Com’è nata, a Firenze, quella che chiamiamo correntemente arte rinascimentale? Quali sono state le sue premesse figurative? In che modo il contesto culturale ed economico ha influito sulla genesi di uno stile che ha segnato gli sviluppi della produzione artistica dei secoli successivi?
La mostra di Palazzo Strozzi fornisce un contributo ulteriore alla già enorme letteratura sorta intorno alle questioni brevemente delineate. Il fuoco dell’esposizione è orientato, in particolare, sulla funzione centrale della scultura nella fondazione della maniera moderna. L’impianto concettuale su cui si articola la mostra poggia sull’idea, comunemente accettata, che il Rinascimento abbia avuto origine dalla rielaborazione delle forme e dei temi dell’antichità; e poiché nel XV secolo tali forme erano note quasi esclusivamente attraverso modelli marmorei, la scultura divenne il veicolo “naturale” della diffusione dei modi figurativi esemplati sul mondo classico.
La rassegna fiorentina pone in evidenza, in apertura, l’essenziale mediazione tra la classicità e il sistema delle arti quattrocentesche svolta dalle ricerche dei grandi scultori del tardo Medioevo – Nicola Pisano, Arnolfo di Cambio, Tino di Camaino, Giovanni Pisano – i primi a riutilizzare e mettere in circolo sistematicamente elementi desunti dal repertorio morfologico greco-romano.
Seguono nove sezioni, ordinate per temi, che illustrano anzitutto la penetrazione dello stile antico nella cultura figurativa fiorentina attraverso la cospicua presenza di statue che andarono progressivamente popolando il paesaggio urbano della città, a partire dai cantieri celeberrimi del Duomo, del Battistero e di Orsanmichele. È quindi posta in luce l’influenza esercitata dalla scultura sui pittori del primo Quattrocento. Una ristretta selezione di opere di Masaccio, Paolo Uccello, Andrea del Castagno e Filippo Lippi serve a dimostrare quanto profonda e costante fosse per loro l’ispirazione desunta dal lavoro dei colleghi che modellavano il marmo, il bronzo e la terracotta.

La scultura ebbe un ruolo seminale anche per quanto riguarda la sperimentazione della prospettiva. Il punto viene efficacemente illustrato dal sottilissimo “stiacciato” di Donatello (sono presenti in mostra il
San Giorgio e il drago del Bargello e il
Banchetto di Erode del Musée des Beaux-Arts di Lille), che fu senza dubbio tra i riferimenti principali della generazione che scoprì le formidabili potenzialità illusionistiche della costruzione legittima.
Ad una serie di rilievi in marmo, stucco, terracotta policroma e invetriata, destinati alla fruizione privata, è affidato, invece, il compito di documentare la disseminazione del nuovo canone della bellezza in diversi ambienti sociali fiorentini. È ancora Donatello a primeggiare con un piccolo nucleo di Madonne col Bambino, tra le quali spicca la cosiddetta Madonna Pazzi del Bode Museum di Berlino.

La mostra termina con una splendida rassegna di ritratti eseguiti all’incirca alla metà del secolo, che costituiscono la perfetta maturazione delle premesse figurative elaborate dalla precedente generazione di artisti. Capiscuola del periodo sono Mino da Fiesole, Desiderio da Settignano e Agostino di Duccio, le cui opere si impongono per la grande abilità tecnica e per la capacità di assimilare i paradigmi della classicità.
(F. So., 31/03/2013)
Informazioni Tel. +39 055 2645155
Orari mostra Tutti i giorni 9.00-20.00, Giovedì 9.00-23.00
Accesso in mostra consentito fino a un'ora prima dell'orario di chiusura.
Biglietti intero euro 12.50 ridotto euro 8.50, 8.00 gruppi scuole e università euro 4.00