Gonzalo Orquìn davanti alle foto di 'Si, Quiero!' (fig_ 1)Chi non ha mai percorso via di Monserrato a Roma, credo non conosca davvero il cuore della città. L’ex via Arenula, presidio dell’antica famiglia patrizia dei Savelli, che papi e cardinali ha dato a Santa Romana Chiesa, è ancora capace di trafiggere i cuori. Essa s’ingenera dolcemente dopo via dei Banchi vecchi, affacciando sul vicolo della Moretta, e insieme a via del Pellegrino costituisce il Trivio perfetto del rione Regola. L’attraversi e ti pare che i palazzi signorili che la costeggiano, e le chiese e i tanti negozi, ti si stringano addosso in un abbraccio silenzioso prima di consegnarti pieno di grazia allo slargo assolato di Piazza Santa Caterina della Rota.

Non è molto che su questa via dalla quotidianità a tratti soave alloggia, al civico 40, una nuova galleria d’arte. Si tratta de L’Opera di Andrea Iezzi, la cui inaugurazione il 25 settembre scorso ha coinciso con quella della sua prima mostra collettiva, dal titolo Trialogo. L’esposizione, concepita come un dialogo a tre voci, vede a confronto, fino al 15 novembre, l’opera di tre artisti: Mauro Maugliani (Tivoli, 1967), Gonzalo Orquín (Siviglia, 1982) e Luis Serrano (Madrid). A loro è stato chiesto dal curatore Edoardo Sassi di misurarsi con tre temi di sicuro potere evocativo: Suore, Matrimoni, Interni.

Orquìn_Si, Quiero! (fig_ 2)Ognuno ha scelto un argomento interpretandolo secondo il proprio sentire – come news-art ha raccontato nella presentazione del 19 settembre 2013 –, destando immediatamente diverse reazioni contrarie. Infatti, alla vigilia dell’apertura, alla Galleria è stata prontamente recapitata dal Vicariato di Roma una diffida formale nel caso in cui avesse esposto l’opera di Gonzalo Orquín Sì, quiero! (fig. 1). Il giovane artista sivigliano aveva scelto il tema dei matrimoni, e aveva voluto svilupparlo realizzando una serie di foto ambientate in alcune delle più note e belle chiese di Roma.

Orquìn_Si Quiero! dopo essere stata oscurata dall'artista_photo di Giorgio Benni (fig. 3)(1)Fin qui tutto bene, se non fosse che, a mostrare il loro reciproco amore attraverso un bacio, ci sono in quegli scatti persone dello stesso sesso (fig. 2). Le immagini sono state presentate in anteprima sul sito de la Repubblica riscuotendo un certo successo di pubblico, ma hanno suscitato, di contro, l’immancabile disappunto della curia della diocesi romana. In attesa degli sviluppi della vicenda – dato il peso massimo dell’avversario – l’artista, in accordo con la Galleria, ha deciso di oscurare le foto con dei pannelli neri (fig. 3). Quei baci che tanto squietano la chiesa cattolica sono ora obliterati, e tuttavia mai come in questo momento riescono a raccontare del diritto contestato all’arte di esprimersi e del diritto negato all’amore, nello specifico quello omosessuale, di essere vissuto nella pienezza della sua scioccante semplicità.

E che il messaggio delle opere di Trialogo fosse rimasto ancora forte e disturbante, lo dimostra il seguito della storia. Il 16 ottobre, giorno del settantesimo anniversario della deportazione nazista degli ebrei di Roma, la Galleria L’Opera subiva un terribile atto vandalico. Cinque giovani, presumibilmente italiani, con i volti semicoperti da cappucci e armati di bombolette spray hanno fatto irruzione nella galleria, forti del fatto che all’interno ci fosse solo una ragazza, e hanno sfregiato irrimediabilmente tre quadri di Maugliani, Orquín e Serrano (fig. 4).

La Galleria l'Opera il 17 ottobre 2013_Foto di Sebastiano Luciano (fig_ 4)L’azione scellerata e altamente lesiva che si è accanita in particolare sul dipinto In God We Trust di Maugliani, in cui una donna ritratta in primo piano indossa un abito talare (fig. 5), ha colpito la galleria e gli artisti non solo moralmente ma anche materialmente, arrecando un danno economico ingente. Nel frattempo, mentre sono in corso le indagini della magistratura per individuare i cinque colpevoli, le tre opere campeggiano ancora tutte al loro posto all’interno della galleria, perché l’accaduto non venga dimenticato come la maggior parte delle cose che ci scorrono accanto, ma rimanga un vero e proprio monumento.

Sulla via di Monserrato, dove la vita scorre solo a tratti soave, al civico 40 c’è insomma, pienamente tangibile, uno dei tanti segni allarmanti della deriva “culturale” cui è giunta progressivamente l’Italia. Ora, nella condizione post-atomica che contraddistingue il nostro Paese, ci si è abituati a metabolizzare davvero di tutto, specie quando si tratti di questioni sovrastrutturali, per usare una categoria desueta. Ciò che resta assolutamente indigesto, però, è l’idea che i protagonisti di questa storia della fine del 2013 siano dei ragazzi, figli di quei “giovani infelici” di cui parlava il Pasolini più stilita delle Lettere luterane.    
   Giulia Bonardi, 24/10/2013

 

 

Maugliani_In God we trust (dopo il danneggiamento) (fig_ 5)Per informazioni e per visitare la mostra Trialogo:
Galleria L’Opera, Via di Monserrato, 40,  00186  Roma
Tel: +39 06 68802469; e-mail: info@gallerialopera.com
Orari: dal martedì al sabato, dalle 15:00 alle 20:00; o su appuntamento

 

Didascalie delle immagini
1. Gonzalo Orquín davanti alle foto di Si, quiero!
2. Gonzalo Orquín, Si, quiero!, foto apparsa sul sito di Repubblica il 23/09/2013 (http://www.repubblica.it/cronaca/2013/09/23/foto/omosex_quei_baci_rubati_in_chiesa_e_il_mio_amore_universale-67105972/1/#1)
3. Gonzalo Orquín, Si quiero! dopo essere stata oscurata dall'artista. Foto di Giorgio Benni
4. La Galleria l'Opera il 17 ottobre 2013, dopo l’atto vandalico. Foto di Sebastiano Luciano
5. Mauro Maugliani, In God we trust (dopo il danneggiamento)