che riemerse dall’oblio in America nel 1943, ma che si è cominciato a riferire con convinzione al grande maestro solo negli anni ’80, e che fu acquistato da Barbara Piasecka-Johnson nel 1987.
Nel corpus generalmente ammesso di Vermeer, assai ristretto e ben poco soggetto a dilatazioni ulteriori, si tratta della più antica opera datata (“1655”) e di una delle pochissime (due in tutto) a trovarsi ancora in collezioni private. Presenta sorprendentemente una doppia firma (almeno una delle quali si può presumere di dubbia autografia) e proprio questo elemento ha indirizzato le ricerche sul nome del sommo artista di Delft, nonostante i dati di stile non apparissero di flagrante congruenza con linguaggio pittorico delle sue opere certe, invero tutte più tarde.
La Santa Prassede - che, giusta la data del 1655, sarebbe stata eseguita quando il pittore aveva 22 o 23 anni - assieme al Cristo in casa di Marta e Maria (National Galleries of Scotland, Edinburgh), Diana e le compagne (The Mauritshuis, The Hague) e La mezzana (Dresda, Gemäldegalerie) è andata così a costituire un minimo catalogo di opere giovanili, collocate per l’appunto intorno alla metà del sesto decennio del Seicento.
Con la parziale eccezione del dipinto di Dresda, queste tele sarebbero la testimonianza di un Vermeer che nel suo periodo di formazione e di approdo a un linguaggio personale (e inconfondibile) guarda decisamente con più attenzione a coevi modelli italiani che non olandesi: in modo particolare proprio nella Santa Prassede, che addirittura costituisce una copia pressochè letterale di un dipinto del pittore fiorentino Felice Ficherelli detto "il Riposo" (ca. 1605 - ca.1660), come il “grande pubblico” ha potuto verificare di persona alla recente mostra delle Scuderie del Quirinale di Roma, Vermeer. Il secolo d’oro dell’arte olandese, dove le due opere erano esposte una affianco all’altra.
Sul dipinto è stata da poco effettuata una vasta campagna di analisi tecnico-diagnostiche che ha appurato la congruenza dei pigmenti con la pittura olandese dell’epoca e con le altre succitate opere giovanili riferite a Vermeer.
Luca Bortolotti, 14/06/2014
THE BARBARA PIASECKA JOHNSON COLLECTION
PROCEEDS TO BENEFIT THE BARBARA PIASECKA JOHNSON FOUNDATION
Christie’s Old Master & British Paintings Evening Sale, London, 8 July
Didascalia imagine:
JOHANNES VERMEER (DELFT 1632-1675)
Saint Praxedis
signed and dated ‘Meer 1655’ (lower left)
oil on canvas, 40 x 32½ in. (101.6 x 82 cm.)
Estimate: £6,000,000 – 8,000,000